23 Aprile 2013, 06:15
2 min di lettura
PALERMO – I finanzieri hanno acquisito carte e documenti all’assessorato comunale ai Lavori pubblici. Nel frattempo un gruppo di ingegneri sta eseguendo controlli e misurazioni. Il tram di Palermo è finito sotto inchiesta.
Un fascicolo, al momento, a carico di ignoti, è stato aperto dalla procura della Repubblica che sta cercando di fare luce su una serie di presunti illeciti. Dubbi vengono sollevati sulla gestione del mega appalto dal punto di vista amministrativo e contabile. Si va dalle presunte irregolarità nei pagamenti – alcuni lavori potrebbero essere stati pagati più volte – alla valutazione delle indennità per gli espropri dei terreni. Di più non trapela. Si sa soltanto che i pubblici ministeri Maurizio Agnello e Roberto Tartaglia hanno delegato i finanzieri per compiere una serie di accertamenti documentali.
Il progetto del tram risale agli anni Novanta, ma i primi passi concreti furono mossi nel 2000, quando la Banca europea degli investimenti stanziò 161 miliardi di vecchie lire per un’opera decisiva per la mobilità della città di Palermo. Opera che alla fine costerà 230 milioni di euro.
Tre le linee previste. La prima dovrebbe iniziare a funzionare a luglio 2013. “Sarà un Festino di Santa Rosalia con il tram”, ha annunciato nei mesi scorsi il sindaco Leoluca Orlando. La linea 1 collegherà il quartiere di Roccella alla Stazione centrale. Le linee 2 e 3 uniranno, rispettivamente, Borgo Nuovo alla Stazione Notarbartolo e lo svincolo di via Ernesto Basile con il rione San Giovanni Apostolo (ex Cep) attraversando il viale Regione siciliana. Le tre linee del tram fanno parte di un più ampio progetto di collegamento delle periferie con il centro cittadino grazie anche alla costruzione del passante ferroviario e della metropolitana.
La settimana scorsa è arrivato il via libera dalla Regione al trasferimento di una nuova e consistente fetta di finanziamenti. La Giunta regionale ha sbloccato 87 milioni di euro che consentiranno al Comune di “coprire” i debiti con il consorzio Sis, il raggruppamento di imprese incaricato dei lavori. Lavori che non si sono mai bloccati perché il Comune e l’Amat, la stazione appaltante, hanno anticipato alla Sis parte delle risorse economiche.
Nel 2010 si parlò di rischio infiltrazioni mafiose nell’appalto. A Sis la prefettura di Torino prima negò il certificato antimafia salvo poi riabilitare a pieno il Consorzio. Un’informativa della Dia aveva concentrato l’attenzione sui rapporti commerciali fra Sis e l’imprenditore Andrea Impastato, di recente condannato per avere fatto affari con la mafia. Nel corso delle indagini emerse che Sis aveva sì comprato il cemento da Impastato, ma quando la ditta di quest’ultimo era in amministrazione giudiziaria. Da qui la riabilitazione.
Dopo le vicissitudini passate, il tram torna di nuovo sotto i riflettori della magistratura. Un’inchiesta ancora alle battute iniziali che si concentra molto sulle procedure amministrative per la costruzione della grande opera pubblica.
Pubblicato il
23 Aprile 2013, 06:15