23 Novembre 2010, 18:03
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Ha già in testa un nuovo progetto Maurizio Zamparini, presidente del Palermo, che ha detto le scorse settimane di aver intenzione di lasciare il calcio. Proposito più volte annunciato e mai messo in atto. Ma a stuzzicarlo adesso c’é anche la politica. “Vorrei scendere in campo – ha detto al settimanale Oggi -. Non per fondare un partito, ma un movimento perché sono preoccupato per questo Paese. Mi immagino un’Italia confederale con aree forti come la Sicilia dotate di un grande potere simile ai cantoni svizzeri o agli stati membri degli Stati Uniti”. Il parallelismo con Silvio Berlusconi, presidente del Milan, é presto fatto, ma Zamparini non vuole paragoni. “Io sono un liberale, non sono più un sostenitore di Berlusconi – ha spiegato -. Purtroppo Berlusconi non è più un liberale. Anche Mussolini era socialista e direttore dell’Avanti poi si trasformò in un dittatore. La Lega non la ritengo liberale”.
Le emergenze? Per Maurizio Zamparini, presidente del Palermo, il vero problema non è la mafia ma la burocrazia. “Dico sempre al procuratore antimafia Grasso: la mafia ve la siete un po’ inventata per giustificare il vostro lavoro – dice al settimanale Oggi -. In Campania, dove ho tre centri commerciali, è diverso, lì si sente il peso della camorra. Mai avute, per esempio, richieste di tangenti in Sicilia”.
“Incontro difficoltà solo quando chiedo autorizzazioni – prosegue -. Palermo vive sui servizi ma non ha spirito imprenditoriale. Catania ne ha di più. Sono convinto che se ci fosse una politica economica diversa, più liberale, la Regione sfrutterebbe appieno le sue risorse: turismo e agricoltura. Capitali di mezzo mondo confluirebbero lì se non ci fosse la burocrazia siciliana”. Tutta colpa della burocrazia, quindi. “Certo, perché il burocrate che non fa nulla non viene sanzionato – conclude Zamparini -, chi è dinamico e dà le autorizzazioni rischia moltissimo. Anche dai pm. Così nessuno investe”.
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23 Novembre 2010, 18:03