16 Novembre 2020, 12:25
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PALERMO – Il Covid-19 ha condizionato in modo pesante nei primi nove mesi di quest’anno l’economia siciliana, che ha risentito delle conseguenze della crisi pandemica e delle misure di contenimento del contagio. In particolare, i ricavi delle imprese si sono ridotti in misura molto intensa per una quota rilevante degli operatori, e i risultati reddituali attesi per l’esercizio corrente sono nettamente peggiori rispetto a quelli dell’anno scorso.
E’ quanto emerge dall’aggiornamento congiunturale della Banca d’Italia. Dopo la drastica contrazione avvenuta in concomitanza con il lockdown, nei mesi estivi l’attività delle imprese ha registrato un recupero solo parziale: ad agosto i ricavi risultavano ancora inferiori rispetto a dodici mesi prima per quasi la metà delle aziende, erano superiori per circa un’impresa su cinque.
Secondo il sondaggio della Banca d’Italia, condotto tra settembre e ottobre su un campione di 126 imprese industriali con almeno 20 addetti, quasi la metà delle aziende ha registrato un calo del fatturato, una quota più che doppia rispetto a quella del 2019, mentre la percentuale di imprese che ha indicato un aumento dei ricavi si è ridotta di quasi 20 punti, al 23 per cento circa. Per un’impresa su tre il calo del fatturato è stato superiore al 15 per cento. La contrazione delle vendite è stata più intensa nella prima metà dell’anno e per le imprese dei settori con attività’ sospesa tra fine marzo e inizio maggio.
Il clima di diffusa incertezza condiziona le aspettative a breve termine, con una prevalenza di attese di ulteriore riduzione del fatturato, in particolare nel settore dei servizi; anche le decisioni di investimento delle imprese prefigurano una spesa in calo rispetto al 2019. Nei primi tre trimestri del 2020 il terziario privato non finanziario ha registrato un andamento peggiore rispetto all’industria; il settore agricolo e quello chimico hanno beneficiato nel primo semestre di un incremento delle vendite all’estero, in controtendenza rispetto al complesso dell’export regionale.
Sul mercato del lavoro siciliano le ripercussioni dell’emergenza sanitaria sono state rilevanti soprattutto nel secondo trimestre del 2020. La riduzione dell’occupazione ha interessato in particolare le donne, gli autonomi e chi lavorava con contratto a tempo determinato; il blocco dei licenziamenti e il ricorso alla cassa integrazione guadagni hanno attenuato l’impatto sull’occupazione permanente.
Nel corso del primo semestre la forte riduzione di assunzioni con contratto a termine ha pesato sulla marcata flessione delle attivazioni nette di posizioni di lavoro dipendente nel settore privato. Dopo la riduzione registrata nei mesi primaverili, dalla fine di giugno i prestiti all’economia siciliana hanno ripreso a espandersi. La variazione dei finanziamenti alle imprese è tornata positiva, per effetto della maggiore domanda e di condizioni di offerta particolarmente distese; il credito alle famiglie, che negli ultimi anni era cresciuto a ritmi sostenuti, ha rallentato in modo repentino.
Gli effetti della crisi non si sono al momento riflessi sulla qualità del credito erogato alla clientela siciliana: il flusso dei nuovi crediti deteriorati in rapporto al totale dei prestiti è diminuito, ma l’indicatore rimane tra i più elevati nel confronto con le altre regioni italiane. I depositi bancari di famiglie e imprese sono aumentati.
Le esportazioni di merci siciliane sono diminuite dell’11,3 per cento nei primi sei mesi dell’anno (-15,3 nella media nazionale). Il calo si è concentrato nel secondo trimestre ed è stato diffuso tra i settori. E’ quanto emerge dall’aggiornamento congiunturale della Banca d’Italia sull’isola. Le vendite di prodotti petroliferi raffinati, che rappresentano oltre la metà dell’export regionale, sono diminuite esclusivamente in valore, a causa della riduzione dei prezzi di vendita. Per il complesso dei settori non-oil il calo delle esportazioni è stato più contenuto rispetto alla media nazionale (rispettivamente -3,6 e -14,9 per cento) e ha interessato i mercati extra-UE. Tra i maggiori comparti di specializzazione regionale, sono aumentate le vendite all’estero di prodotti agricoli e di sostanze e prodotti chimici.
Il turismo è tra i comparti che più hanno risentito della crisi derivante dalla pandemia e dalle misure di contenimento del contagio. Secondo i dati della Regione Siciliana, i pernottamenti nel periodo gennaio-agosto sono diminuiti del 60 per cento circa, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il calo è stato più accentuato per gli stranieri e per gli alberghi. E’ quanto emerge dall’aggiornamento congiunturale della Banca d’Italia sull’isola. I flussi turistici si sono pressoché annullati in aprile e maggio; nei mesi successivi la ripresa ha interessato soprattutto il turismo nazionale: ad agosto le presenze di connazionali erano di poco inferiori rispetto a dodici mesi prima. La dinamica del trasporto aereo ha riflesso quella dei flussi turistici. Nei primi otto mesi del 2020 il traffico passeggeri negli aeroporti siciliani è drasticamente calato (-63,9%), in maniera abbastanza omogenea tra gli scali regionali. I voli si sono quasi azzerati ad aprile e maggio, periodo in cui erano in vigore i provvedimenti di limitazione degli spostamenti da e verso l’Isola, per poi ripartire gradualmente nei mesi successivi. Ad agosto il numero di passeggeri era ancora inferiore del 41,2% rispetto a dodici mesi prima (del 60,3 % per i voli internazionali). Il traffico stradale, rilevato dall’Anas nei tratti di sua competenza, è nettamente diminuito nei mesi primaverili; con la fine del lockdown i volumi di traffico sono progressivamente cresciuti pur mantenendosi su livelli leggermente più bassi rispetto agli stessi mesi dell’anno precedente (-8 % a luglio, -5 % ad agosto). (ANSA).
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16 Novembre 2020, 12:25