16 Marzo 2010, 18:35
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Nel mirino dei presunti appartenenti alla famiglia mafiosa di Castelvetrano, finiti in manette ieri nell’operazione “Golem 2”, era finito il sindaco del paese trapanese, Gianni Pompeo. Uno dei fermati è stato intercettato mentre in auto parlava con la moglie. “…il sindaco praticamente, minchia cosa diceva di Matteo, accapponava la pelle, ma io domani a Salvatore glielo faccio vedere…”. A parlare è Giovanni Craparotta che annuncia alla moglie come Salvatore Messina Denaro doveva essere informato di quanto il sindaco Pompeo andava dicendo. “E’ meglio che si, si, che si costituisce perché, per ora Castelvetrano soffre di questa, di questa cosa, che lui è rimasto il numero uno – dice l’indagato riferendo il discorso del sindaco – tutti questi murales, io lo conoscevo da ragazzo, che lui e tutti i suoi amici fidati eh, ed abbiamo visto la fine che hanno fatto, quello si è impiccato, quello ha l’ergastolo. Tutti amici fidati che gironzolavano paese paese, tutti che eh, eh'”.
Gianni Pompeo viene assimilato ad Antonio Vaccarino, ex sindaco di Castelvetrano, protagonista di una corrispondenza con Matteo Messina Denaro, sotto lo pseudonimo di “Svetonio” pubblicata nel maggio 2008 dal periodico “S”. Ne parla anche Caprara: “…ieri sera quello… Vaccarino … si tranquillo girava… mi hanno detto che è scortato… e allora siccome quello (Matteo Messina Denaro, ndr) è furbo lo lo ha capito, dice tu a me mi hai tradito, è giusto, Svetonio, quello che ha scritto, Matteo , ha fatto pubblicare le lettere, non l’hai capito, lui le ha fatte pubblicare, adesso ti sputtano io quello che sei tu, e non solo, faccio sapere ai servizi segreti che io lo so cosa sei tu, hai capito o no”. Infine il macabro annuncio: “Quello va in giro e non si capisce, stanno facendo confusione, comunque è un morto che cammina… un morto che cammina, ne sono convinto, lui e Gianni pure adesso…”.
Le lettere di Svetonio. La pubblicazione della corrispondenza fra il superlatitante e l’ex sindaco di Castelvetrano, Antonio Vaccarino, che sarebbe stato assoldato dal Sisde per la cattura di Messina Denaro, aveva portato a un avvertimento da parte di Cosa nostra. E’ una lettera recapitata tramite posta a Vaccarino e firmata “M. Messina Denaro”. La missiva recitava:
“…ha buttato la sua famiglia in un inferno … la sua illustre persona fa già parte del mio testamento … in mia mancanza verrà qualcuno a riscuotere il credito che ho nei suoi confronti …”
Giovanni Craparotta, già nell’aprile del 2008, aveva subodorato che Vaccarino, chiamato “il professore” facesse il doppio gioco. “Gli ho detto prima a Maurizio, gli ho detto, devi dire a Cachè il quale mi diceva, ‘no il professore no, impossibile Giovanni, non ci credo…'” diceva alla moglie e al figlio. E quando Craparotta si è allontanato, in auto sono rimasti la moglie e il figlio. La prima, probabilmente consapevole di essere intercettata, impartisce lezioni di legalità al figlio, consigliandogli di tenersi lontano da Salvatore Messina Denaro. Ma il giovane non ha capito e candidamente ha risposto: “Ma papà pure amico di Matteo fù!”. A quel punto la donna chiudeva brusamente il discorso: “… non devi parlare con nessuno di queste cose, lo sai vero?”.
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16 Marzo 2010, 18:35