09 Marzo 2015, 21:09
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PALERMO – Anche queste nomine si sono rivelate un flop. Titti Bufardeci ed Elisa Nuara, scelti da Rosario Crocetta per ricoprire il ruolo di membri laici della sezione consultiva del Cga, dovranno lasciare quella poltrona. Lo ha stabilito oggi il Tar del Lazio, accogliendo il ricorso di Salvatore Zappalà, che da quell’organismo era stato escluso sulla base di una presunta mancanza di requisiti e sostituito appunto dall’ex deputato regionale di Grande Sud e dall’ex vicesindaco a Gela dell’attuale governatore.
Tecnicamente, ad essere stato impugnato da Zappalà, è la deliberazione del presidente del Consiglio dei ministri dello scorso giugno, che ha estromesso il ricorrente dal Cga e i provvedimenti del Presidente
È infatti il 19 marzo del 2013 quando il presidente della Regione Crocetta revoca la designazione di Zappalà come componente laico del Cga. Un mese dopo, ecco le nomine di Bufardeci e Nuara. Il primo, poche settimane prima aveva abbandonato il movimento politico “Grande Sud” di Gianfranco Micciché per sposare, insieme ad altri big di ciò che fu il centrodestra siciliano come Michele Cimino, la causa del governatore gelese. Mentre Elisa Nuara, come detto, a Gela ha anche ricoperto il ruolo di vicesindaco. Scelte sulle quali il Tar del Lazio si esprime, con questa sentenza, sollevando dubbi ed evidenziando contraddizioni.
Ma innanzitutto, i giudici amministrativi “smontano” le motivazioni alla base della revoca della nomina di Zappalà che starebbero “nell’assenza di un rimarchevole percorso di studi giuridico amministrativi e dello svolgimento di attività scientifica”. Requisiti, però, che “la normativa di riferimento – precisa il Tar – non richiede”. I requisiti richiesti, infatti, sono senz’altro “lo svolgimento da almeno 15 anni dell’attività professionale e l’iscrizione negli albi speciali per le giurisdizioni superiori”.
Non solo, quindi, Zappalà possedeva i requisiti minimi per svolgere quell’incarico, ma anche la valutazione
Per farla breve, nella designazione di Bufardeci e Nuara sono state considerate “attività scientificamente rilevanti” persino gli incarichi politici di sindaco di Siracusa e di vicesindaco di Gela, mentre lo svolgimento dell’attività di avvocato, per questi ultimi, sarebbe stata interrotta da moltissimi anni. “È una battaglia – ha commentato Zappalà – che dura da quasi tre anni. Finalmente ho ottenuto il riconoscimento dell’attività professionale, che invece costituisce un presupposto indefettibile. La Regione ha voluto ostacolare il mio percorso, violando le regole procedimentali, e di garanzia costituzionale”. Ma anche queste nomine si sono rivelate un flop del governo Crocetta.
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09 Marzo 2015, 21:09