Il vicino della porta accanto | Ecco la nostra rovina

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12 Febbraio 2019, 16:04

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No caro presidente Musumeci, stavolta non siamo d’accordo, o meglio, potremmo esserlo solo a condizione di dirla papale papale. Mi riferisco a quanto da lei dichiarato alla recente convention dei Lions siciliani: “A volte noi siciliani facciamo di tutto per apparire nemici della Sicilia, con la rassegnazione, lo spirito anarcoide, il familismo che ci caratterizzano e che ostacolano ogni tentativo di cambiamento e di crescita”.

Vero presidente, ma probabilmente non sono questi difetti la causa di decenni di marginalità e di sottosviluppo e oggi della migrazione di migliaia di giovani che non vedono alcun futuro a rimanere nella propria terra. La ragione la troviamo piuttosto sintetizzata nelle parole dell’ex procuratore generale della Corte dei conti Pino Zingale nell’ampia e interessantissima intervista rilasciata dal magistrato contabile al direttore Accursio Sabella: “La nostra isola è stata per decenni terra di clientele dove la politica più che perseguire il bene comune ha cercato di gratificare il vicino della porta accanto”.

Ecco il nodo della questione. La politica invece di perseguire il bene comune ha cercato di gratificare il vicino della porta accanto per il semplice motivo che una buona percentuale dei siciliani in cambio di un favore ha scelto di votare l’amico, il cugino o addirittura il peggio del peggio senza guardare alla qualità etica e professionale dei candidati, fino ad accettare gli abissi melmosi della connivenza con la mafia di esponenti del Palazzo.

C’è una stretta correlazione tra la cattiva politica e la ricerca continua della cortesia personale indipendentemente dal benessere della comunità se non in suo danno, una connessione intima tra cattivi politici e cattivi elettori.

Se vuoi buona politica entrando nella cabina elettorale devi anteporre l’interesse generale a quello privato, se vuoi buoni politici devi essere intanto tu un buon elettore. Tertium non datur.

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Dovrebbe essere la politica a svolgere una funzione quasi pedagogica nei confronti degli elettori o devono essere gli elettori a rivoluzionare il modo di selezionare la classe dirigente all’interno delle istituzioni? Bella domanda a cui i gentili lettori potranno dare una risposta se vogliono. Certo è che i fatti ci insegnano qualcosa. I nostri ragazzi emigrano e se ciò accade la colpa è esclusivamente di noi adulti che abbiamo barattato il loro benessere e le loro giuste aspettative con le nostre convenienze contingenti sapendo perfettamente che fare anticamera dal politicante di turno per una concessione edilizia o una licenza commerciale, per una raccomandazione al colloquio di lavoro, un contributo o un ricovero ospedaliero era e rimane la maniera più abietta per oscurare definitivamente gli orizzonti di vita delle nuove generazioni, per massacrare diritti e giustizia, per rinunciare allo status di cittadino e marcire nella suburra dei sudditi.

Chi deve cominciare a cambiare finalmente le cose? Qui, caro presidente Musumeci, soccorre un’altra significativa frase da lei pronunciata: “Dal parlamento regionale mi aspetterei meno ostilità e più collaborazione, quando mi muovo nei palazzi del potere non so mai chi sia il cortigiano e chi il cospiratore”. Una triste realtà che indica come la politica in senso nobile, magari semplicemente normale, sia morta da un pezzo lasciando campo aperto ai giochi di partito, corrente, fazione corporazioni e lobby.

Un presidente della Regione, per giunta di una regione con ampia autonomia, eletto direttamente dal popolo seppure con una maggioranza risicatissima non può tollerare il ricatto quotidiano di cortigiani e cospiratori che si scambiano nel ruolo a seconda delle convenienze del momento. Deve volare alto e indicare gli impegni assunti con gli elettori come unico obiettivo dell’attività di governo e del parlamento regionale, soprattutto in un momento assai critico in cui occorre procedere a tagli dolorosissimi per rientrare da un pesante disavanzo provocato dalle dissennate scorrerie finanziarie del passato.

Non è possibile percorrere il sentiero virtuoso della buona politica imperando invece ostilità, cospiratori e cortigiani? Bisogna decidere allora se subire o imprimere una forte accelerazione andando oltre una maggioranza che si dimostra infedele verso gli elettori, con una base programmatica di punti chiari per affrontare almeno alcune delle gravi emergenze che attanagliano la Sicilia. Oppure dimissioni e tutti a casa. Il resto è vivacchiare e lei non mi sembra il tipo.

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12 Febbraio 2019, 16:04

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