Il tariffario del pizzo del Clan Brunetto| Estorsioni ai produttori di vini dell’Etna

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29 Aprile 2015, 12:53

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CATANIA – Il prezzo dell’estorsione poteva oscillare dai mille ai dodici mila euro annui. Il “prezzo” dipendeva dal prestigio dell’etichetta dell’azienda vitivinicola che si piegava alle richieste del Clan Brunetto. Dall’operazione Santabarbara, eseguita oggi dalla compagnia dei Carabinieri di Randazzo, emerge un vero e proprio “tariffario del pizzo”. La zona di Castiglione di Sicilia era stata presa di mira dalla cosca, diretta articolazione dei Santapaola Ercolano a Giarre e Fiumefreddo, che hanno contattato cinque aziende produttrici di “rosso” e “bianco” dell’Etna per garantire la “protezione mafiosa”.

Non sono mancate le imposizioni anche dell’assunzione di persone vicine o fidate del clan. Il metodo di intimidazione è tipico delle organizzazioni mafiose: la richiesta estorsiva era preceduta molte volte da minacce e con danneggiamenti operati all’interno delle aziende vittima. Sono stati distrutti anche diversi raccolti con ingenti danni per le imprese: tagliati decine di alberi di ulivi e interi filari di viti. In un’intercettazione Lomonaco ordina a uno dei sodali di “portarsi un’accetta” e distruggere. Poi quando si fa riferimento ad una stalla con i cavalli, il capo non ha dubbi: “Brucia tutto”.

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Ma non era solo l’estorsione a rifondare la cassa comune dei Brunetto, ma anche la “guardiania”. In questo caso i prezzi scendevano a 500 euro per latifondo da “controllare”. “Le vittime hanno fornito solo collaborato solo parzialmente – afferma il pm Jole Boscarino, titolare dell’inchiesta – su questo filone l’indagine non è ancora conclusa, stiamo avviando ulteriori approfondimenti”. Il quadro criminale quindi sarà cristallizzato dai nuovi elementi che stanno emergendo dall’inchiesta parallela, di cui il cuore resta quella conclusa questa mattina con gli arresti.

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29 Aprile 2015, 12:53

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