30 Aprile 2019, 17:05
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PALERMO – Il papà di un laureato in scienze infermieristiche che non lavora per controversie legate ai concorsi, quello della psicologa quasi trentenne costretta a mantenersi con mille impieghi secondari. E poi ancora madri, fratelli e nonni che raccontano di non avere più famiglia. Oggi, davanti all’Ars, circa duecento persone hanno protestato contro una Sicilia che si svuota. Dai bambini ai più anziani, ognuno con una valigia di cartone che riportava un appello scritto a penna: “Vogliamo dignità”, o “Io la mia terra non la lascio”, o ancora “Politici, lavorate per la vostra gente”.
Un grande cerchio in piazza del Parlamento, poi il silenzio, gli occhi bassi a fissare le valigie per terra. Così, con un incontro aperto a tutti, composto e riflessivo, padre Antonio Garau ha scelto di manifestare la sua forte preoccupazione e quella di tutti i seguaci del “movimento delle valigie”. Il sacerdote palermitano è affiancato dall’arcivescovo del capoluogo, Corrado Lorefice, e altre figure storiche della comunità religiosa palermitana come fra’ Loris, don Cosimo Scordato, don Pino Vitrano e don Enzo Volpe. Insieme a loro, c’è chi paga la fuga dei giovani siciliani da un’Isola che pregiudica la realizzazione personale senza uscire dai suoi confini. A fermarli non bastano le recenti proposte del governo siciliano per riprendere le redini e dell’occupazione giovanile, mentre Garau continua a ribadire di non essere interessato al confronto politico con nessun soggetto in particolare, quanto piuttosto alla sensibilizzazione di tutta la classe dirigente.
“Oggi comincia una nuova storia, una nuova storia d’amore – dice don Garau ai duecento con la valigia, parlando a un microfono –. Guidati e sostenuti dal vescovo, vogliamo gridare fortemente al mondo politico di fare scelte concrete, tangibili e visibili a favore dei nostri giovani. Non è più possibile assistere allo spopolamento di questa terra. Siamo qua per lanciare un appello di speranza, non ci fermiamo qui: ogni mese terremo presente questo messaggio, che deve penetrare nelle coscienze”. E il messaggio, appunto, verrà ribadito il primo giugno a mezzogiorno, ancora una volta a Palermo ma di fronte al teatro Politeama.
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Il vescovo di Palermo, Corrado Lorefice, è presente durante tutta la manifestazione, ma sceglie di rimanere a distanza da Garau per tributargli i meriti dell’iniziativa; “Andate a parlare con lui, ascoltate lui”, dice ripetutamente ai giornalisti. “Sono contento perché la Chiesa si sente radicata nel territorio – aggiunge –, il Vangelo per esistere ha bisogno della ‘carne umana’. Qui c’è il dramma di tante mamme, che ce lo chiedono spesso: ‘Perché i nostri figli devono andare via?’. E non è solo una fuga di cervelli, perché il cervello ce l’abbiamo tutti e soprattutto i siciliani ce l’hanno funzionante e funzionale”.
Non solo valigie di cartone: Lorefice allarga il campo e ammonisce determinati atteggiamenti politici, volti a distogliere l’attenzione da questioni evidenti e complesse. “Non si tratta del singolo problema, per esempio, dei quaranta migranti di oggi o di domani. Se guardiamo ai veri problemi nel complesso – conclude – possiamo avere l’opportunità di affrontare temi come il lavoro, ma anche la mafia: se manca il lavoro, mancano anche il pane e la famiglia, e così altri si possono proporre facilmente come ‘agenzie alternative’ allo Stato e alla Regione”.
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30 Aprile 2019, 17:05