20 Settembre 2017, 06:05
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PALERMO – Ci sono due filoni di indagini. Il primo riguarda i presunti interessi dei boss Guttadauro nel Forum e il secondo gli altrettanto presunti accordi economici con gli imprenditori Niceta. Da qui l’esigenza investigativa da parte dei pubblici ministeri di perquisire gli uffici del centro commerciale, di alcune società e diverse abitazioni.
Il filone principale riguarda la costruzione del Forum sorto, secondo l’accusa, su alcuni terreni di proprietà dei fratelli Filippo, Giuseppe e Carlo Guttadauro. Il primo è stato l’ambasciatore del cognato Matteo Messina Denaro nei rapporti con Bernardo Provenzano, il secondo guidava il clan di Brancaccio ed ha finito di scontare una lunga condanna per mafia, il terzo è stato condannato per un’estorsione.
I finanzieri del Gico del Nucleo di polizia tributaria hanno il sospetto che gli interessi dei Guttadauro non riguarderebbero soltanto la redditizia vendita dei terreni, ma anche i successivi lavori di costruzione della struttura. Ecco perché ieri mattina, su ordine dei pubblici ministeri Carlo Marzella, Francesca Mazzocco e Pierangelo Padova sono andati a perquisire gli uffici di una serie di società che non sono al momento indagate. Cercavano documenti che confermerebbero il reato di riciclaggio aggravato dal metodo mafioso contestato ai Guttadauro assieme a Michelangelo, Massimo e Piero Niceta.
Le società che hanno ricevuto una visita sono: Multi Veste Italy srl con sede a Milano (è la società che gestisce il Forum), Collegno Duemila srl con sede a Roma (oggi in fallimento, guidava la precedente gestione), Cds Costruzione spa e Cds Holding spa (entrambe con sede nel Bresciano), e le romane No Limits 2000 e Inland Realty (sono tutte società che hanno partecipato alla costruzione del Forum). Nessuna di esse è sotto inchiesta, ma i finanzieri hanno prelevato la documentazione per scoprire a quali altre imprese si siano affidate durante i lavori. L’ipotesi, infatti, è che i Guttadauro potrebbero essere riusciti a strappare dei sub appalti attraverso delle imprese a loro riconducibili, magari all’insaputa degli stessi appaltatori. Perquisizione anche a casa di Franco Cardinali, di Terni, il cui ruolo nella vicenda è ancora tutto da chiarire.
Negli anni scorsi a parlare del Forum erano stati i mafiosi di San Lorenzo. Nessuno “fuori zona” si poteva avvicinare a Brancaccio dove potevano “muoversi” solo coloro che erano vicini ai Graviano. Un’impresa di pulizie aveva tentato di farsi avanti nel centro commerciale ma, come captarono le microspie, “li hanno presi a colpi di legno” per convincerli a ritirarsi.
C’è poi il capitolo Niceta che incrocia le indagini patrimoniali su Massimo e Piero Niceta (indagati in questo procedimento assieme allo zio Michelangelo) e le dichiarazioni del cugino Angelo. È stato quest’ultimo, testimone di giustizia, a sostenere che “al matrimonio di mio cugino Massimo ho visto a Francesco Guttadauro e la sorella Maria. Dissero: ‘Oggi facciamo la festa ma anche business’. So che si discusse con i Guttadauro per l’apertura di un nuovo centro commerciale a Brancaccio. Vicino a un campo di bocce, si aprirono le planimetrie e mio cugino Massimo disse a Francesco Guttadauro: ‘Già vi siete presi 40 milioni di euro per la vendita dei terreni. Lui rispose che i soldi se li dovevano spartire in tanti e che erano già finiti. I Guttadauro avevano il pieno controllo del centro commerciale. Avevano incassato con prestanome vari 40 milioni per la vendita dei terreni e decidevano loro chi doveva entrare”. Racconti sempre smentiti e bollati come bugie dai Niceta che hanno pure denunciato Angelo per calunnia.
Nell’aprile 2016 si è chiuso il primo grado della misura di prevenzione in corso a Trapani nei confronti degli imprenditori dell’abbigliamento. In quel caso ha retto la ricostruzione dell’accusa per Francesco Guttadauro, considerato socialmente pericoloso, ma non per Massimo Niceta. Per il primo è scattata la sorveglianza speciale per quattro anni e la confisca del 50 per cento della società che gestiva un punto vendita, ormai chiuso, all’interno del centro commerciale Belicittà di Castelvetrano. Al secondo, invece, è stata restituita la restante metà della stessa società. Sarebbe stato, però, confermato il legame in affari fra i Niceta e i Guttadauro solo che la valutazione della posizione degli imprenditori è passata al Tribunale di Palermo dove si attende il deposito di una travagliatissima perizia. L’ipotesi della nuova indagine è che sarebbero stati i Guttadauro, in virtù dei rapporti con i Niceta, a fargli ottenere uno dei migliori spazi espositivi del centro commerciale. Lo store Niceta oggi non c’è più. Il negozio è stato chiuso, così come tanti punti vendita dello stesso marchio, sotto l’amministrazione giudiziaria di Aulo Gigante, finito sotto inchiesta nel cosiddetto “scandalo Saguto” che ha travolto le misure di prevenzione . Ci sarebbero indagini in corso anche sul mancato rinnovo del contratto di affitto dei locali.
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20 Settembre 2017, 06:05