06 Agosto 2016, 06:00
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PALERMO – “L’assessorato pare non aver voluto intraprendere alcun controllo”. L’assessorato alla Formazione non ha voluto vedere, controllare, verificare. Non ha svolto, in pratica, il suo compito. A causa di queste “evidenti omissioni” il Tar, con una sentenza rara nella durezza e nelle decisioni, ha disposto che le carte del ricorso riguardante alcuni finanziamenti del Prof del 2010 vengano inviati alla Procura di Palermo.
Ecco quindi la nuova inchiesta e i nuovi guai all’orizzonte. Anche e soprattutto per l’attuale segretario generale di Palazzo d’Orleans Patrizia Monterosso, in quei giorni dirigente generale del dipartimento Formazione. È suo, infatti, il decreto col quale viene dato il via libera ai finanziamenti del Prof. Un somma complessiva di oltre 236 milioni di euro. L’atto firmato da Patrizia Monterosso segue il decreto assessoriale firmato dall’allora assessore Mario Centorrino. Entrambi i documenti sono finiti nella sentenza del Tar. Atti “bocciato” e annullati nella parte in cui veniva deciso il finanziamento per la cooperativa “Insieme per la Formazione”. Ente che – stando alla sentenza – non avrebbe avuto i requisiti per ottenere quei finanziamenti pubblici. Soldi che sono arrivati, invece, anche grazie a una vicenda in parte grottesca e in parte inquietante.
La storia ruota attorno a due enti e a una persona. Gli enti sono l’Ecoform e “Insieme per la Formazione”, la persona chiamata in causa dal ricorso risponde al nome di Vincenzo Garofalo. È lui, nel 2009, a comunicare all’assessorato alla Formazione che l’Ecoform, ente nazionale che partecipa ai vari bandi regionali, non aveva interesse a partecipare al Piano regionale per l’offerta formativa siciliano nel 2010. Una affermazione che si basava su una procura affidata dall’Ecoform a Garofalo nel 2006. Una procura che, però, emergerà nel corso del procedimento, aveva confini stretti e precisi. Garofalo, insomma, non avrebbe avuto il potere – fatto confermato dalla sentenza del Tar – di esprimersi sulla volontà di Ecoform di partecipare o meno. Ma c’è di più. Perché Garofalo in quei giorni aveva messo a disposizione dell’altro ente, “Insieme per la Formazione” le strutture e il personale di Ecoform. Un meccanismo che avrebbe consentito al nuovo ente di acquisire i requisiti necessari.
Peccato però che Ecoform non avesse avallato quella decisione. Anzi, l’ente nel suo ricorso sostiene che la cooperativa “Insieme per la Formazione” si sarebbe illegittimamente appropriata delle sue strutture presenti in Sicilia, “attraverso l’operato di un soggetto (il sig. Vincenzo Garofalo) che si sarebbe falsamente qualificato – si legge nella sentenza – come rappresentante legale dell’ente ricorrente; questi avrebbe posto in essere atti volti a pregiudicare l’interesse dell’ente ricorrente a partecipare all’avviso indetto dalla regione Sicilia per il finanziamento di progetti formativi, consentendo di contro alla cooperativa ‘Insieme per la Formazione’ di partecipare a tale avviso (ottenendo anche il finanziamento a taluni progetti), avvalendosi delle sedi, del personale e delle strutture di Ecoform”.
Non solo, quindi, Ecoform non aveva mai dato il via libera a quell’operazione, ma più volte, come è emerso dalla lunga vicenda processuale di fronte ai giudici amministrativi, ha anche diffidato l’assessorato alla Formazione affinché non agisse in seguito alle indicazioni fornite da Garofalo. Tra l’altro, l’ente “subentrato”, in quegli anni era persino sprovvisto di un altro requisito fondamentale: aver partecipato a progetti di formazione nei due anni precedenti.
Eppure, nonostante le ombre, i dubbi e soprattutto le diffide di Ecoform, l’assessorato prendeva tutto per buono, inserendo l’ente nell’elenco di quelli finanziati. Ma è proprio lì che i giudici del Tar hanno sentito puzza di bruciato. E anzi, nel corso della sentenza con la quale hanno accolto il ricorso di Ecoform annullando il finanziamento a Insieme per la formazione, hanno puntato il dito contro l’assessorato in quegli anni guidato dallo scomparso Mario Centorrino e “amministrato” dal dirigente generale Patrizia Monterosso a capo del dipartimento che ha dato il via libera al finanziamento.
All’assessorato, emerge dalla sentenza, “era stato fatto presente, attraverso appositi atti di diffida, che l’operato in questione era da attribuirsi a un falsus procurator e, conseguentemente, la cooperativa Insieme per la formazione era stata illegittimamente ammessa al finanziamento”. Ecoform aveva quindi avvisato l’assessorato. Che ha evidentemente ignorato quelle note. “Nonostante le numerose diffide presentate, – insiste il Tar – l’Assessorato pare non aver voluto intraprendere alcun controllo circa la legittimità dell’operato del procuratore rispetto agli atti statutari, di cui aveva la disponibilità, ed ha ammesso al finanziamento un soggetto, qualificato ‘Insieme per la formazione ex Ecoform Sicilia’, nonostante non vi fosse alcun valido atto che consentisse di prefigurare l’avvenuta trasformazione o incorporazione di Ecoform Sicilia”.
Ed è proprio quel passaggio ad allungare nuove ombre: l’assessorato pare non aver “voluto” controllare, così scrivono i giudici amministrativi. Ci sarebbe stata quindi una precisa intenzione dell’assessorato a non rispondere a quelle diffide. A non verificare. Proprio per questo il Tar parla di “evidenti omissioni” dell’assessorato, “aggravate – continuano – dal mancato riscontro alle diffide presentate dall’ente ricorrente”. Per questo, concludono i giudici del Tar “si ritiene di disporre la trasmissione degli atti di causa e della presente sentenza alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo”. Nuova inchiesta all’orizzonte, quindi, per la Formazione siciliana. E nuovi guai in vista per la più potente burocrate di Sicilia.
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06 Agosto 2016, 06:00