17 Gennaio 2014, 13:13
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CATANIA- Una grande soireé al Teatro Verga di Catania ha visto protagonista Franco Branciaroli ne “Il teatrante” di Thomas Bernhard, in replica fino al 19 gennaio 2014, produzione in collaborazione con il CTB Teatro Stabile di Brescia/Teatro de Gli Incamminati.
Un testo tremendamente sarcastico, scritto nel 1984 dal famoso drammaturgo austriaco Thomas Bernhard pochi anni prima della sua morte (1989) e rappresentato per la prima volta nel 1985 al Salzburger Festspiel, caratterizzato dal predominio vocale e personale di Bruscon (un magnifico Franco Branciaroli), scrittore-attore che porta in giro “La ruota della storia”, spettacolo da lui scritto, accompagnato da tutta la sua famiglia.
Bruscon incarna lo sprezzante italo-austriaco, megalomane, che guarda tutti dall’alto, disprezza gli altri, insulta e umilia i suoi familiari, anch’essi attori “antitalento” del suo copione; sprezzante quando afferma che nei teatri tedeschi si “recita per far drizzare i peli alle scrofe”. Vanta, invece, le sue alte abilità recitative e i suoi blasonati “titoli” e successi nelle precedenti rappresentazioni….
Emerge chiaro il disgusto per il gretto locandiere della “bettola Schwarze Hirsch” il quale guarda il letterato all’apparenza senza capire le auliche elucubrazioni che fuoriescono dalla sua mente, tirchio fino a riprendersi le bottiglie di acqua minerale.
Bruscon disprezza la moglie, figlia di muratore, “proletari che amano il lusso” e non hanno alcuna inflessione per l’arte, la letteratura e la cultura… in scena solo per il vil denar; si dispera per la incapacità dei figli a recitare una qualsiasi scena, umiliando e rinfacciandogli la loro inadeguatezza espressiva.
Il teatrante, nel pieno stile di Bernhard, è un lungo monologo con gli spettatori, interloquito qua e là dagli altri personaggi: anche in questa opera, il grande e oltraggioso drammaturgo austriaco “restituisce a rate” i dolori che ha patito nella Austria-Germania della dittatura, il rigido militarismo educativo per temperare la sua dura scorza di ribelle e anticonformista, tanto amato fuori altrettanto mal visto in patria per la sprezzante critica alla società austriaca, cosa che gli valse l’amaro epiteto di Nestbeschmutzer, profanatore del nido, titolo, del resto, attribuito dai permalosi austriaci anche alla policroma Elfriede Jelinek, laureata con il Nobel per la Letteratura nel 2004.
Egregia la rappresentazione: esatto il cast che ha visto oltre al grande Branciaroli, Tommaso Cardarelli, Valentina Violo e Melania Giglio nell’arduo ruolo de figlio, figlia e moglie di Bruscon; Daniele Griggio, locandiere/macellaio con il tipico grembiule in pelle di maiale, le braccia nude e la barba incurata e unta come i suoi abiti; perfetta la locandiera (Barbara Abbondanza) con il velo in testa, gli abiti semplici e quella “pienezza” tipica di una “capo di casa” che ci si aspetterebbe di vedere in una piccola e familiare osteria dell’antica Sicilia; Valentina Mandruzzo è Erna, la povera figlia dei locandieri, offesa amaramente dal bruciante Bruscon per il melanoma all’occhio…. Azzeccata la regia dello stesso Branciaroli; scene e costumi sono di Margherita Palli, luci di Gigi Saccomandi.
Un dramma/commedia molto apprezzato dal pubblico del Tempio della prosa catanese che ha lodato la rappresentazione con lunghi applausi e riflessive risate, nella piena tradizione del teatro bernhardiano che affida la catarsi alle risa provocate dalla umiliazione dei caratteri e dei variegati comportamenti umani sterili e indifferenti all’arte, al bello, e di chi vorrebbe credersi superiore agli altri, ma che infine mostra solo un drammatico fallimento delle proprie aspirazioni e presunzioni, che si risolvono in quel fulmine che incendiando la vicina canonica fa scappare il pubblico accorso, impedendo la rappresentazione e quell’anelito di gloria, soddisfazione e danaro che nutrono chi di teatro e con il teatro vive.
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17 Gennaio 2014, 13:13