24 Ottobre 2017, 17:17
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ROMA- Per la seconda volta la Cassazione accoglie il ricorso di un uomo oggi sessantottenne che nel 1956, all’età di 7 anni, dopo essere stato sottoposto a vaccinazione antipolio (Salk) presso il Comune di Messina aveva contratto la poliomelite con grave invalidità alla gamba destra e che, dal 2005, ha iniziato la battaglia giudiziaria per ottenere dal Ministero della salute l’indennizzo previsto dalla legge 210/1992 per i danni da trasfusione che si applica anche ai casi provati di danni da vaccino.
Nonostante una precedente pronuncia a lui favorevole emessa dalla stessa Cassazione nel 2013, Nicola D., ha ricevuto, nel 2015, l’ennesima bocciatura da parte della Corte di Appello di Messina e ora gli ‘ermellini’ hanno affidato il riesame del caso alla Corte di Appello di Catania. Ad avviso dei magistrati messinesi, l’esito della ctu che “aveva ritenuto l’attribuibilità della poliomelite alla somministrazione di vaccino tipo Salk una mera probabilità, quantificabile nella misura del 1-2%” non consentiva di dare il via libera al risarcimento. Per la Cassazione “l’incidenza statistica” non basta per negare l’indennizzo.
Nel verdetto depositato oggi, la Cassazione bacchetta i giudici dell’appello bis perché “a fronte degli elementi significativi” – del presunto vaccino/polio – quali “il fatto che la sintomatologia paralitica è insorta dopo la somministrazione del vaccino nei tempi previsti dalla scienza, della inverosimiglianza del contagio per contatto e della affermata validità degli studi a sostegno delle difficoltà di inattivazione virale durante la prima produzione del vaccino” hanno invece deciso di “escludere la ragionevole probabilità scientifica dell’imputazione della poliomelite alla vaccinazione in considerazione dell’incidenza statistica”. L’aver fatto affidamento solo sulla circostanza che lo sviluppo della polio interessava al massimo l’1-2% dei vaccinati, secondo la Cassazione non basta “in carenza di specificazione dei presupposti in base ai quali è stata compiuta l’analisi statistica, della soglia statistica che occorrerebbe raggiungere nel caso in esame e di elementi che consentano di attribuire rilievo logico decisivo al dato numerico”. Ora a distanza di così tanti anni da quando, appena ragazzino, Nicola D. perse l’uso di una gamba, nuovi magistrati dovranno occuparsi di dargli finalmente l’indennizzo che da dodici anni sta invano domandando dopo aver trascorso un’intera vita da invalido.(ANSA).
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24 Ottobre 2017, 17:17