Il turismo in Sicilia? Parla francese| Boom di pernottamenti nei b&b

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13 Ottobre 2018, 14:32

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PALERMO – Il turismo in Sicilia parla francese e snobba il lusso. E’ l’estrema sintesi dell’ultimo rapporto pubblicato dall’Osservatorio turistico della Regione siciliana. I dati si riferiscono al 2017 e segnano un clamoroso incremento in termini di arrivi e presenze sull’Isola e un boom delle strutture extralberghiere. I siciliani restano in Sicilia, gli italiani la scelgono, ma sono gli arrivi dall’estero che fanno battere ogni record. Le cifre parlano chiaro, il turismo sull’Isola segna un +7 per cento rispetto al 2016, raggiungendo un volume totale di 14 milioni di presenze turistiche. E questo solo per quanto riguarda i dati ufficiali Istat che non tengono in considerazione l”ampissima offerta non imprenditoriale, come ad esempio quella riconducibile agli affitti in locazione turistica. 

Le strutture ricettive in Sicilia. Palermo, Catania e Messina risultano essere le tre province con il maggior numero di strutture ricettive dell’Isola e a registrare il maggior numero di arrivi e presenze. Per quanto riguarda i classici alberghi è Messina, con il suo 25 per cento, a detenere il primato, segue Palermo con il 20 e Catania con il 10 per cento. Si difendono anche le provincie di Trapani, Ragusa e Siracusa che tra alberghiero ed extralberghiero riescono ad accogliere un livello di turisti che non ha nulla da invidiare alla città ai piedi dell’Etna. Resta indietro la provincia di Agrigento nonostante la sua grandissima attrattiva grazie alla presenza di opere e rovine di primissimo ordine. Fanalini di coda in assoluto le provincie di Caltanissetta ed Enna che offrono al turismo interno ed estero in totale appena 3mila posti letto per il settore alberghiero e 3mila in quello extralberghiero.

La quota maggiore di pernottamenti è stata rilevata nelle province di Messina e Palermo, che hanno attratto complessivamente il 44 per cento delle presenze dell’intero territorio isolano. Seguono le provincia di Trapani e Catania dove si concentra, rispettivamente, il 15,8 per cento e il 14,2 per cento delle presenze registrate nella Regione.

In generale, per quanto riguarda le strutture ricettive nel 2017 la Sicilia dispone complessivamente di quasi 7mila strutture per un totale di 203mila posti letto. Una cifra che fa segnare una crescita totale del 10 per cento rispetto all’anno precedente. La crescita esponenziale si ha però per quelle soluzioni alternative come campeggi, agriturismi, B&b, affittacamere e affini che coprono da sole oltre il 50 per cento dei posti letto complessivi e addirittura l’80 per cento della dotazione regionale di strutture extra-alberghiere. Come riportato dalla relazione dell’Osservatorio: “Nel corso dell’ultimo anno in Sicilia è stato registrato un incremento a doppia cifra per presenze in bed and breakfast (+23,9 per cento), ma non solo. Per gli alloggi in affitto a gestione imprenditoriale la crescita delle presenze è stata del 20,2 per cento, negli agriturismi del 15,8 per cento, nei campeggi e villaggi turistici del 14,4 per cento”.

Restano così indietro gli alberghi, in Sicilia 1.302 strutture che offrono 123.515 posti letto. La maggior parte è composta da soluzioni di qualità media, ovvero 3 stelle, su tutto il territorio seguono appena 385 unità a 4 stelle. Sensibilmente in crescita il numero di strutture, e di posti letto, a 5 stelle e oltre (+25,8 per cento) che oggi sono soltanto 39 in tutta la Sicilia. 

