11 Aprile 2011, 17:34
2 min di lettura
Il Pd guarda Catania. E aspetta, silente. La chiusura delle indagini a carico di Raffaele Lombardo lascia immutato, almeno formalmente, l’approccio dei democratici alla vicenda giudiziaria del governatore. La linea, a rigor di logica, dovrebbe restare quella espressa giusto un anno fa, era il 13 aprile, da Antonello Cracolici, capogruppo del partito all’Ars: ”Se dovesse arrivare un rinvio a giudizio per Lombardo per fatti così gravi, dovremmo separare il suo legittimo diritto a difendersi dall’interesse complessivo della Sicilia. In quel caso insomma bisognerebbe separare le due strade, non potremmo rivivere lo stesso film vissuto con Cuffaro, non potremmo accettare di trascinare per la seconda volta la Sicilia in una vicenda giudiziaria”.
L’ideale asticella venne fissata, insomma, al momento del rinvio a giudizio, con il passaggio, eventuale, da indagato a imputato del governatore. Giuseppe Lupo, segretario del partito, sei giorni dopo il 19 aprile del 2010, si spinse oltre: ”Se dovesse esserci un suo rinvio a giudizio, presenteremo all’Ars una mozione di sfiducia”.
Oggi, dopo la chiusura delle indagini nei confronti del governatore, quelle considerazioni non sono state ribadite dai vertici dei democratici siciliani. Che fin qui non hanno commentato le nuove notizie catanesi. Lo stesso hanno fatto anche gli esponenti della minoranza. Che si sarebbero dati, a quanto pare, un tempo minimo di attesa, aspettando un’uscita ufficiale del tandem Lupo-Cracolici. Se questa non dovesse arrivare, c’è da attendersi, a breve, che il fronte critico verso l’alleanza con Lombardo, faccia sentire, eccome, la sua voce. Tornando alla carica con il referendum, per il quale sono state raccolte cinquemila firme tra la base. A oggi, l’unico comunicato stampa di marca Pd è quello del deputato messinese Giuseppe Picciolo che si dice “certo che il presidente potrà dimostrare la sua totale estraneità alle contestazioni”. Poi, solo silenzio.
Certo, per un eventuale rinvio a giudizio c’è ancora tempo. Sempre ammesso che la procura etnea intenda chiedere il processo per il presidente. E che un gip accolga tale richiesta. Intanto, il governo regionale potrà proseguire il suo cammino, ma la capocchia del fiammifero acceso in mano al Pd si farà sempre più vicina alle dita dei democratici. Per i quali, fra quattro o sei mesi, se le cose a Catania dovessero mettersi male, trovare la via di un’exit strategy potrebbe essere ancor più complicato. A sinistra, Sel e Idv già si fregano le mani.
Pubblicato il
11 Aprile 2011, 17:34