In duemila per Di Matteo| Il pm: “Grazie per il vostro sostegno”

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12 Gennaio 2014, 22:01

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PALERMO – “In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello Stato che lo Stato non è riuscito a proteggere”, diceva Giovanni Falcone oltre vent’anni fa. Eppure queste parole, oggi, riecheggiano nella mente più vive che mai. Alla luce dell’ordine di morte lanciato più volte dal carcere da Totò Riina al pm Di Matteo e dopo le minacce nei confronti del procuratore Teresa Principato da parte del boss Matteo Messina Denaro che – stando a un ex fedelissimo – starebbe cercando tritolo per compiere un attentato, una cosa è certa. I magistrati della procura di Palermo sono ancora nel mirino di Cosa Nostra. E così, questo pomeriggio, per provare a delineare un quadro della situazione Il Fatto Quotidiano ha organizzato un incontro dal titolo ‘A che punto sono la Mafia e l’Antimafia’. “Siamo qui per manifestare la nostra solidarietà – ad aprire il confronto è Antonio Padellaro – ai magistrati che giorno per giorno, come dire, ci mettono la faccia e che sono stati duramente minacciati da Cosa Nostra”.

E uno fra i primi ad arrivare è proprio Nino Di Matteo, accolto dall’applauso fragoroso del pubblico presente in sala. “Forza Nino – urlavano dagli spalti – Palermo é con te”. Il pm, visibilmente emozionato, rimane in piedi e riserva ai presenti un sorriso sincero e un cenno con la mano destra. “La vostra partecipazione – prosegue il direttore del Fatto – l’entusiasmo, l’applauso che avete riservato a Di Matteo sono la prova che un primo grande successo è stato raggiunto. Grazie a voi e alla città di Palermo”. Padellaro esplicita poi il motivo posto alla base dell’evento: “Dopo aver appreso delle minacce – dice – abbiamo pensato beh … adesso si muoveranno le istituzioni politiche, si muoverà la macchina del sostegno, della solidarietà concreta. Abbiamo aspettato e purtroppo questo appoggio non lo abbiamo visto. Ciò che è venuto fuori è stato solo un muro di silenzio, sempre più alto. Ma è possibile che in questo Paese dove i politici straparlano, permettetemi, delle questioni più irrisorie non si trovi una parola sincera e forte per uomini e donne esposti in prima fila quotidianamente?”.

“In questi ultimi mesi si sta registrando un’escalation che credo non abbia precedenti simili nella storia – puntualizza Roberto Scarpinato al suo arrivo – e che riguarda un grande numero di pubblici ministeri. La sensazione complessiva è che all’interno dell’universo mafioso stia accadendo qualcosa di epocale e stia lievitando un’insofferenza sempre maggiore”. Secondo il procuratore generale di Palermo sono due i fattori da tenere in considerazione: il pericolo odierno proveniente dalla mafia della seconda e terza repubblica e quello più antico, proveniente dalla mafia del passato, quella di Riina. “Se queste due forze si uniscono – dice – possono creare una miscela esplosiva, una pericolosa sinergia. All’interno del mondo mafioso cresce di giorno in giorno la richiesta di uomini forti che sappiano battere il pugno sul tavolo e che sappiano ‘abbassare le corna’ alla magistratura. Riina – alza i toni – auspica un ritorno alle materie forti, parla di gesti eclatanti che diano una lezione ad una magistratura che non si vuole fermare. Si tratta di un capo che pur da dietro le sbarre intercetta la voglia crescente di violenza da parte del ventre del popolo di Cosa Nostra e che la incentiva, la autorizza”.

Ma una nuova strage, a vent’anni di distanza, nei confronti di Di Matteo e degli altri magistrati che scopo avrebbe? Secondo Scarpinato “non si riesce a trovare una spiegazione plausibile alla rabbia di Riina – conclude -. L’immagine che viene fuori dal processo è quella di un boss col pugno duro che é riuscito a piegare uomini e situazioni a suo favore. Immagine di cui lui stesso si vanta. Possiamo magari ipotizzare che ciò che disturba i sogni di Riina siano i retroscena delle stragi del ’92-93 che non sono mai stati vagliati e che possono divenire processuali”.

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A chiudere in bellezza la tornata di interventi ci pensa Marco Travaglio che con la sua solita verve parla della presunta trattativa Stato-mafia. “Ancora tutti a trincerarsi la bocca col termine presunta – esordisce – ma … se non c’è stata la trattativa mi spiegate che cosa ci andavano a fare quelli del Ros da Ciancimino? – incalza – Se non c’è stata la trattativa spiegatemi perché un carabiniere entra nella macchina dilaniata di Borsellino, tra macerie e resti, per portare via l’agenda rossa e fatemi entrare in testa perché uomini dello Stato, dopo la strage di via D’Amelio, vanno a perquisire la casa e l’ufficio di Borsellino. Ma quando mai si perquisisce la casa di un magistrato ad appena un’ora dalla morte? E per quale motivo la polizia si attiva per trovare i falsi colpevoli della strage di via D’Amelio? Chi fa tutte queste cose rischiose se non esiste questa benedetta trattativa? Perché, per dirne ancora una, dopo la cattura di Riina ci si ‘dimentica’ di perquisire il covo? Tutti che si attivano a tappare la bocca ad una trattativa che non c’é stata. Viene un po’ da ridere. E allora … Finiamola. La gente é sveglia, ha capito da tempo”.

Riina infine – secondo un ironico quanto conciso Travaglio – con la sua rabbia ha tributato l’unica medaglia al valore ai magistrati impegnati nel processo sulla trattativa. “Ciò che è mancato da parte dello Stato – prosegue il vice direttore del Fatto – é arrivato da questo vecchio capomafia, che molti vogliono identificare come rincoglionito ma che invece è lucidissimo. Le minacce sono le migliori dimostrazioni che quella intrapresa è la pista giusta e che ci sia ancora tanto da scoprire. Alla fine – conclude – non ci ricorderemo le parole dei nostri nemici ma i silenzi dei nostri amici”.

A salire sul palco per i saluti finali insieme a Di Matteo, tra la standing ovation generale, anche Roberto Tartaglia, Francesco Del Bene e Vittorio Teresi. “Io non so fino a quando ci faranno continuare, fino a quando sarà possibile – a parlare è Di Matteo – tutto quello che sta succedendo attorno a noi però mi da una speranza. La speranza che voi tutti, nonostante tutto e comunque vada, continuerete a cercare la verità e a pretendere che i magistrati e gli uomini di legge siano sganciati dal potere mafioso e questo, ne sono convinto, finirà per tutelare la nostra vita e la vostra sicurezza”.

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12 Gennaio 2014, 22:01

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