“Il salva-Palermo non basta, bisogna revocare il pre dissesto” - Live Sicilia

“Il salva-Palermo non basta, bisogna revocare il pre dissesto”

Forello: “Se il centrosinistra vuole avere una chance di vincere, archivi Orlando”

PALERMO – “Anche se da Roma arrivassero i quasi 125 milioni di euro di cui si parla sui giornali, non sarebbero sufficienti: Palermo andrebbe comunque in dissesto. La città è allo sbando e il rischio è che questi fondi servano solo a spostare di un anno un default che ad oggi sembra, purtroppo, inevitabile”. Parola di Ugo Forello, consigliere di Oso a Sala delle Lapidi, che a Livesicilia rilancia: “La giunta ha fallito l’obiettivo di presentare il piano di riequilibrio in tempo utile e fra due settimane ci troveremo automaticamente in dissesto: revochiamo l’iter del piano di riequilibrio o il disastro sarà inevitabile”.

Consigliere Forello, lei fa parte di quello che il sindaco ha definito il “partito del dissesto”?
“Nessuno si augura che il comune di Palermo vada in dissesto per il semplice motivo che a pagarne il prezzo sarebbero i cittadini: non esiste alcun partito del dissesto, è il solito, maldestro tentativo di Orlando, di mascherare con la retorica i propri fallimenti. In consiglio comunale ci sono invece persone di buon senso che lavorano per salvare questa città e porre rimedio ai disastri del sindaco e della sua giunta. Se oggi siamo al default, la colpa è principalmente loro; la dichiarazione di dissesto, vorrei ricordarlo a tutti, non è una facoltà per il consiglio ma un obbligo, in presenza di determinate condizioni accertate dalla Ragioneria generale, sancito dalla legge. Se non ci sono le condizioni per chiudere il bilancio e si è in uno stato di squilibrio strutturale il dissesto è una strada obbligata, la politica o la campagna elettorale non c’entrano nulla”.

Il sindaco dice che Palermo non può andare in dissesto perché non ha debiti…
“Se Orlando fosse uno studente direi che sarebbe da bocciare, ma visto che è un docente universitario… vuol dire che mente sapendo di mentire. La legge e la giurisprudenza individuano due forme di dissesto: quello finanziario, quando non puoi onorare il pagamento dei debiti, e quello funzionale, quando non hai i soldi per garantire i servizi essenziali. Palermo, come ha sancito la Ragioneria generale, è nella seconda situazione perché non riesce a incassare le tasse e perché dal 2017 ricorrere alle anticipazioni di tesoreria per una media di 50 milioni l’anno; in pratica, se non ci rivolgessimo al prestito delle banche, non potremmo pagare le partecipate o parte degli stipendi. In questo caso, il piano di riequilibrio non è neanche consentito perché semplicemente non serve a risolvere il problema. Quindi ci troviamo di fronte a un bivio: o troviamo i soldi, e ne servono tanti, o andremo al dissesto senza possibilità di alternativa”.

L’emendamento al Decreto fiscale dovrebbe portare a Palermo 75 milioni per il 2021, si parla anche di altri emendamenti alla legge bilancio per garantire 25 milioni nel 2022 e altrettanti nel 2023. Non la convince il “salva Palermo”?
“Il problema è che non basta e per capirlo è sufficiente fare due conti. La Ragioneria generale ci ha detto che per tornare in equilibrio servono 175 milioni di euro per il 2021 e 60 milioni di euro all’anno dal 2022 in poi. Se anche il Parlamento elargisse a Palermo i 75 milioni di cui si parla per quest’anno, ce ne mancherebbero ancora 100; e se anche arrivassero i 25 milioni sia nel 2022 che nel 2023, ce ne mancherebbero ancora 35 l’anno. E davanti ai numeri, le chiacchiere stanno a zero”.

