15 Agosto 2014, 10:49
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CATANIA – Uno sfregio a uno dei più grandi edifici di culto cattolico della Sicilia. Ma anche un segnale di degrado culturale cui occorre porre rimedio. E’ stata vandalizzata la chiesa di San Nicolò l’Aena, in piazza Dante. Scritte romantiche – “Vuoi essere la mia regina?” – da qualche giorno campeggiano infatti sulla facciata incompiuta del monumento. Una “ferita” non solo al tempio edificato dai monaci benedettini, ma a tutta l’arte e la cultura, come evidenziato da Ciccio Mannino, presidente dell’associazione Officine Culturali che ha denunciato l’accaduto chiedendo all’assessore alla Bellezza, Orazio Licandro, di fare qualcosa per salvaguardare un bene inestimabile. Ma soprattutto, chiedendo di attivare un percorso virtuoso – lungo e non certo facile – per fare in modo che il patrimonio pubblico sia percepito come “di tutti” anziché “di nessuno”.
Lo scrive a chiare lettere sul suo blog. “Dopo cinque anni di educazione al patrimonio culturale, dopo due decine di migliaia di ragazzi e bambini che hanno usufruito dei servizi di Officine Culturali presso il Monastero dei Benedettini, delle attività e delle idee dei suoi operatori, dopo tutto questo forse è arrivata la sfida più difficile, per noi e per chi come noi fa il nostro lavoro. Spiegare e convincere degli adolescenti che la facciata di una chiesa non è una lavagna bianca su cui appuntare i propri messaggi sentimentali, una smisurata piattaforma social in pietre e marmo con cui comunicare i propri amori, condurre questa operazione non sarà per nulla facile”.
Secondo Mannino, dunque, non si tratta di reagire di fronte ad atti di questo tipo con la repressione – o meglio, non solo – ma servirebbe educare la città e i suoi abitanti a rispettare quello che appartiene a tutti. A cominciare dagli adolescenti e dai giovanissimi. “E sì che si potrebbe parlare con questi ragazzi, spiegando che è una questione di decoro urbano, e che no, non si scrive su una chiesa – scrive ancora Mannino. Ma la questione è un’altra e no, non si risolve con repressione e blanda opera di rimprovero. Eh no, perché la questione è proprio un’altra, ovvero di chi sono quelle pareti, cosa c’è dietro quelle pareti, cosa c’è sotto quelle pareti”.
Per evitare che chiunque apponga un “marchio” in ciò che considera di nessuno, secondo il presidente di Officine Culturali, occorrerebbe fare in modo che il quartiere in primis, e la città poi, tornino a sentirsi comunità, trovino spazi comuni e vivano i luoghi culturali e monumentali sentendoli parte integrante della loro storia, delle loro radici. “Veniamo da un anno pesantissimo di segno opposto – continua Mannino – in cui un nobile tentativo di realizzare in piazza Dante un mercatino dell’usato ordinato e civile si è trasformato di fatto in una baraccopoli sabato-domenicale piena di abusivi e merce di dubbia provenienza, oltre che animata da pratiche spesso illegali e allucinanti”.
“Questo pessimo esempio, insieme all’assenza di una educazione al patrimonio diffusa e inclusiva, creano vuoti che vengono riempiti da atteggiamenti che solo a noi risultano incoerenti e pericolosi. Scrivere su un muro è visto come un mezzo di comunicazione, non un danno alla storia, al patrimonio, al resto della collettività, alla propria comunità. Allora è ora di intervenire, perché il problema non è solo della facciata della chiesa, ma anche del Giardino di via Biblioteca, della piazza Vaccarini, e poi della chiesetta dell’Idria, del Bastione degli Infetti e della Purità, lasciati al degrado da decenni. L’incuria produce degrado e abitudine al degrado. L’abitudine al degrado – conclude – crea società cattive”.
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15 Agosto 2014, 10:49