27 Novembre 2020, 06:01
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PALERMO – “Negativo! Posso affermare per la prima volta nella mia vita che qualcosa di negativo sia assolutamente positivo. Sì, siamo finalmente fuori da questo incubo!”. L’incubo si chiama Covid-19 e ad averlo vissuto, raccontandolo nei particolari, è Nunzio Borino. Quarant’anni, professione dj, la Sicilia balla sui suoi dischi ormai da decenni; stavolta però veste panni ben diversi, quelli di chi è stato maltrattato, ferito e stravolto dal coronavirus. La malattia ha contagiato lui, sua madre, sua moglie, sua figlia e anche sua sorella, ma soprattutto gli ha portato via il papà.
Borino ha reso tutto pubblico, a cuore aperto, in una sorta di personalissimo diario su Facebook e poi in un video realizzato per Tagadà, programma televisivo in onda su La7. Un racconto senza peli sulla lingua con un messaggio di fondo ben chiaro: “Non passerà giorno che con la mia testimonianza non cercherò di trasmettere un messaggio costruttivo e importante”.
Gli esiti del tampone fanno finalmente sorridere il dj palermitano, ma il ricordo di quell’8 novembre vivrà per sempre in lui: “Ho scoperto di essere positivo al Sars-Cov-2. È stata una doccia fredda – scriveva quel giorno su Facebook –. Federica, mia figlia e io siamo adesso in isolamento domiciliare; purtroppo ci siamo beccati il maledetto Covid-19 tutti e tre, e non ci capacitiamo come sia potuto accadere dato che in questi giorni siamo stati davvero attenti a evitare contatti e utilizzare le dovute precauzioni. Non si tratta di una semplice influenza ma di qualcosa di più subdolo che ti si annida dentro e quando pare darti tregua si ripresenta più forte di prima”. Un fulmine a ciel sereno che trasforma la quotidianità di tutta la famiglia senza chiedere permesso: “In un istante cambia tutto – rifletteva Borino nei giorni seguenti –. I primi sintomi, tu ti ammali, i tuoi affetti più vicini seguono a ruota; chi più chi meno, e in ben che non si dica siete tutti nella stessa terribile tremenda situazione: tampone positivo, il buio”.
Così avviene tutto quello diverse testimonianze ci hanno già abituati: “Contatti il medico curante: ‘Prenda questo e quest’altro!’. ‘Dottore, pare la stessa cura per l’influenza!’. Esatto, perché quel buio di cui parlavo vale per molti aspetti – si legge in un’altra ‘pagina’ del diario social di Borino –. Immuni? Meglio farsi una grande risata. Asp, Usca? ‘Si, dovrebbero contattarvi e venire, più o meno ma non si sa quando…’. Bene. E nel frattempo nonostante la stanchezza che ti opprime, al buio, dormi due ore a notte a causa dei dolori lancinanti, fastidiosi, di cui non hai memoria. Malessere, tanto”.
Il buio di cui parla il protagonista avvolge tutta la famiglia, ma insidia in particolare papà Cesare di 72 anni. L’uomo viene ricoverato con una polmonite interstiziale a entrambi i polmoni, gli viene fatto indossare il casco ‘cpap’, viene imbottito di farmaci fortissimi. “Dopo sole 24 ore come un bimbo mi implora via WhatsApp di andarlo a salvare – aggiungeva il figlio Nunzio, impotente – e nel buio con le mani legate non sai se lo potrai abbracciare ancora una volta. Ci credevi o no, ti ritrovi inesorabilmente in questa situazione paradossale. Non hai molta scelta, tranne quella di stringere i denti cercando le forze che ti rimangono per prenderti cura di chi hai accanto. Non è facile, nulla lo è”.
Così scriveva il 12 novembre Borino. Il padre è conosciuto e amato in città, e in breve tempo Nunzio viene travolto da messaggi di affetto e vicinanza. Ma la logica del Covid non è quella delle relazioni umane, e presto arrivano le parole che gelano il sangue: “Papà purtroppo non ce l’ha fatta”. Il suo cuore ha smesso di battere nella notte fra l’11 e il 12 novembre, ma al momento del post precedente suo figlio non lo sapeva ancora.
