31 Luglio 2023, 05:02
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CATANIA – Aeroporto di Catania, l’inchiesta sull’incendio è a un punto cruciale, oggi i consulenti della Procura entreranno nel box rent a car in cui si è sviluppata la scintilla. Non ci sono indagati al momento, ma l’indagine dei magistrati è delicata e si interseca con le verifiche amministrative sia interne che esterne. In particolare quelle provenienti dagli enti preposti al controllo, Asp, Enac, Stresal e Arpa: gli stessi da cui dipende la riapertura del terminal A.
L’ipotesi originaria, di incendio doloso, è stata accantonata dopo il primo sopralluogo nel terminal A. La fiammata a ridosso della stampante, che si trovava nell’ufficio in affitto a un rent a car, è emblematica, c’è anche una pista che porta a un cortocircuito sotterraneo, dal quale sarebbe divampato l’incendio. La Procura è rinchiusa – come sempre – nel massimo riserbo. Due sono le piste più accreditate: la verifica strutturale dell’aeroporto con l’analisi di cosa sia avvenuto prima dell’incendio; la ricostruzione degli attimi dopo la fiammata, per appurare se il sistema antincendio e chi di dovere si siano attivati secondo le procedure. A questo punto si apre un ulteriore interrogativo: è vero che la struttura del “nuovo” aeroporto non sia stata in grado di contenere le fiamme che, anzi, sarebbero state alimentate da cavi, plastiche e altri elementi che dovevano essere antifuoco?
La domanda sulla idoneità della struttura, come anticipato, è quella cruciale che, a partire dal 2 agosto, sancirà la possibilità di riapertura del terminal A. Dopo l’ultimazione dei lavori da parte di Berlfor Italia, Asp, Enac, Spresal e Arpa entreranno in aeroporto, ciascuno con la propria competenza. L’Arpa controllerà la salubrità degli ambienti, installando anche centraline di analisi dell’aria, Spresal, l’unità operativa dell’Asp di Catania, si occuperà della sicurezza sul lavoro. Ma la parte del leone, in questo scenario, lo farà l’Enac. Prima di analizzare il piano che quest’ultima ha redatto con Sac, sul quale dovrebbe – anche – indagare, bisogna rimettere in fila alcune parole della corrispondenza tra ente nazionale di aviazione, Regione Siciliana, Sac e ministero delle Imprese retto da Adolfo Urso.
Accantoniamo le polemiche politiche tra Adolfo Urso e il governatore Renato Schifani. Il ministro delle Imprese ha chiesto chiarimenti a Enac, che ha risposto sottolineando che l’area dell’incendio è “limitata a 80 metri quadri ed è l’unica al momento a non poter essere riaperta” e che bisogna bonificare dal “particolato” il terminal A. L’accesso al pubblico sarà possibile solo se “l’aria sarà qualitativamente corrispondente ai dettami”, sottolineava Enac. Ma dalla corrispondenza tra Sac e il ministero retto da Urso emerge che “per l’operatività bisognerà superare le istruttorie di agibilità e prevenzione incendi”. Ed è qui che si intersecano il piano giudiziario con quello amministrativo.
Tra il 2020 e il 2022, Enac ha predisposto con Sac il piano di emergenza aeroportuale (PEA), sottoponendolo ad aggiornamenti quasi annuali e stabilendo come intervenire a fronte di qualunque emergenza. Dall’incidente aereo alla nube radioattiva, passando dalla “minaccia bomba” al sequestro di aeromobili, un paragrafo è dedicato agli incendi. Il piano contempla due scenari: incendi che coinvolgono strutture collegate all’attività di volo e incendi che riguardano “le aree aperte al pubblico o al personale operativo”.
Con 11 milioni di passeggeri ogni anno, l’aeroporto di Catania è classificato come “luogo di lavoro a rischio incendio elevato”, in quanto “indipendentemente dalla presenza di sostanze infiammabili – si legge nel piano di emergenza interno – indipendentemente dalla presenza di sostanze infiammabili e dalla facilità di propagazione delle fiamme, l’affollamento degli ambienti, lo stato dei luoghi o le limitazioni motorie delle persone presenti, rendono difficoltosa l’evacuazione in caso di incendio”. Per intervenire, la Sac ha formato appositamente il personale individuando “incaricati dell’attuazione delle misure di prevenzione incendi, lotta antincendio e gestione delle emergenze”, tutti dotati di “attestato di idoneità tecnica”.
Tutti formati, ma l’emergenza c’è stata, per fortuna senza vittime. Ma la Sicilia ha subito gravi danni, gli strascichi continueranno nel tempo. La parola passa agli inquirenti e agli enti preposti ai controlli.
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31 Luglio 2023, 05:02