02 Agosto 2010, 00:06
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Probabilmente c’è molto del calcolo, c’è la rotta tracciata con accortezza dal lupo di mare della politica, il timore di disperdere il bottino conquistato tra i marosi. Ma c’è di più e di altro. Nel ritorno imminente di Gianfranco Miccichè alla casa del padre e della libertà, nella sua scelta di campo, c’è il richiamo della foresta: impossibile sottrarsi. Impossibile dimenticare un grande amore iniziato anni fa e mai trascorso del tutto.
Era naturale, agli inizi della storia, che Silvio scegliesse Gianfranco come suo proconsole siciliano e che Gianfranco vedesse in Silvio l’impronta di un padre. Entrambi – in scala minore e maggiore – con forte connotazioni di antipolitica, entrambi insofferenti dei riti complessi della democrazia praticata secondo le sue regole, entrambi portatori di un sistema (malsano o benedetto, dipende dai punti di vista) alternativo, con linguaggio incorporato. Silvio che fa le corna, Silvio che dà del Kapò a Schultz, Silvio con le sue atroci barzellette sulla “gnocca”. Gianfranco che circonda di abbracci e vasate, in diretta tv, un imbarazzatissimo Cuffaro appena eletto, Gianfranco che canta “Dieci ragazze per me” al cospetto di un’attonita platea di imberbi, Gianfranco che impone Cammarata a Palermo per un ghiribizzo imperdonabile. Tutti e due “particolari” e con la fissazione di Dell’Utri e Mangano.
Ora che Gianfranco si appresta a tornare saranno felicemente sgozzati cento vitelli grassi. E, nei panni di Cascio, non insisteremmo molto sulle forche caudine da imporre al figliol prodigo. Berlusconi vive di fiuto e di istinti, quando sceglie un cavallo è capace di cavalcarlo fino al traguardo, sconfessando tutto il resto. Berlusconi nutre, inoltre, una forte simpatia per gli irregolari, i caratteri ribelli ed estrosi (quando piegano il piegabile e non lo rompono come Fini). I chierici osservanti dei comandamenti della chiesa, fosse pure la sua chiesa, non gli sono mai andati troppo a genio.
Sarà tutta da scoprire questa incipiente stagione d’amore tra Silvio e Gianfranco, un rinnovato e intimo tempo delle mele. La prima vittima potrebbe essere Raffaele Lombard. Il ritorno a casa del figliol prodigo coinciderà – secondo previsione – con la separazione della coppia Lombardo-Miccichè, ormai segnata da nervosismi quotidiani. Del resto, Raffaele, nonostante le sue pretese, è un vecchio democristiano che ha saputo giocare bene le sue carte, ma ora gli assi ce l’hanno in mano gli altri. Vedremo se riuscirà a contrattare la sopravvivenza fino alla fine naturale del mandato, con la promessa, già abbozzata, di farsi da parte. Vedremo se saprà compiere il capolavoro di rinsaldare i legami con i vecchi sodali di un tempo, oggi acerrimi nemici.
Gianfranco e Silvio si vogliono bene perché si credono nuovi. Anche se hanno bisogno, di tanto in tanto, di un lifting robusto e misericordioso, di uno specchio bugiardo.
La seconda vittima sarà, se non è già, il Partito del Sud come era stato pensato originariamente dalla “strana coppia”. Ora quell’idea verrà ripresa e rabberciata, se non nella forma nella sostanza, dagli uomini di Gianfranco Fini in contrapposizione con l’asse Berlusconi-Lega.
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02 Agosto 2010, 00:06