08 Maggio 2014, 14:08
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PALERMO – Dopo 7 anni ha ripreso posto alla stessa scrivania del call center della Wind grazie a una sentenza, resa dalla sezione Lavoro della Corte d’Appello di Palermo, che ha costretto l’azienda a reintegrarla a tempo indeterminato. Ad aver vinto il ricorso, portato avanti dalla Slc Cgil, è una lavoratrice, allora ventiseienne, impiegata dal giugno 2007 al 2008 al call center di via Lanza di Scalea in “somministrazione”, contratto atipico assai diffuso in quegli anni per il personale reclutato dalle agenzie interinali.
Valentina Mazzarella, oggi 33 anni, ancora non riesce a crederci: dei 20 ricorrenti in appello, lei è la prima a vincere. In primo grado le cause, patrocinate dalla Cgil, con l’assistenza dell’avvocato Pietro Vizzini, erano state rigettate. “Eravamo tutti increduli, perché la causa si è trascinata per lungo tempo. Ma abbiamo dato fiducia al sindacato e al nostro avvocato. Oggi mi sento ripagata – dice Valentina Mazzarella, che in questi anni si è sposata e ha lavorato come segretaria nella ditta del marito -. Sono stata accolta benissimo da tutti, ho recuperato la mia dignità. I miei ex colleghi, ma anche i vertici dell’azienda, mi hanno accolto in modo meraviglioso: evidentemente avevo lasciato un buon ricordo”. E’ ritornata a svolgere il suo part-time di 5 ore, con la stessa qualifica di impiegata di quarto livello di allora.
Una decisione che costituisce un precedente. Secondo i giudici, le cui motivazioni della sentenza (è la numero 584) sono state depositate nei giorni scorsi, la società di Telecomunicazioni avrebbe impiegato la lavoratrice in maniera “illegittima”, facendo ricorso ai “somministrati” per far fronte a problemi organizzativi, dovuti a un surplus di lavoro, ma senza legare i contratti a un’esigenza specifica. Un meccanismo smontato dai giudici. “Grazie a questa vittoria e al prezioso e indispensabile lavoro svolto da Pietro Vizzini, continueremo adesso con una marcia in più a contrastare la prassi, illegittima, ma sempre più diffusa nei call center, della impropria utilizzazione dei contratti atipici, con l’obiettivo di ristabilire i diritti che la legge riconosce a tutti i lavoratori”, afferma il segretario della Slc Cgil Maurizio Rosso.
La sentenza ha avuto immediata esecutività: la centralinista già dal 27 marzo è tornata al lavoro. Il dispositivo, che sanziona l’azienda per aver utilizzato in maniera illegittima la centralinista, riconosce alla lavoratrice il tempo indeterminato a decorre dal 2 novembre del 2007. Sono state riconosciute 5 mensilità pregresse. Alla Wind di Palermo in quegli anni erano transitati 130 lavoratori col contratto di somministrazione, per un periodo lavorativo durato circa un anno e mezzo. In seguito, a livello nazionale, con un accordo sindacale, si era dato il via ad alcune stabilizzazioni, per un totale di 90 unità ripescate da tutto il bacino di ex lavoratori precari Wind, tra cui trenta palermitani. Da qui la decisione degli esclusi di avvicinarsi al sindacato, contestando la modalità della selezione, in assenza di graduatorie. I legali decidono così di procedere con le cause, risalendo alla radice del rapporto di lavoro e mettendo in discussione la legittimità dei contratti di somministrazione. I ricorsi vengono presentati nel 2011, alla chiusura dei percorsi di stabilizzazione. “In primo grado – spiegano i legali – è stata sollevata la pregiudiziale del tempo percorso. Mentre la Corte d’appello è entrata nel merito e ha dato piena ragione alla tesi sull’illegittimità dei contratti”.
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08 Maggio 2014, 14:08