Milioni di euro per formazione e comunicazione | Tutti i progetti del “bancomat” Ciapi

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22 Febbraio 2013, 06:00

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PALERMO – L’ufficio per la lotta antifrode dell’Unione europea è stato il primo a capire che al Ciapi non tutto filava liscio. Anzi, c’erano spese poco chiare. A volte ingiustificate. È partita dagli ispettori comunitari, infatti, l’inchiesta poi approdata alla Procura della Republica. Un’inchiesta che si è ingrossata fino a riempire le 800 pagine di un’informativa della Guardia di Finanza. Gli agenti del Nucleo di polizia tributaria hanno denunciato 40 persone tra amministratori, funzionari dell’ente di Formazione e dodici politici per finanziamento illecito ai partiti.

Dalla Formazione i finanzieri si sono spostati nel mondo della comunicazione, incrociando i dati e le indagini che coinvolgono Faustino Giacchetto. Giacchetto è il project manager finito al centro dell’inchiesta sull’organizzazione dei Grandi eventi della Regione. Ed è stato anche consulente per la comunicazione del Ciapi. C’era la sua regia dietro la programmazione e le strategie dell’ente di Formazione per questo specifico capitolo di spesa.

Al Ciapi l’anno scorso la Regione ha revocato l’accreditamento. È stato messo fuori dal sistema della Formazione proprio in virtù della proceduta di infrazione avviata dall’Olaf che si era concentrato sul progetto, datato 2003-2005, per la formazione di “1978 operatori esperti nelle situazioni di emergenza e urgenza”. Il Ciapi, in collaborazione con la Croce Rossa, aveva ricevuto l’incarico di formare autisti e soccorritori da fare salire sulle ambulanze del 118. L’Olaf scoprì, però, alcuni milioni di euro non ammissibili a finanziamento e non rendicontabili. Da qui la procedura di infrazione che, a cascata, ha dato il via all’inchiesta della magistratura, coordinata dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci, e da cui iniziano ad emergere una serie di particolari.

A cominciare dalle denunce per finanziamento illecito ai partiti che hanno raggiunto Luigi Gentile, Carmelo Incardona, Francesco Scoma, Santi Formica e Lino Leanza (i primi quattro ex assessori regionali alla Formazione professionale e Leanza alla Famiglia e Lavoro), l’ex presidente dell’Ars e oggi deputato, Francesco Cascio, l’ex onorevole Gaspare Vitrano, l’attuale deputato regionale Salvino Caputo, il presidente della commissione Bilancio dell’Ars, Nino Dina, gli ex consiglieri comunali Gerlando Inzerillo e Salvo Alotta, il responsabile legale del Pid, Domenico Di Carlo. Tutti hanno replicato sorpresi alla notizia e certi della trasparenza del proprio operato.

L’ipotesi è che i politici abbiano ricevuto soldi per le campagne elettorali del 2008 e 2012 – le comunali di Palermo e le regionali – da una serie di società che gravitano attorno al Ciapi. Ed ancora: si parla di spazi pubblicitari che un ristoratore con interessi nella comunicazione avrebbe comprato e rivenduto a cifre di gran lunga più elevate e fuori mercato all’ente di Formazione.

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Cosa c’è dietro il bubbone della comunicazione? La risposta è contenuta nell’informativa della Guardia di finanza trasmessa in Procura. E adesso la lente di ingrandimento delle fiamme gialle è rivolta ai progetti del Ciapi. Una decina, più o meno, per un importo complessivo di oltre sessanta milioni di euro. Soldi per la maggior parte di provenienza comunitaria. Attualmente, è ancora in corso il progetto “Labor”, che ha come obiettivo la “formazione di 808 soggetti per il successivo inserimento nel mondo del lavoro di figure professionali attinenti alle seguenti aree: Turismo, Beni Culturali e Ambiente; Socio-Assistenziale; Socio-Sanitaria”.

Gli altri, sono stati completati. Uno era il progetto Infoa. Il più “ricco”, e frutto di un finanziamento europeo superiore ai 27 milioni di euro. Anche l’Infoa (informazione, formazione e apprendistato) aveva appunto il compito di creare le condizioni per favorire l’ingresso nel mondo del lavoro, attraverso percorsi di apprendistato. Il progetto “Formispe”, dell’importo di quasi 4 milioni, invece, è stato il frutto di molte polemiche. Il corso, infatti, avrebbe dovuto formare gli ispettori del lavoro. A seguito di alcune lungaggini burocratiche, il numero dei partecipanti è andato via via scemando. E i pochi che hanno acquisito il “titolo” sono rimasti a lungo senza… lavoro. Il progetto “Carovana job village” aveva allo stesso modo l’obiettivo di orientare i giovani verso il mondo del lavoro. Anche il progetto Co.or.ap aveva le medesime finalità, visto che aveva la funzione di “orientamento generale e professionale rivolto alla platea dei giovani che, completato il primo ciclo di istruzione e intendono inserirsi nel mercato del lavoro attraverso l’istituto dell’apprendistato ed erogato servizi informativi e di consulenza tecnica per le imprese che intendono reperire e formare le risorse di cui necessitano, attraverso l’assunzione di giovani apprendisti”. A completare il quadro dei progetti del Ciapi, ecco il corso “A s l”, gli “Sportelli scuola / lavoro”, il corso “”Attività di formazione ed informazione rivolte al personale degli enti locali della Regione siciliana” e il “Forum della legalità”. Corsi per un ammontare complessivo di oltre sessanta milioni. Sui quali la Guardia di Finanza adesso vuole fare piena luce.

Tutti progetti svolti e regolarmente pagati. Ma si indaga pure su quello denominato “Futuro semplice” da 70 milioni di euro stoppato dalla Corte dei Conti. Bandito nell’agosto 2009 dall’Agenzia per l’Impiego e dal dipartimento Formazione aveva visto la presentazione di una sola offerta. A farsi avanti era stato il Ciapi che guidava una cordata con altri dieci enti. La cifra, però, non fu ritenuta congrua dalla magistratura contabile che sollevò eccezioni anche sulle procedure che avevano portato, di fatto, alla presentazione di una sola offerta.

 

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22 Febbraio 2013, 06:00

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