12 Febbraio 2009, 00:13
3 min di lettura
Ora che ciascuno ha sganciato la propria bomba, ora che Lombardo ha raso al suolo i superburocrati di Cuffaro e i cuffariani hanno stoppato la riforma sanitaria di Lombardo, ora che la Regione Siciliana e’ stata ancora una volta devastata da uno scontro che ricorda le piu’ feroci faide democristiane, ora che tutti i veleni e i rancori sono stati
consumati, che cosa resta da fare? Gianfranco Micciche’, che da qualche mese conduce le danze dentro il governo regionale di Raffaele Lombardo, ha chiesto ieri a Silvio Berlusconi di accelerare i tempi del chiarimento politico interno a Forza Italia. Perche’ il nodo della tormentata vita della Regione sta proprio li’, nelle contrapposizioni che dilaniano il partito di maggioranza. Ormai lo sanno pure le pietre che in Sicilia ci sono due centrodestra, l’un contro l’altro armato: il primo e’ quello che si raccoglie attorno a Lombardo e a Micciche’; mentre il secondo mette insieme Toto’ Cuffaro, Renato Schifani e le truppe catanesi di Pippo Castiglione. Se Berlusconi non decide al piu’ presto di sanare questa profonda lacerazione, la paralisi della Regione non avra’ fine.
Perche’ la guerra fratricida terra’ Lombardo inchiodato sulla linea di galleggiamento e sara’ difficile per tutti – guelfi e ghibellini – approntare le difese quando le mazzate della crisi economica ci diranno, con il cinismo dei numeri e dei fatti, che abbiamo perso soltanto tempo.
Certo, una riforma della Sanita’ comunque va approvata perche’ lo spreco ha raggiunto cifre insostenibili. Certo, il rimescolamento dei vertici burocratici era forse indispensabile per evitare incrostazioni e rendite di posizione. Ma e’ mai possibile che i responsabili della politica regionale non riescano a capire che per arginare i disastri causati dalla crisi sono necessari altri e ben piu’ efficaci interventi? Sostenere che Lombardo o Cuffaro o Schifani o Micciche’ non se ne rendano conto sarebbe come fare un torto alla loro intelligenza e alla loro esperienza. Al tempo stesso pero’ bisogna riconoscere che i quattro o i cinque o i sei – aggiungiamoci pure Angelino Alfano e Dore Misuraca, Innocenzo Leontini e Massimo Russo, falchi e colombe di ogni genere e qualita’ – si sono arroccati ciascuno nella propria posizione, ciascuno nella propria tenda di appartenenza. Non per cattiveria o per insensibilita’ verso i problemi della gente. Semplicemente perche’ non c’e’ un leader in grado di restituirli alla realta’, alla ragionevolezza e, soprattutto, alle loro umanissime dimensioni. L’esempio di Leontini e’ il piu’ illuminante. Il deputato di Ragusa, capogruppo di Forza Italia all’Assemblea regionale, si e’ autonomamente intestata una crociata contro Massimo Russo, assessore alla Sanita’. Ma Leontini chi rappresenta? Certamente ne’ Alfano ne’ Misuraca ne’ tantomeno Micciche’. In assenza di linea politica e in mancanza di un coordinatore (Alfano si e’ dimesso il giorno in cui e’ diventato Guardasigilli) Leontini ha avocato a se’ poteri che nessuno gli ha conferito e fa praticamente quello che gli pare.
Il discorso torna quindi a Berlusconi cui spetta il diritto di nominare il nuovo vertice del partito. Prendera’ finalmente una decisione? Dopo avere a lungo consultato i due ex coordinatori, Alfano e Micciche’, pare che il Cav. abbia trovato la quadratura del cerchio. Formula e nomi sono ancora segreti ma i piu’ diretti interessati sono certi che si andra’ a un triumvirato come quello previsto per il Pdl nazionale la cui guida fu affidata, come si ricordera’, a Denis Verdini e Sandro Bondi per Forza Italia, e ad Ignazio La Russa per An. Il terzetto siciliano sarebbe naturalmente composto da Micciche’ e Misuraca per il partito azzurro, e da Pippo Scalia per An. Che Dio ce la mandi buona.
Giuseppe Sottile
Pubblicato il
12 Febbraio 2009, 00:13