29 Giugno 2023, 05:01
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CATANIA – Il 10 luglio 2019 a Catania lo ricordano ancora tutti: il maxi-incendio alla Playa, con la sua nuvola di fumo nero che si allungava su ogni parte della città, è scolpito nella memoria non solo dei cittadini, ma anche delle istituzioni. L’allora presidente della Regione Nello Musumeci aveva stabilito da subito che fosse necessario “mitigare i rischi dell’area“. E proprio questo dossier è finito per essere uno dei primi ad arrivare sulla scrivania del sindaco Enrico Trantino. Il primo cittadino ha firmato la terza ordinanza della sua esperienza a Palazzo degli elefanti: è il piano di prevenzione incendi della Playa di Catania.
Il documento è stato redatto dal Comune insieme al dipartimento regionale di Protezione civile, e serve a inquadrare le criticità della zona. Riconosciute già nelle prime righe: viale Kennedy, l’arteria lunga 4,7 chilometri che costeggia tutto il litorale sabbioso, confina da una parte con le spiagge e dall’altra con “terreni per lo più incolti e abbandonati – si legge – In prossimità di quest’area si trova il boschetto della Playa, un polmone verde di proprietà del Comune di Catania“. L’area, dicono gli stessi uffici che compilano il piano di prevenzione, “non è sempre ben curata, sia per quanto riguarda la vegetazione, sia per quanto riguarda la pulizia”.
Questa fine di giugno 2023 è uno dei momenti in cui il boschetto non è al massimo del suo splendore: tra altalene e giochi per bambini circondati dal nastro di plastica bianco e rosso per impedirne la fruizione, tronchi mozzati e abbandonati tra la vegetazione e panchine, incluse quelle del percorso fitness che si snodava tra i sentieri del parco, ormai totalmente divelte.
Secondo il piano emanato dal primo cittadino, “ogni volta che un incendio si svilupperà nell’area della Playa, il sindaco dichiarerà attiva la fase di preallarme o di allarme“. Cioè i livelli di allerta arancione e rossa. Provvedimenti necessari per via delle caratteristiche della zona: la presenza di un’alta concentrazione di strutture turistico-ricettive (i lidi e gli alberghi), frequentate contemporaneamente da migliaia di persone; la scarsità di parcheggi; l’esistenza di una sola via di fuga (viale Kennedy, appunto).
“La pericolosità dell’area – c’è scritto ancora – è legata alla carenza di manutenzione e pulizia delle aree a verde e alla presenza di arbusti e dello strato erbaceo”. A ben guardare, oltre ai terreni di proprietà privata, sono quelli pubblici a non fare bella figura in una campagna di prevenzione degli incendi. A partire dalle aiuole spartitraffico, per arrivare fino all’area dell’ex Ente Fiera, tra il bowling e il palaghiaccio, di proprietà dell’Autorità portuale.
Di fronte all’ex lido Belvedere, in viale Kennedy, è individuato il punto in cui installare il “presidio territoriale fisso“. Uno spazio “da cui gestire un servizio di sorveglianza attiva e che diventi centro di coordinamento avanzato nel caso di interventi di contrasto agli incendi che si dovessero sviluppare”. Il punto è stato scelto per la presenza di una bocchetta antincendio per il rifornimento dei mezzi dei vigili del fuoco. Un accesso comodo all’acqua, ma non sufficiente. Per questo si propone la “realizzazione di una condotta idrica pubblica con idranti, almeno nel tratto più densamente frequentato del litorale”. Del resto, gli incendi alla Playa – colposi o dolosi – sono considerati “fenomeni prevedibili“. E dunque bisogna farci i conti.
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29 Giugno 2023, 05:01
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