28 Settembre 2017, 14:41
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BAGHERIA (PALERMO) – Gli indizi di colpevolezza restano, ma non ci sono più esigenze cautelari. Per questo motivo il gip di Termini Imerese Michele Guarnotta ha revocato la misura dell’obbligo di firma imposta al sindaco di Bagheria, Patrizio Cinque, che si era autosospeso dal M5S. La revoca era stata chiesta al termine dell’interrogatorio di garanzia dai legali del sindaco: Vincenza Scardina, Antonio Di Lorenzo e Fillippo Liberto. Cinque è indagato per falso ideologico, violazione del segreto d’ufficio e abuso d’ufficio. La Procura aveva dato parere negativo alla richiesta di revoca della misura cautelare. I legali del primo cittadino di Bagheria avevano chiesto al gip la revoca del provvedimento al termine dell’interrogatorio di garanzia ritenendo che il loro assistito avesse chiarito la sua posizione.
Revoca della misura cautelare anche per Manlio Munafò, ex commissario della Città metropolitana di Palermo, difeso dall’avvocato Marcello Montalbano.
Pur ritenendo che alla luce degli interrogatori non tutti i passaggi dell’inchiesta siano stati chiariti dagli indagati, secondo i giudici non c’è il rischio di reiterazione del reato e dell’inquinamento probatorio, soprattutto perché non c’è l’attualità del reato contestato dalla Procura.
A Romolo Maggio, dipendente comunale, per cui era stato disposto il divieto di dimora, il giudice ha concesso il solo obbligo di presentazione in caserma. Per l’indagato, difeso dagli avvocati Raffaele Bonsignore e Pietro Canzoneri, significa potere tornare a lavorare.
Torna subito al lavoro anche il vigile urbano Domenico Chiappone, difeso dall’avvocato Salvo Priola. Su di lui pesa l’accusa di avere rivelato al sindaco Cinque la notizia dei controlli sula casa abusiva del cognato. Era stato allontanato per quattro mesi, ma la misura interdittiva è stata revocata.
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28 Settembre 2017, 14:41