08 Gennaio 2016, 08:30
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PALERMO – A Coccaglio con chissà quale spirito. Regna l’incertezza intorno al Palermo dopo quello che è accaduto in 36 ore al limite dello psicodramma. Il tutto era iniziato con l’ennesimo passo falso interno, questa volta contro la Fiorentina. Una sconfitta che si poteva mettere nel conto, trovandosi al cospetto di una squadra che sin qui ha messo in mostra un calcio di qualità che ha portato in dote 38 punti e un secondo posto meritato. Discutibile, invece, l’atteggiamento mostrato nell’arco dei novanta minuti dai rosanero. Le strade di Ballardini e del club di viale del Fante che si separano e si ricongiungono nello spazio di poche ore, nell’incipit di un 2016 apertosi esattamente come si era concluso l’anno appena mandato in archivio: perdendo.
Netta la differenza di valori tra la squadra allestita in estate da Zamparini e i viola di Ilicic, non più sorpresa ma solida certezza che oscilla tra il sogno di uno scudetto comunque difficile da agguantare e una concreta aspirazione a centrare una qualificazione Champions che renderebbe giustizia all’ottimo lavoro portato avanti da Paulo Sousa, protagonista del calcio europeo tornato in Italia nelle vesti di allenatore. Palermo bocciato dal risultato e dai fischi impietosi del “Barbera”, credibilità persa al cospetto di tifosi disorientati, quasi increduli dinanzi a una successione di eventi priva di criterio. Tra due giorni è di nuovo campionato, con spareggi da bollino rosso per i deboli di cuore.
A cominciare da quello in programma domenica al “Bentegodi” contro un Verona che cercherà di chiudere nel migliore dei modi il girone d’andata prima di giocarsi il tutto per tutto nelle diciannove partite successive al giro di boa. Dopodiché sarà la volta del match a Marassi contro il Genoa. Due trasferte delicate e con limitati margini di errore, se non addirittura nulli. Per non perdere di vista l’obiettivo della salvezza. Tra un esonero e un passo indietro, Zamparini ha anche manifestato l’intenzione di fare la propria parte durante la finestra invernale del calciomercato. Salvo ripensamenti, verrebbe da aggiungere.
Al netto dell’esotica illusione di fine 2015 che porta il nome e il cognome di Manuel Arteaga, neppure convocato contro la Fiorentina, sta per scoccare il momento di Cristante, chiamato a prendere le redini di un centrocampo rimasto orfano di pedine importanti dopo l’addio di Rigoni e la rottura con Maresca, destinato a lasciare la Sicilia insieme a El Kaoutari, seppur per mete differenti. Sensi rimane sullo sfondo, almeno per il momento. E poi c’è il sogno proibito dell’attaccante voluto dal patron, le cui dichiarate intenzioni di rilancio hanno scaldato il cuore del tifo soltanto sino a un certo punto. Il popolo rosanero aspetta di vedere cosa accadrà, prima di sbilanciarsi. Ribaltoni in panchina e operazioni di mercato: l’obbligo, tuttavia, rimane quello di fare punti.
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08 Gennaio 2016, 08:30