Impegno e politica all’Università |Ecco il mondo delle associazioni

di

24 Maggio 2015, 17:00

3 min di lettura

CATANIA – Gruppi più o meno formali, politicizzati o no, tutti composti da persone fiduciose nelle possibilità che l’università potrebbe offrire. LiveSiciliaCatania ha dialogato con alcune tra le principali associazioni universitarie catanesi, cercando di coglierne differenze e comuni finalità. Ognuno, partendo da premesse differenti, si impegna a realizzare questa idea.

Orbis nasce nel 2011 presso Scienze Politiche. Orazio Arena, ex presidente, spiega come l’associazione offra servizi: dal disbrigo pratiche all’assistenza nel percorso di studi, partecipando anche a iniziative di volontariato e attivismo civile. “Abbiamo superato lo schema associativo; l’apertura del nostro CAF, gestito da volontari, è un punto di partenza verso l’intero territorio. C’è uno sportello giovani, uno di assistenza legale, quello per gli alloggi e intendiamo aprirne un altro per gli immigrati. Sono parte integrante del tessuto sociale; sarà un contributo alla comprensione del fenomeno migratorio”.

Orbis s’impegna a contrastare il problema degli affitti in nero, chiedendo appositi contratti per studenti; per loro ha realizzato una carta servizi impiegabile in vari esercizi commerciali. ”Vediamo la politica come strumento funzionale ai cambiamenti”, prosegue Arena: “e vogliamo operare per la legalità partendo dall’interno della istituzioni e poi verso l’esterno.”

Per Antonio Kory, ex vicepresidente di Azione Universitaria, la parola chiave è meritocrazia. “Siamo una struttura gerarchica, una ‘destra progressista’ che, in vent’anni di mutamenti fino all’attuale PDL, ha mantenuto rotta costante. Schieriamo rappresentanti nei corsi di laurea e presso gli organi superiori. Tra le molte battaglie per l’organizzazione, una è quella per ll’aumento delle borse di studio. Nel 2008, per far fronte all’esaurimento dei corsi a causa del cambio di denominazione, abbiamo premuto perché si aprissero gli appelli straordinari anche agli studenti in corso che risultavano indietro. Altra questione, l’attribuzione dei punti-tesi in modo tale da equiparare i vari dipartimenti”.

Articoli Correlati

Differente il collettivo Kaos. Illustra il portavoce Pietro Greco: ”Da un anno ci muoviamo in un ambiente dove, soprattutto per sfiducia, si è quasi smesso di far politica: autorganizzati, autofinanziati, autonomi da sindacati, partiti e gerarchie”. Kaos ha organizzato un cineforum e incontri controinformativi: sul MUOS, i retroscena dell’Expo milanese e altri temi propri alla sinistra antagonista, ma anche d’interesse pubblico. Nell’intendere l’università, Greco è lineare: “Un luogo dove trovare orientamento, aperto alle autorganizzazioni, snellita la burocrazia. Puntiamo sulle mobilitazioni autunnali contro l’aumento delle tasse, per la questione alloggi e la creazione di spazi autogestiti”. A

lla sinistra sindacale appartiene l’Unione Degli Universitari, vincente nel 1999 nel limitare il numero chiuso a Medicina, Scienze per la formazione primaria e Architettura. “Le riforme Gelmini hanno determinato blocchi di turn-over della docenza, sottofinanziamento delle università e numero programmato per tutti i corsi di laurea. E si sono persi circa ventimila iscritti; quello catanese, poi, è il secondo ateneo italiano per numero di fuoricorso”. Così esordisce Giuseppe Campisi, coordinatore UDU.

Il sindacato opera soprattutto tramite ricorsi: spiccano quelli contro i test d’ammissione. “Non valutazioni, ma…terni al lotto! Siamo riusciti ad inserire a Medicina 300 ragazzi in sovrannumero; certi docenti li hanno malamente intralciati finché non è emersa la loro oggettiva capacità. A Dicembre 2015 la sentenza definitiva del Tar regolarizzerà il loro status, ma l’antidemocraticità del sistema è evidente”.

Controcampus  è radicata a Giurisprudenza. Il presidente Alessandro Lìpera lamenta la scarsa cultura politica della generazione attuale; e corsi di formazione politica si tengono presso l’associazione. Ma, si precisa, “L’istruzione non va ideologizzata, la rappresentanza studentesca deve far fronte comune”. Un obbiettivo è istituire il tirocinio anche a Giurisprudenza: “L’università non prepara alla libera professione, che comporta anche un ruolo sociale”, continua il presidente, ”ore retribuite di tirocinio dovrebbero svolgersi presso tribunali o studi legali nei quali non lavorino docenti universitari”. Per adesso le attività associative, tra cui iniziative di riqualificazione territoriale, sono rallentate dalle sessioni d’esami, ma altro sembra prepararsi per i prossimi mesi.

Pubblicato il

24 Maggio 2015, 17:00

Condividi sui social