03 Luglio 2024, 20:41
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PALERMO – Il tribunale di Palermo mette fine al lungo contenzioso tra Italkali, il colosso che ha gestito la miniera di Pasquasia e la Regione, condannando la società al pagamento di più di 21 milioni di euro. I particolari della sentenza.
Italkali Spa è una delle principali imprese, in Europa, per l’estrazione del salgemma. In Sicilia ha gestito, con la partecipazione regionale, la miniera di Pasquasia, in provincia di Enna, ricca di sali di potassio.
Ma negli anni ’90 è iniziato un lungo contenzioso, concluso, forse, con la sentenza emessa dal tribunale di Palermo, quinta sezione civile, quella specializzata in materia di impresa, relatore Francesco Paolo Torrasi e presidente Daniela Galazzi.
Italkali aveva citato la Regione chiedendo di liquidare il controvalore monetario della partecipazione dell’assessorato regionale all’Economia, proprietario di più di 4 mila azioni e valutando anche il valore della miniera di Pasquasia, con il potassio producibile.
Ma la concessione del sito era scaduta nel 1995 ed era stata già al centro di alcune pronunce del Tar, tra le quali una, che aveva annullato il provvedimento di decadenza della concessione.
Italkali chiedeva di compensare il debito che la società partecipata aveva maturato con la Regione, col credito vantato nei confronti dell’assessorato all’Economia. Un groviglio di ricorsi e azioni amministrative.
La titolare della concessione, chiedeva, in pratica, di quantificare “il reddito che sarebbe derivato dal regolare sfruttamento della cava di Pasquasia”, addebitando alla Regione “la mancata realizzazione delle infrastrutture finanziate nel 1991, necessarie per il funzionamento, a norma di legge – ricostruisce il tribunale di Palermo – per la produzione di solfato di potassio”.
Il tribunale nominava come periti Enrico Cotta Ramusino, docente di economia e gestione delle imprese nell’università di Pavia e Luigi Vercesi, geologo della stessa università.
Una causa complessa, all’interno della quale Italkali da un lato ha chiesto di determinare il danno conseguente al presunto inadempimento dell’assessorato all’Industria, “ingiustamente sottratta” con la decadenza della concessione nel 1995, poi annullata dal Tar.
Contemporaneamente Italkali ha chiesto il risarcimento del danno accertato da una sentenza della Corte d’Appello di Palermo nel 2018, che aveva condannato all’assessorato all’Energia per aver abbandonato il procedimento di realizzazione degli adeguamenti a norma di legge previsti e finanziati nel 1991.
Ma la stessa società, però, non avrebbe “mai posto in esecuzione il giudicato”. Secondo la perizia del Ctu, il valore di Italkali “va determinato in 38.18 milioni di euro”, considerato che la partecipazione della Regione è del 56.6%, il valore della quota cessata è di 21.609.880 euro.
Il tribunale parla di un giudizio di “estrema complessità...connotato da numerosi pregressi contenziosi e pronunciamenti”. Per questo i giudici ritengono di “compensare le spese di lite” e che la partecipazione in giudizio degli assessorati all’Energia e all’Economia “assorbe il tema della corretta evocazione del soggetto titolato”, perché la Regione “a somiglianza dello Stato non ha una propria soggettività unitaria, facendo capo l’attività medesima ai singoli assessorati”.
Il tribunale ha dichiarato che il valore della partecipazione azionaria in Italkali Spa che spetta all’assessorato all’Economia della Regione è pari a 21.609.880 euro e ha condannato la società “a corrispondere detto importo”. L’opposizione alla richiesta di risarcimento danno di Italkali era stata promossa dall’allora direttore dell’Energia Tuccio d’Urso. Le spese del Ctu sono state poste a carico della società e degli assessorati “in misura uguale”.
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03 Luglio 2024, 20:41