La famiglia cerca di farsi forza, fra distanze obbligate e sintomi che si attenuano. Il lutto non interrompe la battaglia di sensibilizzazione in prima linea. Anzi. “Le medicine e i tanti integratori, 11 in tutto, iniziano a fare finalmente il loro effetto”, racconta Nunzio Borino il 15 novembre, poi rilancia: “E voi? Non abbiate paura di dichiarare la vostra positività al virus. La trasparenza e la tempestività in questi casi può solamente essere un bene per scongiurare un terribile effetto a catena. Se siete venuti a contatto con un soggetto positivo vi consiglio di evitare sistematicamente il test sierologico, che serve esclusivamente a conclamare la presenza di anticorpi che si creano nel tempo e non immediatamente, e di sottoporvi innanzitutto al tampone rapido per comprendere immediatamente il vostro stato”.
“Successivamente isolatevi per qualche giorno – consiglia ancora – e a distanza di cinque-sette giorni ripetete il tampone, questa volta molecolare, scongiurando così un possibile errore del primo. Il tampone rapido con mia sorella ha fatto questo brutto scherzo – ammette –. Sì, adesso anche lei è positiva e in isolamento domiciliare; si sta già prendendo cura di sé e del suo piccolo in grembo. Nonostante tutto oggi è una gran bella giornata di sole. Papà mi sorride e io sorrido a lui”.
Ci vorranno una ventina di giorni in tutto per arrivare alla fine del calvario e quindi al post con cui comincia questo articolo. Il dj ne è uscito provato ma consapevole di avere nuove responsabilità. Fra queste, quella legata alla donazione del plasma iperimmune, la cui efficacia continua a essere dibattuta ma che oggi figura tra le chances per salvare chi è pesantemente colpito dal Covid: “Io ci credo! Provare a donarlo sarà la prima cosa che farò non appena in mio potere. Oggi il contributo di ognuno di noi è assolutamente determinante, dono indispensabile, unica e preziosa arma che giorno per giorno può aiutare l’intera comunità a contrastare questo virus beffardo”.
Perché in fondo il termine ‘positivo’ continua a conservare belle accezioni. Ma la storia ha anche lati oscuri, che secondo Nunzio Borino agevolano il proliferare del Covid e per questo andrebbero rivisti nell’immediato. “Alzi il telefono e trovi porte chiuse – dice a Live Sicilia, ormai guarito –. Asp, Usca, fonti ufficiali di informazioni e consigli sanitari: non ha risposto nessuno. Per ricevere attenzione ho dovuto mandare una mail e una pec a ogni indirizzo possibile, alle quali ho ricevuto risposta entro 24 ore, ma in situazioni di grande emergenza 24 ore sono tante. E come dicevo anche su Facebook, non ho neanche potuto utilizzare Immuni: l’app si dovrebbe interfacciare automaticamente con l’Asp per segnalare la mia positività ai contatti con cui ho avuto a che fare, anonimamente. Questo non è mai avvenuto. Per Immuni non sono mai esistito. La mia testimonianza non deve solo far riflettere sul fatto che col virus non si scherza, vorrei che servisse a capire che ci sono dei meccanismi burocratici e sanitari fin troppo farraginosi”.
Anche per il quarantenne dj palermitano, come per tutti, il prossimo Natale avrà un sapore inedito. “Direi che sicuramente per me un Natale non ci sarà – spiega – ma se guardo alla nostra regione, o al nostro Paese in generale, ho paura di cosa succederà. Parlando per la mia esperienza professionale, ultimamente i locali dove lavoravo io erano e sono praticamente chiusi. Lungi da me quindi dire che le regole non c’erano: le regole c’erano, mancava chi le facesse rispettare. E così locali e discoteche sono stati chiusi, ma fino a pochi mesi fa erano diverse le zone nel centro storico di Palermo abbondantemente frequentate da centinaia di persone, senza distanziamenti o mascherine. Le cose non hanno funzionato in estate e ho paura che tutto possa succedere di nuovo per Natale”.
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27 Novembre 2020, 06:01