08 Luglio 2012, 10:04
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La politica tace. La politica minimizza. La politica nasconde il sole con la rete. La politica, cioè, tenta di fare quello che ha sempre fatto: trattarci da imbecilli. Scoppia uno scandalo immenso come un’esplosione nucleare. Sulla scena affari poco limpidi. Appena dietro, interrogativi pesanti. La gente si chiede se la storia della Grande Eventi Connection non sia la punta di una mostruosità indicibile. Ci sono echi clamorosi e vastissime ripercussioni sulla credibilità della vita pubblica. Eppure, a riguardo, azzardano un confuso balbettio solo gli onorevolissimi e potenti coinvolti nel ruolo più scomodo: non ancora colpevoli, né inquisiti, ma sulla bocca di un’opinione comune che ha già eretto le forche senza darsi troppa pena di distinguere tra responsabilità presunte e accertate. E’ il frutto avvelenato di un clima che ha già desertificato ogni regola di rispetto e di civiltà. Ci torneremo.
Nel frattempo, si coglie la separazione tra due atteggiamenti. C’è la caciara del popolo, che vota talvolta persone impresentabili, non sottilizzando, magari incassando la mancetta, infine decide di attaccarle al muro in un intramontabile Piazzale Loreto. C’è l’omertà tombale degli spiriti privilegiati che abitano il Palazzo. La Sicilia sta crollando sotto colpi di indecenze, giuridicamente da dimostrare, mediaticamente date per scontate, in sostanza imbarazzanti. E nessuno emette nemmeno un flebile suono. Nessuno, a prescindere dalla posizione personale, riesce a strutturare un ragionamento sull’etica, sulla responsabilità e sulla rappresentanza. Il silenzio è (tutto) loro. E’ una circostanza che parrebbe singolare agli svedesi o ai cittadini di quelle nazioni abituati alla democrazia. Per noi si tratta dell’andazzo normale. Ed è fisiologico che la classe dirigente di un’Isola disgraziata non affronti il tema della moralità. Come potrebbe disquisire di un oggetto misterioso, di una categoria sconosciuta, di un pianeta alieno? Prima dovrebbe tornare tra i banchi di scuola.
E poi – si sa – sono ben altre le urgenze. Le figure barbine sulla mozione di sfiducia a un presidente che regna perché intorno a lui non c’è niente. La spartizione degli incarichi. Le nomine di sottogoverno. Le prebende ai clienti. I nostri onorevoli e affini sono vittime di un’illusione temporale. Lasciando da parte l’ignota decenza, avrebbero da considerare meglio il lato concreto della cosa, il danno che fa al sistema una storiaccia del genere. Invece si comportano come negli allegri anni Ottanta, nell’epopea della vacche grasse. Sono convinti di essere immuni, impuniti, estranei. Forse qualcuno ha paura perché nelle mosse iniziali della Grandi Eventi Connection intravvede il riflesso di un futuro poco sereno. La meglio parola è quella che non si dice, penseranno loro, i satrapi siciliani. Aspettando che passi la bufera. E siccome non sono andati a scuola non conoscono la potenza dei simboli. Non sanno che una parola non detta può risultare tremenda e raccontare la fine di un mondo più di centomila orazioni funebri.
Ps. Si è sollevato un aspro dibattito sulla decisione di Livesicilia di non pubblicare i nomi dei coinvolti non formalmente indagati, per ragioni di privacy e sensibilità. Una critica su tutte: chi proteggete, tanto quei nomi sono stati stampati altrove a che vale il vostro segreto di Pulcinella? Conta moltissimo, invece. Uno sparo è uno sparo. Però non è indifferente il profilo della mano che tira il grilletto. Chi o cosa intenderemmo salvare? Semplicemente la dignità.
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08 Luglio 2012, 10:04