13 Maggio 2010, 10:59
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di AMEDEO LA MATTINA (www.lastampa.it) Giorno peggiore per incontrarsi non poteva essere scelto, soprattutto per Gianfranco Miccichè. Ieri mattina è arrivato a Palazzo Grazioli per discutere con Silvio Berlusconi della vulcanica situazione siciliana, con «La Repubblica» che titolava «Catania, la procura chiede l’arresto di Lombardo». L’accusa è concorso esterno in associazione mafiosa, ma il procuratore etneo Vincenzo D’Agata ha smentito la notizia e Fabio Granata, vicepresidente dell’Antimafia, ha chiesto al ministro Angelino Alfano un’ispezione. Ma il Guardasigilli non ha intenzione di compiere un atto ispettivo. Tra l’altro Alfano è parte in causa della vicenda politica in quanto capofila in Sicilia dei «lealisti» del premier, che sono all’opposizione del governo Lombardo.
Mentre i «ribelli» del Pdl-Sicilia sostengono, insieme ad una parte del Pd, il governatore. Il sottosegretario Miccichè è l’ideatore di questo gruppo ribelle del quale fanno parte i finiani Fabio Granata, Carmelo Briguglio e Nino Strano. Tanto basta per dire quale matassa intricata, come solo quelle siciliane sanno essere, deve dipanare Berlusconi. Il Cavaliere ha preso in mano la questione che intende portare all’attenzione del prossimo Ufficio di presidenza. Ieri ha chiesto a Miccichè, che era accompagnato da Marcello Dell’Utri, di ricomporre la frattura. «Non si può continuare con questa commedia, non è ammissibile che ci siano due partiti in lotta. Dovete trovare una soluzione. Non sono più disposto a tollerare questa situazione. Ho già tanti problemi…», ha detto Berlusconi.
Miccichè ha replicato che sono stati gli uomini di Alfano a mettersi di traverso, ostacolando le riforme di Lombardo. Ma per Berlusconi è arrivato il momento di dire basta alle polemiche. «Serve l’unità del partito. Assumiti la responsabilità della riunificazione del Pdl». I due si rivedranno nei prossimi giorni, forse già domani. Ma il premier ha spiegato ai «lealisti» di avere avuto l’impressione che Miccichè sia intenzionato a rientrare nel Pdl. Ieri a pranzo a Palazzo Grazioli c’erano Alfano, i coordinatori siciliani Giuseppe Castiglione e Domenico Nania. E’ arrivato anche Renato Schifani. Ma per tenere il presidente del Senato fuori dalle contese politiche è stato spiegato che era presente solo perché ha compiuto 60 anni e Berlusconi ha voluto fare un brindisi.
La verità è che Schifani è un acerrimo nemico di Miccichè e Lombardo (l’altro ieri a Marsala, durante la visita di Napolitano, Schifani e Lombardo hanno evitato di incontrarsi e di stringersi la mano). Comunque, i «lealisti» hanno spiegato di non avere alcuna preclusione nei confronti di Gianfranco, a patto che disarmi la ribellione e prenda le distanze dal governatore siciliano. Siamo in una fase riorganizzativa del Pdl, hanno fatto presente, e Miccichè può partecipare alle decisioni, a cominciare dalla nomina dei coordinatori provinciali e comunali. Poi discuteremo su cosa fare con Lombardo. Il sottinteso è che si potrebbe provocare una crisi del governo regionale e andare a nuove elezioni anticipate. Magari candidando alla presidenza della Regione Stefania Prestigiacomo, vicina a Micciché. Ma Miccichè non vuole che si tocchi Lombardo.
Nel suo blog in serata ha scritto di aver dato a Berlusconi la disponibilità a lavorare per riunificare. «Ma ho anche ribadito il mantenimento del patto elettorale, condizione senza la quale non sono disposto ad immaginare alcun percorso di ricomposizione, che deve avere come scopo precipuo quello di evitare ogni possibile rischio di ribaltone». Miccichè è pure disposto a rinviare la costituzione del partito del Sud. Bene, ha replicato Castiglione, «prendiamo atto con soddisfazione che Miccichè abbia abbandonato il progetto del Partito Sud e che lavori all’unificazione del Pdl. Per il resto l’unico ribaltone che conosciamo è quello consumato ai danni degli elettori siciliani da Lombardo che ha tradito la volontà di chi lo votato». La strada è ancora in salita.
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13 Maggio 2010, 10:59