“Il Suk ci ha rovinato la vita”| Residenti in rivolta a Ballarò

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19 Marzo 2017, 15:07

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PALERMO – Un’area delimitata, compresa tra piazza San Francesco Saverio e il mercato di Ballarò, in cui ogni venditore potrebbe avere una postazione numerata e personale, con la creazione di un registro degli autorizzati e norme severe per contrastare l’eventuale messa in vendita di merce oggetto di furto o ricettazione. E’ la proposta presentata dall’associazione “Sos Ballarò” all’amministrazione comunale, un piano che si ispira ad un progetto già realizzato a Torino e che è stato illustrato nel corso di un’assemblea tra residenti e commercianti, con la presenza del sindaco Leoluca Orlando e Ilda Curti, ex assessore che nella città piemontese è riuscita a stravolgere le dinamiche di un mercato abusivo.

Era molto simile a quello che ormai da anni viene quotidianamente allestito tra le strade dell’Albergheria: i venditori abusivi arrivano con le loro auto sgangherate e i tettucci carichi di oggetti sin dalle prime ore del mattino per accaparrarsi il posto migliore. Poi i marciapiedi vengono letteralmente invasi di merce di ogni tipo, compresi mobili e rifiuti ingombranti. A pagarne le conseguenze sono i residenti della zona, i mezzi di soccorso che non riescono a percorrere le strade della zona, ma anche il personale e i visitatori del museo Gemmellaro di corso Tukory. La struttura è infatti perennemente circondata dagli ambulanti, mobili, abiti appesi lungo la ringhiera. L’ingresso riservato ai disabili che si trova sul retro, in via Majali, viene ostruito ormai da tempo e poche settimane fa un incendio ai cassonetti dei rifiuti ha pesantemente danneggiato i locali del museo.

Un altro dei problemi “collaterali” del mercatino dell’illegalità è infatti quello che riguarda i cumuli di immondizia abbandonati per strada ogni giorni. Per questo, un altro dei punti della bozza di regolamento si basa sull’obbligo di mantenere puliti i luoghi una volta terminata la vendita. “Un suk che rende impossibile la nostra vita – dice Alessandra Carioti, residente della zona che ha partecipato all’assemblea pubblica presso la chiesa San Francesco Saverio – e su cui è necessaria più che mai una soluzione. Crediamo sia impossibile smantellarlo, ma di sicuro, si devono almeno stabilire delle regole che non ci facciano sentire nella trappola di un infinito ed illegale bazar”. Ed è proprio questo il “sogno” che a Torino è stato realizzato.

“Bisogna prima di tutto capire chi vende merce illegale, perché sarà escluso a priori – ha spiegato l’ex assessore – . Noi abbiamo avviato percorso istituzionale lunghissimo, riuscendo a conquistare progressivamente la fiducia dei mercanti. Hanno creato un’associazione e adesso l’area viene gestita dall’amministrazione comunale con un ufficio dedicato. Non si tratta di un mercato degli stranieri o degli italiani, è il mercato dei poveri, di coloro che lo fanno per necessità, la stessa con la quale gli acquirenti vi si recano. E’ un fenomeno inevitabilmente provocato dalla crisi economica: più si fa forte, più aumenta il numero di venditori di questo tipo e di utenza. Al successo del nostro progetto ha notevolmente contribuito il lavoro delle forze dell’ordine – sottolinea – la loro presenza, specie nei primi anni, è fondamentale”.

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A Palermo soltanto i Cit, ovvero i Controlli integrati del Territorio, sono riusciti, per alcuni giorni, a far “respirare” chi abita nel quartiere. Si tratta dei blitz interforze che in passato hanno fatto sgomberare gli ambulanti permettendo il sequestro di tonnellate di merce e l’individuazione di refurtiva messa in vendita. Gli abusivi sono sempre tornati alla carica. “Ma tra questa gente c’è anche chi vende pochi oggetti per portare un pezzo di pane a casa – spiega Massimo Castiglia, presidente dell’associazione “Sos Ballarò” – ed è proprio per questo che questo mercato va formalizzato. Vogliamo regole e dignità per queste persone, sempre nel rispetto di chi abita qui. Partiamo quindi da una proposta concreta che ci è stata chiesta dall’amministrazione comunale e che con l’idea già applicata in un’altra città potrebbe rappresentare la svolta”.

“Tre anni fa abbiamo cercato di regolarizzare questa zona con un’ordinanza – ha detto Orlando accogliendo i vari punti del progetto piemontese – ma non avevamo previsto l’autocertificazione di ogni ambulante. La polizia municipale sorvegliò l’area, ma una volta smontato il presidio, il caos è ricominciato. Avevamo proposto una soluzione alternativa, ovvero di creare un centro di libero scambio dell’usato, ma la proposta cadde nel vuoto. Presenterò la bozza di questo nuovo regolamento che stavolta non prevederà deroghe per nessuno”.

“Crediamo in questo progetto – ha aggiunto padre Scordato – ed è necessario che le esigenze della povera gente possano camminare accanto a quelle degli abitanti di Ballarò. La zona non deve più andare in tilt, i mezzi di soccorso devono poter avere libero accesso. L’area va rivalutata per permettere a chi guadagna grazie a questo mercato pochi spiccioli per sopravvivere, di farlo nella legalità”.

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19 Marzo 2017, 15:07

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