Da Torrisi a La Rocca, due anni fa | le denunce sul “bando-fotografia”

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20 Maggio 2017, 19:38

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PALERMO – La guerra dei mari era già scoppiata due anni fa a Palazzo dei Normanni. Era il 15 aprile del 2015, quando tutti gli elementi che saranno poi oggetto dell’inchiesta che sta scuotendo i palazzi della politica siciliana, erano già tutti lì, chiarissimi. Il teatro è quello della commissione Ambiente e territorio dell’Ars, in quel periodo presieduta da Giorgio Trizzino, del Movimento cinque stelle. All’ordine del giorno, proprio la questione dei trasporti marittimi per le Egadi e le Eolie. E soprattutto il famigerato bando per l’assegnazione dei servizi che sarebbe stato, secondo l’accusa, prima “cucito su misura” per la Ustica Lines, poi sarebbe stato revocato dalla dirigente Dorotea Piazza.

Ma la burocrate, in quel periodo, non era stata l’unica a “battersi” contro quella gara milionaria che, stando sempre alle ipotesi investigative, avrebbe favorito i privati. A cominciare dall’assessore che era andato via poco prima di quella riunione della commissione: come raccontato anche oggi in occasione della conferenza stampa a Palazzo d’Orleans da Rosario Crocetta, era stato Nico Torrisi, oggi amministratore delegato della Sac (società che gestisce l’aeroporto di Catania) e allora in giunta con la delega alle Infrastrutture, a raccogliere le denunce della dirigente Piazza e a portarle in Procura.

Ma non solo. Oltre alla dirigente che materialmente denuncerà i dubbi sul bando e lo revocherà, ecco anche il dirigente generale Fulvio Bellomo, citato non a caso dalla burocrate per il fatto di esserle stato sempre al fianco. Dopo uno dei tanti rimpasti della legislatura, poi, sarà Giovanni Pizzo a sostituire Nico Torrisi. Il suo capo di gabinetto è Mario La Rocca, che resterà in quella posizione fino a oggi, con Giovanni Pistorio. Sarà proprio La Rocca, il 15 aprile del 2015, a contestare, durante la seduta della commissione, i contorni di quel bando, finendo per polemizzare in modo assai acceso non solo con l’avvocato Carlo Morace che rappresentava appunto l’azienda, ma anche con Mimmo Fazio, il deputato regionale finito agli arresti. Dopo quella commissione, La Rocca “guadagnerà” persino una denuncia per diffamazione: un procedimento ancora in piedi nonostante una prima richiesta di archiviazione del Gip.

La Rocca, già due anni fa, insomma, aveva sollevato tutti i temi oggetto dell’inchiesta. Che esplodono nel corso di quella seduta, che vede da un lato i sindaci, preoccupati per l’interruzione del servizio di trasporti paventata dalla società, dall’altra appunto i rappresentati di Ustica Lines, oltre ai deputati della commissione e, appunto, La Rocca in rappresentanza del governo. Tra i deputati, il più attivo nella difesa dell’azienda e soprattutto della necessità di garantire la continuità del servizio, è proprio Mimmo Fazio: “E’ stata avviata – dice – la procedura di revoca del bando a causa di errori della Regione. E sono stati chiesti chiarimenti all’azienda. Ma che chiarimenti può dare l’azienda sui calcoli della pubblica amministrazione? Qui – ammoniva – non siamo al bar. Questa è una questione giuridica di non poco conto”.

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“Io – spiegava La Rocca – sono un tifoso di Ustica e quindi della Ustica Lines. Ma da capo di gabinetto dell’assessorato alle Infrastrutture penso che la Regione debba pagare il prezzo giusto per il servizio, comunque ottimo, offerto dall’azienda. La vicenda di questo appalto – spiegava – è stata oggetto di denunce, approfondimenti, di una attività di indagine della Regione, culminata con una relazione che segnalava irregolarità nella redazione e gestione della gara. Per questi motivi – aggiungeva – non possiamo procedere con la stipula del contratto”. A quel punto, il funzionario spiegherà anche che la Regione aveva stanziato 15 milioni per fare in modo che venisse comunque garantito il servizio. Ma a quel punto, ecco la prima stoccata alla Ustica Lines: “I delinquenti non siamo noi, semmai chi non è stato in grado in questi anni di organizzare per come si deve il servizio di trasporto pubblico in Sicilia. Noi certamente non abbiamo gradito un atteggiamento che è apparso – diceva La Rocca – forse senza volerlo, ricattatorio nei confronti dei sindaci delle piccole isole”.

Da lì, la replica di Carlo Morace, avvocato che rappresentava ovviamente la famiglia a capo dell’azienda: quei soldi stanziati dalla Regione, secondo il legale, sarebbero stati sufficienti solo per i servizi già erogati e non per la prosecuzione degli stessi. “Volete annullare la gara? Sindaci – ha detto rivolgendosi ai primi cittadini presenti in commissione – il servizio non ci sarà più”.

È lì che si scaldano gli animi. E La Rocca chiede a Morace se fosse “al corrente che tra i vostri dipendenti c’è la figlia del funzionario che ha redatto questa gara. E che la gara – proseguiva – è andata deserta per carenza dei requisiti tecnici dei concorrenti”. È lì il cuore di tutto. Il passaggio che fa detonare la procedura. Il riferimento è alla figlia di Salvatrice Severino, la dirigente che ha redatto quel bando e che verrà poi rimpiazzata da Dorotea Piazza. Quelle parole non saranno “indolori” per La Rocca. Che riceverà, come detto, una denuncia per diffamazione, proprio dalla dirigente Severino, indagata anche lei dalla Procura di Palermo. Alla replica di Morace (“Se non avete fatto una gara trasparente, è un problema vostro…”), La Rocca rincarava: “L’azienda esclusa (era la Compagnia delle Isole, ndr) ha dimostrato di avere i requisiti per diecimila altre gare. Giusto giusto su quella non ce li aveva…”. Parole che innescavano a quel punto la reazione del deputato Fazio: “Al momento queste – ammoniva – sono calunnie e allusioni. Almeno finché non c’è una presa di posizione dei magistrati”. Che due anni dopo è arrivata.

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20 Maggio 2017, 19:38

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