Inchiesta Ciapi, no all’immediato | Giacchetto e soci presto liberi

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11 Settembre 2013, 11:15

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PALERMO – No al giudizio immediato. Il presidente dei Gip rigetta la richiesta della Procura di processare subito otto dei 34 indagati dell’inchiesta sulla presunta malagestione del Ciapi di Palermo. Presto torneranno tutti in libertà.

Un punto a favore delle difese, anche se la decisione del giudice Cesare Vincenti di fatto non entra nel merito delle accuse. Se non da un punto di vista procedurale. La diretta conseguenza del no all’immediato sarà che tutti gli indagati assisteranno da uomini liberi all’inizio di un eventuale processo a loto carico, sarà esso celebrato con il rito ordinario o in abbreviato.

Il 19 settembre scadranno i termini di custodia cautelare per l’ex dirigente dell’Agenzia regionale per l’impiego Rino Lo Nigro, per gli ex assessori regionali Luigi Gentile e Gianmaria Sparma, e per l’esponente del Pid, Domenico Di Carlo. Sono accusati a vario titolo di corruzione, truffa e falso in atto pubblico. Per loro, tutti detenuti ai domiciliari, la scarcerazione è ormai vicina.

Diverso è il caso di Faustino Giacchetto, l’uomo che, secondo l’accusa, avrebbe organizzato il sistema per mettere le mani sui soldi dei piani di comunicazione dell’ente di formazione professionale. Giacchetto (l’unico ancora in carcere) Riggio (ai domiciliari), Stefania Scaduto e Concetta Argento (rispettivamente segretaria e moglie di Giacchetto. Entrame sono state scarcerate) ripsondono anche di associazione per delinquere. Per loro i termini di custodia cautelare scadranno il 19 dicembre prossimo, e cioè trascorsi sei mesi dall’arresto.

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La Procura riteneva di avere raccolto prove talmente evidenti da potere chiedere il processo immediato che consente di accelerare i tempi, saltando la fase dell’udienza preliminare. Nel caso della Argento, secondo il Gip Vincenti, la prova non sarebbe affatto evidente. Diversa la questione per gli altri indagati, a cominciare da Giacchetto. Il reato di associazione che viene loro contestato sarebbe stato commesso in concorso con altri indagati per i quali non è stata avanzata richiesta di immediato. Ecco perché il Gip non titiene ragionevole la separazione delle posizioni. Come dire: è opportuno che il complesso probatorio sia esaminato nel suo complesso.

Di fatto è stata accolta la tesi dei difensori degli indagati. Gli avvocati Giovanni Di Benedetto e Fabrizio Biondo (per Giacchetto, la Scaduto e la Argento), Antonino e Sal Mormino per Riggio, Giovanni Rizzuti e Nino Zanghì per Luigi Gentile, Rosalba di Gregorio per Di Carlo, Maurilio Panci per Sparma e Marcello Montalbano per Lo Nigro, avevano bollato come inaccettabile la separazione processuale degli imputati laddove, e l’inchiesta sul Ciapi rientrerebbe fra questi casi, la norma ritiene necessaria la trattazione congiunta. Insomma, non si può smembrare il processo. Anche perché ci sarebbero imputazioni, ad esempio quelle contestate a Giacchetto, che riguardano il presunto corruttore ma non il corrotto.

Altro punto contestato dalle difese. L’ipotesi accusatoria è che gli indagati abbiano organizzato un sistema per pilotare diversi progetti finanziati al Ciapi di Palermo. Finora, però, per stessa ammissione degli inquirenti, ci si è concentrati sul solo progetto Co.Or.Ap da 15 milioni di euro. La presunta associazione a delinquere si basa su una pluralità di condotte per le quali, però, al momento non c’è alcuna contestazione. Il rischio di una proliferazione di processi sarebbe stata dietro l’angolo. Il no all’immediato è findamentale per i difensori che così avranno più tempo per organizzare il lavoro. Spulciare le carte e cercare di trovare le controprove che smontino la ricostruzione della Procura.

 

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11 Settembre 2013, 11:15

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