Quindi, se anche da Roma arrivassero i soldi promessi, comunque ci troveremmo punto e a capo…
“Al di là del fatto che parliamo solo di ipotesi, visto che gli emendamenti non sono stati ancora approvati, il problema rimarrebbe o sarebbe semplicemente rinviato all’anno prossimo. Certo, questo aiuterebbe Orlando a non subire l’onta del dissesto in piena campagna elettorale, ma per la città sarebbe comunque un destino inevitabile; lo squilibrio è strutturale e non si risolverà vendendo le azioni della Gesap o qualche immobile, ammesso che qualcuno lo compri di questi tempi”.

Il Comune si ritrova anche in un paradosso: c’è in corso la predisposizione del piano di riequilibrio per il pre dissesto ma contemporaneamente c’è anche una delibera per il dissesto…
“Più che in un paradosso, ci ritroviamo nel mezzo di una crisi istituzionale senza precedenti. Il sindaco, senza neanche consultare gli uffici, ha voluto iniziare una procedura di pre-dissesto che la Corte costituzionale e la Corte dei Conti non ammettono per i Comuni come il nostro ma, al di là di questo, siamo anche fuori tempo massimo: il piano andava presentato al consiglio entro il 30 ottobre, siamo a metà dicembre e non ve n’è traccia. Se non lo approveremo entro il 27 dicembre, e non ci sono ormai i tempi tecnici per farlo, Palermo andrà automaticamente in dissesto. Parallelamente, non le opposizioni, ma la Ragioneria generale ha predisposto una delibera per la dichiarazione del dissesto sulla scorta di una recentissima sentenza della Corte dei Conti che è l’organismo a cui dovremmo sottoporre il piano di riequilibrio; delibera che l’assessore al Bilancio ha incomprensibilmente deciso di non firmare e che abbiamo fatto nostra così da poterla discutere”.

Quindi vi ritrovate con due percorsi in contrasto fra loro…
“No, in realtà quella del piano di riequilibrio non è neanche un’ipotesi fattibile: arriverebbe con un prevedibile parere negativo degli uffici e dovremmo discuterne mentre a Roma si decide se elargire o meno decine di milioni. Sarebbe semplicemente folle, ecco perché propongo una soluzione alternativa”.

Cioè?
“Prima di decidere qualunque cosa, dobbiamo capire cosa voterà il Parlamento nazionale e a quanto ammonteranno le risorse di cui si parla; soltanto dopo potremo decidere la strada migliore. Per far questo, però, dobbiamo evitare la tagliola del 27 dicembre che ci condannerebbe automaticamente al dissesto e quindi l’unica soluzione è revocare la delibera del pre dissesto”.

E se l’aiuto da Roma non arrivasse o non fosse sufficiente?
“A quel punto il dissesto sarebbe una strada obbligata, ma non sarebbe la fine del mondo. Il dissesto è infatti una procedura che ha un unico obiettivo: risanare le casse di un Comune ponendo una cesura fra il prima e il dopo, fra chi ha sconquassato i conti e i nuovi amministratori della città che eviterebbero di dover sopportare il peso dell’eredità di Orlando. Insomma, il dissesto non condannerebbe la città ma le offrirebbe, in assenza di alternative, una via d’uscita; la condanna invece sarebbe per Orlando e i suoi assessori che ci hanno portato al punto in cui siamo ora. Un elemento che non deve sfuggire al centrosinistra in vista del 2022”.

Cosa intende dire?
“L’orlandismo si sta concludendo, purtroppo, nel peggiore dei modi, la città è allo sbando e se il centrosinistra vuole avere anche una minima possibilità di vincere deve porsi in totale discontinuità con il sindaco uscente e guardare alla società civile, o il rischio è di consegnare Palermo ai sovranisti. È importante che anche le forze centriste, che qui hanno un peso maggiore che altrove, proseguano il loro percorso in totale alternativa sia ad Orlando, sia alle forze di destra. All’evolversi di tutte queste dinamiche di centro e di centrosinistra, il gruppo Oso è molto interessato e disponibile a fornire il proprio contributo”.


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