02 Settembre 2020, 05:25
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PALERMO- La professoressa Antonella Di Bartolo, preside dell’istituto comprensivo ‘Sperone-Pertini’, è una persona con l’intelligenza della passione che ha in mente la scuola esattamente come dovrebbe essere: nelle zone di frontiera, dove lei opera, come in zone apparentemente più tranquille. Qui, senza l’aria di volerlo fare, fornisce un vivido manuale di vita scolastica, più che di sopravvivenza, ai tempi del Covid e non solo.
Preside, da quanti anni è lì?
“Questo che inizia è l’ottavo”.
Prima o poi le offriranno un altro incarico.
“E’ già accaduto, ma sto benissimo dove sono. Ho una lunga storia d’amore con il quartiere Sperone. Nella vita, certo, ci sono cicli che cominciano e che finiscono, ma non è arrivato il momento di andare via”.
Chi è al centro dei suoi pensieri?
“I bambini. C’è stata e continua ad esserci, causa pandemia, una grande crisi economica e sociale. Ma c’è una crisi psicologica che riguarda i bambini che vanno protetti”.
Come ha passato questi ultimi giorni?
“Ad agosto non ho preso nemmeno un minuto di ferie. Oggi (ieri, ndr) abbiamo avuto il primo collegio dei docenti. Io sono mamma e mi sono sentita un po’ mamma dei professori più giovani, al primo incarico da noi. Siamo pronti a ripartire e vorremmo che fosse il 14 settembre, non il 24. Il prima possibile, cioè”.
Come stanno i prof?
“Hanno bisogno, come tutti, di essere rassicurati. Hanno la consapevolezza che trasmetteranno agli studenti i loro stati d’animo. E che dovranno compiere uno sforzo ancora più eccezionale”.
Come si affronta la riapertura?
“Con calma. Dobbiamo porre in essere le misure anti-contagio, senza panico, né psicosi. Sapendo che ci vuole attenzione e che l’altro non è il nemico”.
Ci racconti qualcosa del primo collegio.
“I docenti che sono qui da più tempo si sono collegati online per evitare assembramenti. Ma ho voluto conoscere di persona professori, collaboratori e impiegati amministrativi nuovi per aiutarli a comprendere il contesto. E ho ricordato loro gli articoli della Costituzione che riguardano, forse più da vicino, noi della scuola. L’articolo tre sull’eguaglianza e l’articolo cinquantaquattro sulle funzioni pubbliche da adempiere con disciplina e onore”.
Com’è l’istituto ‘Pertini’?
“Ne abbiamo già parlato, ricorda? Non siamo una scuola normale, perché siamo fieri di non esserlo. E non parliamo di bisogni, ma di diritti. Ai bisogni si offre la carità, ai diritti spetta la cittadinanza, perché i diritti si esigono”.
Saranno stati mesi di intenso lavoro.
“Abbiamo sistemato tutto il possibile. I banchi monoposto non sono mai arrivati. Le mascherine, invece, ci sono state recapitate venerdì, piuttosto in ritardo. Ma non possiamo polemizzare, noi viviamo di azione”.
Lei come se l’immagina la scuola al tempo del Coronavirus?
“Come una prova da affrontare che supereremo. L’importante sarà prendere la decisione giusta in un tempo breve. Le scuole sono il tempio delle regole. Ma ci aspettiamo che anche il mondo di fuori sia saggio. Prima saremo bravi, prima ne usciremo”.
Come sono i suoi alunni?
“Speciali, ovviamente. Ricordo quel ragazzo che ha impersonato il giudice Falcone in un video-clip realizzato a scuola. Mi ha detto: ‘Sento una cosa dentro da quando sono salito sul palco’. E io so che la sentirà per sempre. Oppure quel ragazzo con gravissimi problemi di disabilità, molto legato alla sua dolcissima mamma. Non l’abbiamo lasciato solo un minuto”.
La scuola, dunque, ce la farà?
“Sì”.
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02 Settembre 2020, 05:25