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Per il presidente di Federalberghi Nico Torrisi la questione è un po’ più complessa: “Apprezziamo moltissimo lo sforzo dell’osservatorio e confermiamo l’ottimo stato di salute del turismo in Sicilia – ha commentato – Siamo anche soddisfatti dei risultati raggiunti dal settore extralberghiero con i quali siamo apertissimi ad una collaborazione. Il problema resta il sommerso – ha sottolineato – chi non rispetta le regole e lavora in nero. Proprio per questo mi duole ammettere che i dati rilevati purtroppo non sono esatti. C’è un mondo sommerso che dobbiamo riuscire a portare alla luce. So che l’assessore Sandro Pappalardo è dalla nostra parte. Abbiamo avuto un incontro produttivo, arrivando alla conclusione che per combattere gli illeciti è necessaria una rivoluzione anche e strettamente tecnologica del comparto. Da amministratore delegato dell’aeroporto di Catania – ha concluso ironicamente – conosco bene i flussi dei milioni di turisti che arrivano in Sicilia. Non posso fare altro che chiedermi, ma dove andranno mai a pernottare tutti questi visitatori?”.

I flussi turistici dall’estero. Il 2017 ha toccato picchi di crescita per arrivi e presenze turistiche che per gli addetti ai lavori sfiorano quelle record del 2014, considerato il massimo storico. Per quanto riguarda gli arrivi, in termini assoluti, si parla di quasi 5 milioni di turisti, ovvero il valore più alto degli ultimi 5 anni. Si tratta per la maggior parte di visitatori stranieri che hanno fatto della Sicilia una delle mete europee più ricercate. Benché resti indiscusso il boom di B&b e soluzioni extralberghiere, i turisti esteri preferiscono soggiornare circondati da tutti i comfort che solo le classiche strutture alberghiere possono offrire. “Nel corso degli ultimi 10 anni – si legge nel report dell’Osservatorio regionale – la quota di turisti stranieri in Sicilia è cresciuta di 9,4 punti passando dal 39,9 per cento del 2008 al 49,3 per cento del 2017. Rispetto alle altre regioni d’Italia – continua – la Sicilia si piazza in decima posizione per numero di arrivi, con il 3,9 per cento dei turisti che hanno effettuato un viaggio in Italia e al tredicesimo posto per numero di presenze”.

Fra gli stranieri, i maggiori estimatori della Sicilia anche per il 2017 restano i francesi che rappresentano il principale Paese di provenienza dei turisti ospiti negli esercizi ricettivi. Seguono Germania con 310.316 arrivi (pari al 14,3 per cento degli arrivi stranieri e al 6,4 per cento di quelli complessivi), Stati Uniti e Regno Unito. Si sono accorti dell’isola al centro del mediterraneo anche i russi: “I 50.535 arrivi dalla Russia – sottolinea l’osservatorio – testimoniano una crescita del 58,7 per cento rispetto al 2016, sufficiente a far rientrare la nazione più grande del mondo tra le prime 10 per numero di arrivi in Sicilia, e rappresentano una quota pari al 2,3 per cento degli arrivi stranieri sull’Isola”.

Tra le province, restano in cima alla classifica Palermo, Messina e Catania, tengono le altre province, mentre l’Osservatorio registra una regressione per numero di presenze estere e arrivi per quanto riguarda Agrigento: “Si riduce nell’agrigentino il turismo italiano, -3,2 per cento, così come quello straniero, -5 per cento – si legge nella relazione – il cui flusso decresce ad un ritmo più veloce rispetto a quello dei nostri connazionali anche in termini di pernottamenti, con una perdita pari al 6,9 per cento”. Curioso il caso di Caltanissetta: benché la provincia resti negli ultimi posti per offerta di strutture ricettive, il flusso turistico nel 2017 è cresciuto e per quanto riguarda le presenze straniere assiste ad un’impennata di visitatori bulgari che occupano il primo posto nella graduatoria delle principali provenienze estere con una incidenza pari al 27,6 per cento sul totale delle presenze registrate nel comprensorio nisseno. Seguono i tedeschi e i clienti di lingua fiamminga nella misura del 19 per cento e del 10 per cento. 

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13 Ottobre 2018, 14:32

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