13 Febbraio 2019, 05:27
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PALERMO – Nome del medico vero, ma firma e timbro falsi. Come falsi erano i certificati che attestavano la tubercolosi. Sono dodici le persone, secondo l’accusa finte malate, che hanno ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini firmato dal procuratore aggiunto Sergio Demontis e dal sostituto Pierangelo Padova.
Rischiano di essere processati a vario titolo per truffa, tentata o consumata, e falso. Alcune perché sarebbero riuscite a raggirare l’Inps e altre per avere solo provato a incassare l’indennità che spetta agli affetti dalla patologia. All’inizio del 1900 la tubercolosi era una piaga sociale tanto che furono previsti degli indennizzi per i lavoratori del settore privato che si ammalavano e per i loro familiari.
A dare il via alle indagini della sezione Reati contro la pubblica amministrazione della Squadra mobile fu una segnalazione dell’Inps. Un infettivologo del Policlinico si era accorto che c’era la sua firma falsa sulla relazione presentava all’istituto previdenziale. Quando partirono i controlli qualcuno aveva già incassato i soldi senza essersi mai fatto curare in ospedale. Impossibile che un malato di tubercolosi metta a rischio la propria vita. Tutte o quasi le pratiche erano state gestite da un patronato nella zona di Resuttana. Alcuni indagati erano noti alle forze dell’ordine per via dei precedenti penali per falso, furto, spaccio di droga, oltraggio a pubblico ufficiale e gioco d’azzardo. Altri erano incensurati.
Questi gli indagati e le somme che alcuni di loro avrebbero indebitamente intascato: Salvatore Morganella, Michele Gammino, Giovanni Bruno, Vito La Vardera, Salvatore Bombolino, Carmelo Duro (17 mila euro circa), Pasquale Provenzano (4 mila euro circa), Salvatore Lo Verso (4 mila euro circa), Francesco Paolo Giammona (12 mila e 500 euro), Marcello Carrozza, Filippo Pillitteri (16 mila e 600 euro), Domenico Ferrara (16 mila e 400 euro).
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13 Febbraio 2019, 05:27