21 Maggio 2024, 07:10
1 min di lettura
Potremmo scrivere che è quasi finita, anche se la speranza è l’ultima a morire, dopo che il sipario è calato mestamente su Palermo-Venezia, con la tristezza dei tifosi rosanero, nel ritorno a casa.
Potremmo scrivere che il Venezia, a Palermo, ha legittimamente – secondo logica dello sport – rovinato la festa rosanero, con un gol dei tanti che si sono visti quest’anno: una sintesi tra una prodezza e una grande parata mancata. Una festa rovinata, sì, con l’indecorosa parentesi del lancio di oggetti da parte di qualcuno.
Potremmo scrivere della speranza che aveva animato un’intera città, da giorni. Una capitale derelitta, per troppi anni, che, almeno, nel calcio, vorrebbe rifarsi gli occhi e il cuore. Tanti, ieri sera, nel magico catino dello stadio, aspettavano di celebrare un’epica che purtroppo non è arrivata.
E potremmo scrivere di tutto. Del maggiore coraggio che, forse, ci sarebbe voluto, in una partita, comunque, generosa. Perché, errori a parte, non c’è uno che non abbia messo l’anima tra i denti e il cuore tra le scarpe, per correre più veloce del vento. Senza riuscirci.
Ma c’è un momento in cui l’analisi, il raziocinio, tutte le cose rotonde e corrette che servono per un commento… C’è un momento in cui sono superate dal sentimento che appartiene a tutti.
Ecco perché scriviamo: caro Palermo, non hai niente da perdere. Vai a giocartela, al ritorno, in condizioni proibitive, con l’animo leggero di chi non deve temere nulla, perché parte da zero, dalla sconfitta, dal pronostico avverso. Lo scenario perfetto per un miracolo.
Pubblicato il
21 Maggio 2024, 07:10