11 Settembre 2014, 13:25
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PALERMO – Non c’è pace nella Formazione siciliana. Adesso, anche la vicenda del bando “Prometeo” finisce in Procura. La Procura di Siracusa, per la precisione, visto che la questione riguarda un avviso del Ciapi di Priolo. “Tante, tra le persone inserite nell’elenco degli ammessi, non avevano i requisiti minimi”. Questa la denuncia di due ex dipendenti di un ente di Formazione, assistite dall’avvocato Dario D’Agostino, inserite nella graduatoria del progetto. Un esposto, quello presentato ai magistrati aretusei, con il quale vengono denunciate furbizie e omissioni. Ovviamente tutte da dimostrare.
“Dall’esame delle graduatorie provvisorie pubblicate il 20 marzo del 2014 sul sito del Ciapi di Priolo – si legge nell’esposto – si constatava che alcuni degli idonei, inspiegabilmente risultavano inseriti in graduatoria, pur non riunendo il requisito indispensabile alla partecipazione, cioè non essere inseriti in percorsi formativi (in parole povere licenziati a seguito delle varie vicissitudini degli enti”.
Il bando “Prometeo” è stato pubblicato dal Ciap il 20 dicembre 2013 e punta a “investire” parte delle somme del “Piano giovani” per l’avvio dei corsi di Formazione del 2013-2014. In particolare, la somma stanziata è di 35 milioni (33,3 milioni per gli ambiti Forgio e Fas e 1,7 milioni per l’ambito Fp). Il bando prevede assunzioni a tempo determinato per la durata di 7 mesi – ulteriormente prorogabili per eccezionali esigenze – destinato a personale da impiegare per lo svolgimento dei corsi. In particolare, la Regione cerca 1415 persone, così distribuite: 60 responsabili di processo, 321 tutor, 182 segretari didattici, 182 segretari amministrativi, 156 ausiliari, 514 formatori nelle aree giuridico-economica, scientifica, informatica, lingue straniere e tecnico professionale.
Tra i requisiti per partecipare al bando – ed è proprio lì che vanno ravvisati i motivi dell’esposto – ecco l’iscrizione all’Albo regionale degli operatori della formazione professionale siciliana, quello di non essere stato “destituito, dispensato o licenziato da un impiego, per persistente insufficiente rendimento” e quello di “non essere impegnato attualmente in attività inerenti percorsi formativi”. Ovviamente, i titoli di studio devono essere “adeguati alle qualità educative, organizzative e tecniche dei corsi”.
“Prometeo”, quindi, avrebbe consentiro, di fatto di “ripescare” quei corsi scomparsi dopo la revoca dell’accreditamento agli enti da parte dell’assessorato alla Formazione. E di impiegare quei lavoratori degli enti di Formazione ai quali la Regione ha tolto, per un motivo o per un altro, l’autorizzazione ad attingere ai finanziamenti regionali. A marzo, però, ecco che il Ciapo di Priolo pubblica l’elenco provvisorio degli ammessi e degli esclusi.
Ma gli esclusi, stando alla denuncia presentata in Procura, dovevano essere molti di più. Ai lavoratori che hanno firmato l’esposto “sorgeva – si legge – il fondato sospetto che qualcuno avesse dichiarato il falso, affermando di essere senza occupazione mente in effetti risultava regolarmente occupato e, nell’attesa che la graduatoria divenisse definitiva e che si eseguissero gli opportuni accertamente, il 19 marzo 2014 si segnalava la grave situazione sia all’assessorato dell’Istruzione e Formazione professionale di Palermo sia al Ciapi di Priolo”.
Insomma, sia l’assessorato della Formazione sia il Ciapi erano stai messi al corrente di questi “dubbi”. Ma nel frattempo non accade nulla. Così, durante i mesi di maggio e giugno 2014, sul sito del Ciapi di Priolo venivano pubblicate le graduatorie definitive dei responsabili di processo, tutor, segretari didattici, segretari amministrativi, ausiliari, formatori. E anche l’elenco degli esclusi. La maggior parte di loro è stata tagliata fuori per la mancanza iscrizione nell’albo unico degli operatori della Formazione.
Ma i dipendenti firmatari dell’esposto raccontano anche un aneddoto inquietante. Il 14 maggio, infatti, gli “idonei” erano stati convocati dal Ciapi per la consegna della documentazione necessaria. In quell’occasione veniva richiesta a queste persone una ulteriore autocertificazione che comprovasse il fatto che non facessero parte di altri percorsi formativi. “Alcuni degli idonei – raccontano però i firmatari dell’esposto – lasciavano la sede del Ciapi affermando che perseverare nel dichiarare il falso era davvero rischioso”.
Ma anche stavolta non succederà nulla. Molti di quei lavoratori firmeranno regolarmente il contratto col Ciapi, stando alla denuncia. Dalla quale emergono altri dubbi: “Vi sono anche coloro che – si legge nell’esposto – prima di partecipare al bando sono state licenziate o si sono dimesse per essere stranamente riassunte qualche giorno dopo, dallo stesso ente, il tutto per risultare non inseriti in percorsi formativi, non calcolando però la seconda autocertificazione richiesta a sorpresa dal Ciapi a maggio 2014”. Fatto sta che tutti quei lavoratori “senza titoli” (o con troppi titoli, in questo caso) sono di fatto assunti. Tagliando fuori decine di persone che avrebbero avuto i requisiti per quei contratti. Ma i firmatari dell’esposto, che si dicono “consapevoli del fatto che questa denuncia li esporrà a gravi rischi”, lanciano una frecciata all’assessorato alla Formazione: “Ciò si sarebbe potuto evitare – dicono – se a seguito della denuncia del 19 marzo si fossero esguiti gli opportuni accertamenti”. Tutto questo si poteva evitare, insomma, se solo qualcuno avesse controllato.
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11 Settembre 2014, 13:25