Inaugurato l’anno 2017/18 |Basile: “Investire su ricerca”

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25 Febbraio 2018, 14:00

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CATANIA – Si apre sotto auspici costruttivi l’anno accademico 2017/2018 a Catania. “Negli anni scorsi abbiamo assistito ad un clima d’instabilità”, ha detto il rettore, Francesco Basile, prima della cerimonia, “ma oggi osserviamo un rapporto sempre migliore tra docenti, studenti e governance dell’ateneo”. Anche il settore della ricerca, punto di solito dolente, appare adesso in via di risveglio: “Stanno per partire alcuni bandi PRIN (Progetti di Rilevante Interesse Nazionale, ndr), per i quali lo Stato ha stanziato 391 milioni di euro”. Una questione sollevata alla fine dell’anno scorso, quella degli sprechi immobiliari da parte dell’ateneo, appare pressoché azzerata: “Abbiamo disdetto gli affitti più gravosi, in piazza Bellini e via di Sangiuliano, che costavano 250mila euro l’anno, non resta quasi altro: reinvestiremo le somme recuperate in luoghi e servizi per i nostri ragazzi”, ha chiarito Basile.

La cerimonia inaugurale del 583esimo anno dell’Università degli Studi di Catania, aperta dal tradizionale corteo, ha visto la presenza delle più alte autorità accademiche cittadine, oltre ad una nutrita rappresentanza di cariche civili, militari e religiose. Malgrado l’accertata riduzione di finanziamenti pubblici, congiunta alla riduzione degli iscritti, negli interventi susseguitisi durante la cerimonia è stato costante il riferimento alle eccellenze dell’ateneo e sulle molte ottimizzazioni di risorse effettivamente compiutesi durante l’ultimo anno. Centrale il riferimento alla spendibilità professionale delle competenze acquisite durante i corsi di laurea: “L’Ateneo deve adeguare la propria offerta al mercato del lavoro”, ha ribadito il rettore, “un primo passo è stato fatto con la proposta d’istituzione di nuovi corsi, dal prossimo anno puntiamo all’attivazione di corsi di laurea professionalizzanti e alla disattivazione di corsi di studio a basso impatto e ridotto numero di iscritti”. Quanto all’attrattività degli stessi corsi, Basile ha insistito sull’esigenza di “recuperare credibilità” non solo con un’adeguata offerta formativa, ma anche con una politica di welfare –già in atto- che permetta di contenere la tassazione ed assicuri servizi utili agli studenti. Alloggi, mobilità sostenibile, spazi sociali, gli ambiti nei quali l’università sta incrementando la propria offerta, senza trascurare il settore sportivo e i progetti culturali proposti dagli studenti: ”la nostra prima risorsa e il nostro fine ultimo”.

Costante e rinnovata l’attenzione all’inserimento degli studenti nei circuiti professionali: “perseguire il collegamento tra il sistema pubblico della ricerca e il sistema imprenditoriale, dialogare con le aziende, ingaggiarle in programmi di collaborazione. A noi il compito di investire sulle leve della ricerca scientifica d’eccellenza”. Quattro milioni di euro sono stati destinati solo alla ricerca di ateneo; vista la difficoltà -ricorrente nelle università meridionali- nell’accedere a tutti i finanziamenti nazionali previsti, nei prossimi giorni Basile incontrerà a Bruxelles i vertici dell’European Research Council, in vista di una collaborazione tra Regione e istituzioni competenti europee. Nell’apertura -sempre più ampia e necessaria- alla dimensione internazionale, non potrà mancare l’incremento dei corsi di studio ad essa rivolti, con programmi d’insegnamento in partenariato con università straniere, conseguimento di doppi titoli di laurea e programmi di scambio.

Sulla riduzione dei finanziamenti, ma anche sulle misure necessarie ad ottimizzarli, si è diffuso il direttore generale Candeloro Bellantoni: dalla stabilizzazione di 280 su 400 lavoratori a tempo determinato –con la prospettiva, per i prossimi mesi, di raggiungerne la totalità -, ad un generale snellimento delle procedure burocratiche, con la relativa informatizzazione. “Non meno importante è la progettazione di attività connesse alla gestione del patrimonio museale, archeologico e storico archivistico”, ha affermato Bellantoni, comunicando la futura realizzazione di un Museo del sapere dell’università e delle mirabilie siciliane, che si dipartirà a rete dal centro alla periferia delle già esistenti strutture museali d’ateneo.

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Anche la Città della Scienza (della quale nei mesi scorsi si era osservato e denunciato lo scarso o nullo utilizzo) sarà prossimamente riaperta: “Dovrà riprendere il percorso avviato alcuni anni fa e diventare struttura didattica interattiva per gli studenti delle scuole e dei licei e laboratorio di comunicazione della scienza”. Malgrado il deficit economico, ha assicurato il direttore generale, è stato disposto un generale piano di ammodernamento delle strutture, che non trascurerà investimenti di grande portata come quello nelle tecnologie robotiche applicate al campo sanitario. Agevolazioni ed attività formative saranno destinate al personale dirigente e tecnico amministrativo, per incrementarne le competenze.

In rappresentanza degli studenti Andrea Giulla ha ripercorso –esprimendo profonda gratitudine- gli obiettivi raggiunti per una migliore conduzione della vita studentesca: rimodulazione delle tasse, introduzione di nuovi appelli, il tutto in accordo con l’ateneo nella prospettiva di un miglioramento reciproco: “Abbiamo sempre preferito il dialogo ed il compromesso, poiché crediamo che sia l’unica via che possa portare alla crescita di qualsiasi tipo di comunità”, ha detto il rappresentante, proveniente dalle file di Giurisprudenza. “Ritengo sia opportuno che il lavoro prossimo debba concentrarsi molto sul Job Placement”, ha poi proseguito, auspicando che la sinergia tra imprese ed università possa ridurre la dispersione dei giovani laureati ed un opportuno collocamento.

Su università e lavoro si è diffuso, nel corso di una notevole prolusione- il prof. Stefano Paleari, ingegnere nucleare ed esperto (tra molte altre competenze) in analisi dei sistemi finanziari. Una figura dalla cultura poliedrica, adatta ad esporre il mutamento contemporaneo del concetto di lavoro: da elemento di stabilità anche identitaria, a semplice contratto nella contemporanea “società liquida”, stravolta nel trascorrere del ‘900 e col passaggio al secolo successivo. Ma non si è trattato solo di formulazioni teoriche: Paleari ha indicato possibilità ed obiettivi. “Scuola ed università devono valorizzare non tanto i migliori, quanto il meglio di ognuno”, nell’idea di ripensare il lavoro in funzione della vocazione di ciascuno. “E’ un mosaico di competenze che bisogna cogliere, sviluppando abilità trasversali sul piano culturale, linguistico, informatico”. Un discorso lucidamente razionale, nel quale ha però fatto da cardine la creatività individuale: su questa, si è detto, dovrebbe fondarsi la trasmissione di conoscenze alla quale è chiamata l’istruzione. Su tutto, l’intento di fare fronte coi mezzi migliori ad una realtà in condizioni generalmente critiche. Con questo spirito, alle 13.20 si è ufficialmente aperto l’anno accademico.

 

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25 Febbraio 2018, 14:00

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