Il sindaco, l'avvocato, il consigliere| I rapporti con il boss di Castellammare - Live Sicilia

Il sindaco, l’avvocato, il consigliere| I rapporti con il boss di Castellammare

Il retroscena del blitz che ha portato in carcere tredici persone

La posizione più delicata è quella del sindaco Nicola Rizzo, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Ma non è l’unico politico, ex o in carica, che ha ricevuto un avviso di garanzia. L’inchiesta sulla famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo coinvolge anche l’ex vice presidente del Consiglio comunale, Francesco Foderà (che si rivolse al capo mafia Francesco Domingo dopo aver subito il furto di un mezzo agricolo), e l’avvocato trapanese Francesco Di Bono, ex presidente del consiglio comunale di Trapani, che avrebbe avuto un ruolo in una vicenda estorsiva.
Su Rizzo, che sarà presto interrogato dal procuratore aggiunto Paolo Guido e dai sostituti Francesca Dessì e Gianluca De Leo, trapela pochissimo.
Si parla, però, di più circostanze in cui si sarebbe messo a disposizione di Domingo, dialogando con lui direttamente o attraverso terze persone.

Posizione delicata quella di Rizzo, bene inserito nei contesti della borghesia palermitana. Non perdeva occasione per ribadire che la sua azione amministrativa era improntata alla legalità, sul solco lasciato da un suo compaesano tanto illustre quanto sfortunato: l’ex presidente della Regione Piersanti Mattarella, fratello del capo dello Stato Sergio, morto ammazzato per mano mafiosa.

Le vicende degli altri due indagati sono ripercorse negli atti giudiziari. Il 21 maggio 2016 Foderà andò a casa di Domingo, scarcerato l’anno prima dopo avere finito di scontare una condanna per mafia. Gli chiese aiuto per recuperare il mezzo agricolo che gli era stato rubato. Ipotizzava che la colpa fosse di un tale “Giacchittuni… il trattore… allora… sicuramente è là nel baglio”.

“Franco ci leviamo mesi noi, ma io più grande di te sono, io sono nato il giorno di capodanno”, diceva l’ex consigliere comunale a Domingo per stabilire un rapporto più cordiale. E aggiungeva: “… il trattore mi serve. Mio cugino mi ha detto che l’ha detto a te”. Domingo era certo di potere sistemare la cosa, specie “se viene dalla parte di Fulgatore… se è lì il trattore me lo dicono”. Foderà sospettava dei “Mangiapane” e nel frattempo temeva di essere intercettato: “… parliamo piano… c’è paura che hanno buttato qualche cosa per… “. Non si sbagliava, almeno sul timore di essere sotto controllo. In realtà il furto non era opera né di “Giacchettuni” né dei “Mangiapane”. Sebastiano Stabile, finito ai domiciliari, portò a Domingo la notizia che “il trattore di Foderà… quello a Calatafimi ce l’hanno”. Come si concluse la vicenda non è dato sapere.

L’avvocato Di Bono entrerebbe in gioco nella vicenda di un terreno. L’affittuario sarebbe stato costretto a lasciarlo prima della scadenza del contratto, in modo che potesse essere venduto. All’uomo andava riconosciuto un indennizzo economico, ma non si trovava un’intesa e così il boss trapanese Francesco Virga propose di affidarsi a Di Bono: “Sto pensando che oggi mi hanno detto sai perché l’avvocato, l’avvocato di dov’è… di dov’è? Trapanese, lui lo conosce… lo conosce… allora gli dico che si mettono d’accordo loro?”. Virga, però, voleva essere pagato, anche perché aveva bisogno di soldi per affrontare le pese legali. Quindi avvisò Di Bono che “Magaddino… lascia… l’ha convinto… intanto vuole recuperare i soldi che avanza da quantificare mille più mille meno un 10.000 euro”. Di Bono gli chiedeva: “Ma Diego (Diego Angileri, anche lui ai domiciliari ndr) lo sa questo fatto?”, e si impegnava a parlarne lui con Angileri: “Fammi parlare con lui, ci aggiorniamo a metà settimana”. Alla fine l’affittuario lasciò il terreno. Secondo gli investigatori, si sarebbe trattato di un’estorsione.


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