25 Luglio 2024, 06:30
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PALERMO – Lui – in oggettivo omaggio al suo cognome – il colpo d’ala lo ha dato. In Europa c’è andato davvero: così si dice, come se non ci fossimo già. Lo aveva promesso. Marco Falcone, ex assessore all’Economia del governo Schifani, guarderà il passaggio di consegne di oggi, con l’insediamento del neo-assessore Alessandro Dagnino, dalla prospettiva di un seggio lontano, ma non così tanto.
Il politico catanese aveva ribadito, in una chiacchierata pre-elettorale con LiveSicilia: “Io, nel caso (di elezione, ndr), resterei a Bruxelles, non c’è dubbio. L’Europa è il luogo da cui passano le decisioni sul 75 per cento delle cose locali”.
Detto e realizzato, con conseguente cronaca della coerenza, ma tenendo presente un fatto arcinoto a tutti. Le ultime consultazioni europee sono apparse sicilianissime e con il travestimento dell’Europa. Perché – nello scacchiere delle ambizioni – hanno avuto il compito non secondario di saggiare i rapporti di potenza, per esempio, all’interno di Forza Italia.
La strategia imperava, in quei giorni convulsi, con qualche palese contraddizione. Tanto che lo stesso Falcone fu ‘battezzato’, con Caterina Chinnici, da Gianfranco Miccichè, perché – a buon intenditor – ‘il nemico del mio nemico è mio amico’, nonostante un virulento scontro verbale, consumato, in precedenza, tra i due (“Gianfranco, te ne devi andare a casa!”).
E rimangono lì, quei risultati, il gruzzoletto di voti da esibire, in un divenire dagli esiti imponderabili. Sono puntate, scommesse che daranno frutti più o meno sperati. In questa Sicilia che indossa i suoi vestiti di sempre.
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25 Luglio 2024, 06:30