I verbali di Cosenza: |”Fusto di olio nella Mercedes”

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09 Marzo 2016, 12:59

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CATANIA – La sera del 10 maggio 1996 in via Quintino Sella a Catania alcuni colpi di pistola riecheggiarono nella zona. Pochi minuti dopo le sirene della polizia. E poi i flash degli uomini della Scientifica che hanno immortalato il cadavere di Gino Ilardo. Il corpo sull’asfalto accanto alla Mercedes scura. Un particolare emerge dalle foto: all’interno del bagagliaio della vettura c’era un fusto di quelli usati per il trasporto dell’olio. Un dato irrilevante, ma che diventa importante se collegato alle dichiarazioni rese da Giacomo Cosenza durante l’interrogatorio del 6 marzo 2012, i cui verbali sono stati acquisiti nel processo in corso davanti alla Corte d’Assise presieduta da Rosario Cuteri e che vede alla sbarra Giuseppe Piddu Madonia, Vincenzo Santapaola (figlio di Salvatore), Benedetto Cocimano e Maurizio Zuccaro.

Giacomo Cosenza, collaboratore di giustizia e ex componente del gruppo di Orazio Privitera (vertice degli Sciuto Tigna, fortissimi alleati dei Cappello Carateddi), racconta che la sera stessa del delitto era nell’azienda agricola (lo chiama ranch) di Gino Ilardo tra Catania e Lentini. Oltre alla vittima sarebbero stati presenti Alfio Aiello, Salvatore Gullotta, Giovanni Parisi, Melo Rannisi, Pippo testa nica D’Amico, Pippo Barbagallo detto u perigno e Pippu U Biando. Cosenza li indica come i componenti del gruppo di Ilardo con cui “facevano affari nella piana di Catania”. Alfio Aiello è proprio l’uomo che gli avrebbe presentato il cugino di Piddu Madonia a dicembre del 1995. Ad un certo punto, Ilardo – secondo Cosenza – va via dal ranch perchè “aveva un appuntamento”. Nella Mercedes – o meglio nel bagagliaio – racconta il collaboratore ci sarebbero state delle lattine di olio che provenivano da un furto commesso in precedenza. E come detto dai fotogrammi risulta che nel bagagliaio ci fosse proprio un fusto per contenere l’olio. Il Gip Marina Rizza nell’ordinanza di custodia cautelare scrive che questo dato “di per sé irrilevante, conferma l’assoluta attendibilità intrinseca di quanto riferito da Cosenza”. Nei verbali acquisiti l’ex componente degli Sciuto Tigna racconta di un controllo dei carabinieri dopo l’omicidio di Gino Ilardo nella sua azienda agricola. Sarebbero andati nel ranch della vittima dopo un furto di rame a Militello in Val di Catania. Durante l’azione criminale sarebbe arrivata una telefonata da Pippo u biondo che sarebbe stato avvertito dal padre di Ilardo che “Gino era cascato”. Alfio Aiello dopo l’omicidio si sarebbe reso latitante perchè temeva che si fosse aperta una faida interna all’organizzazione ma durante un vertice a Piazza Armerina sarebbe stato chiarito che il delitto “era una cosa interna”.

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Il pm Pasquale Pacifico ha rinunciato all’esame del collaboratore. Gli avvocati della difesa, in particolare Giuseppe Rapisarda che assiste Maurizio Zuccaro, hanno iniziato il controesame del teste che però è stato sospeso per visionare un altro verbale citato nell’ordinanza di custodia cautelare del 2003, quando Cosenza è stato interrogato dai pm Vincenzo D’Agata e Giovannella Scaminaci. Il 22 marzo Cosenza – che sarà presente in aula per evitare problemi con il collegamento in videoconferenza – risponderà alle domande degli avvocati.

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