Il sistema di potere degli Assinnata |”Avete lavorato in pace ma…”

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10 Marzo 2016, 06:04

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CATANIA. Lo scenario che emerge dai faldoni dell’inchiesta “The End”, l’operazione condotta dai carabinieri e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania e che ha spedito in carcere i rappresentati dell’organizzazione criminale che fa capo alla famiglia Assinnata di Paternò, ha svelato il fitto intreccio finanziario derivante dalla droga e dal traffico della sostanza stupefacente.

Il pizzo era imposto a imprenditori e commercianti che operavano in città. E nella organizzazione non mancava nulla: dai “soldati” che costituivano il braccio operativo a chi era l’esecutore finale nel recupero crediti.
Emblematica, è ad esempio la minaccia all’indirizzo della ditta che eseguì i lavori alla tensostruttura della scuola Giovanni XXIII: all’impresa una notte venne fatta trovare una tanica di benzina con annesso un accendino. Subito dopo, fu uno dei “carusi” ad essere più diretto:“Avete fatto i lavori tranquillamente senza che nessuno vi abbia disturbato, abbiamo avuto un occhio di riguardo. Quando possiamo incontrare il titolare della ditta?”. Ed in questo caso il clan si era anche passato una mano sulla coscienza: “Visto il periodo in cui ci troviamo e che siamo tutti peri-peri se era possibile qualcosa a suo buon cuore”.

C’era, poi, il negozio di ottica: quello preso di mira dal clan. In più occasioni lo stesso il proprietario era stato minacciato di consegnare loro diverse paia d’occhiali: presi, ovviamente, senza pagare. E se veniva chiesto di saldare il conto la risposta era bella e servita: “Tu fazzu avvidiri iù si nun mi duni”. Ci si presentava con atteggiamento intimidatorio anche in compagnia di altre persone amiche facendo scegliere pure per loro le paia d’occhiali.

Il sistema era approntato nella classica versione apicale. In una intercettazione l’arrestato Giuseppe Parenti chiama il patrozzu Salvatore Assinnata: “P: Patrozzu ta pozzu diri na parola? Ma cu chiddu comu finiu? Cu chiddu…d’infami? Dopo capodanno u chiamamu? A: Comu ha finiri? Quannu diciti vuatri, ci iti e ci iti a rumpiri i conna P: Ormai ci facemu fari sti festi a stura dici: “non m’ha vinutu a circari”…ma iddu”.

E, poi, c’era anche il giro di armi. Se ne parlava con una naturalezza disarmante, come se nulla fosse: “G: te la posso dire una cosa, questa sera verso le 19 dove ci incontriamo? L: perchè? G: che ti devo dare una pistola L: di quella? G: si”.

Ma anche lo spaccio della droga (principalmente cocaina) era parecchio fiorente. Ed il gruppo nei confronti dei debitori che non saldavano il dovuto non esitava a sequestrare loro i mezzi di locomozione: “B: Ma che devi fare…scusa un attimo Pippo…ti devo togliere il motorino? R: ah? B: I soldi quando me li dai? Mi devi fare unchiare la minchia per tutte le volte che mi hai preso per il culo? Scendi dal motorino che te lo levo…scendi da questo motorino…dove ti devo accompagnare? Quando hai i soldi ti vieni a prendere il motorino… R: Ti sto dicendo dieci minuti… B: Entro dieci minuti portami i soldi”.

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10 Marzo 2016, 06:04

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