Il sistema che uccide il merito | "Grandi ingiustizie all'Università" - Live Sicilia

Il sistema che uccide il merito | “Grandi ingiustizie all’Università”

L'inchiesta di Firenze svela il meccanismo per controllare le abilitazioni. Il peso dei prof siciliani: "Hanno fatto en plein".

PALERMO – Finora si è indagato solo sull’abilitazione all’insegnamento di Diritto tributario. Lo spaccato, però, rimanda a un sistema che può valere per tutte le altre discipline universitarie.

L’indagine della Procura di Firenze svela il patto illecito che regolerebbe l’ingresso nel corpo docente e le successive progressioni di carriera nel mondo accademico. Da Nord a Sud. Da Bolzano a Palermo. Nella logica della “lottizzazione” si va avanti per appartenenza. Vale  il peso di un parente o l’appoggio delle grandi associazioni. In particolare, l’indagine dei finanzieri della Polizia tributaria si è concentrata sugli equilibri di potere fra la “Società studiosi di diritto tributario” e l’”Associazione italiana professori di Diritto tributario”. La partita delle abilitazioni si gioca a livello nazionale, da Bolzano a Palermo.

Nel 2010 è entrato in vigore il nuovo meccanismo per il reclutamento dei professori. Si è passati da un sistema fondato sui concorsi locali, ad uno in due fasi: una prima per l’abilitazione nazionale e una seconda che prevede la valutazione nei singoli Atenei. La ratio della norma voleva arginare il fenomeno del nepotismo. La cronaca ci consegna il più classico dei fallimenti. L’abilitazione in teoria non è un concorso, non viene stilata una graduatoria, ma ci si limita a valutare la sussistenza dei requisiti necessari per diventare professori ordinari (prima fascia) o associati e ricercatori (seconda fascia).

La verità è che, scrive ora il giudice per le indagini preliminari Angelo Antonio Pezzuti, “non abilitare un candidato è uno dei modi per impedire al medesimo di partecipare al concorso, gara che viene bandita solo quando appare ragionevolmente prevedibile che possa essere vinta da un candidato già individuato in precedenza”.

Lo ammetteva uno dei prof sotto inchiesta, il palermitano Giuseppe Cipolla, in servizio all’Università di Cassino, il quale diceva “secondo me… è formalmente un’abilitazione, ma è un vero concorso”. E il trapanese Giuseppe Zizzo, docente a Castellanza, in provincia di Varese, aggiungeva: “Dalla mia esperienza non è che le Università alzano la testa e cercano. In realtà se tu riesci a farti chiamare è perché hai quella abilità di infilarti di dentro, in un momento favorevole di conoscenza, di cose, per cui è chiaro che c’è là, là, il merito, aziendali effettivamente sono abbastanza irrilevanti”.

Il merito, dunque, sarebbe irrilevante. La valutazione dei curricula è una pura formalità. Ad occuparsene è la commissione nazionale per l’abilitazione composta con un sorteggio fra tutti i professori italiani. Sono loro a formulare un giudizio che può frenare una carriera.

Così capita che un aspirante professore, Fabio Graziano, contrattista a Genova, non sia “portato” da nessuno e le sue 193 pubblicazioni passino in secondo piano. Secondo l’accusa, infatti, giudizi sono cuciti su misura sui candidati affinché abbiano la strada spianata. Si attiva la rete di connivenze per avvicinare i commissari. Bisogna fare pesare il proprio ruolo e la propria storia accademica per ritagliarsi un posto in prima fila nelle griglie predisposte prima di arrivare in commissione.

I curricula vengono valutati in anticipo, anche questa è un’irregolarità, e si formano le liste su cui si baseranno le decisioni finali. Tutto sarebbe studiato a tavolino. Alcuni candidati vengono esclusi, altri fatti ritirare con la promessa che andrà meglio la prossima volta. Il favore sarà presto ricambiato. E il puzze si compone. Un altro commissario, Adriano Di Pietro, spiegava che “Tesauro ha avuto due ordinari più un associato”. E Giuseppe Cipolla aggiungeva: “… però prof ma chi si può lamentare? Tosi ne ha avuto uno, la scuola di Pavia. Io pure, come vede, poi alla fine su sua indicazione ho votato Moratti, non lo conosco, non mi intere… e l’abbiamo votato…i romani hanno votato Puri, hanno avuto la Cannizzaro, hanno avuto Odoardi… e i siciliani hanno avuto l’en plein”.

I siciliani, dunque, avevano fatto la parte del leone durante la sessione per le abilitazioni che nel 2015 si è svolta a Bologna. Il riferimento sarebbe a Salvatore Sammartino, ordinario di Diritto tributario a Palermo, e ad Andrea Parlato, ex ordinario di Scienza delle finanze, oggi in pensione. Il primo avrebbe sponsorizzato i suoi allievi Daniela Mazzagreco (oggi associato di Diritto finanziario) e Filippo Alessandro Cimino, e il secondo aveva a cuore le sorti della figlia Maria Concetta (ricercatrice alla facoltà di Scienze politiche).

Una parte degli indagati è stata interdetta. Il provvedimento di sospensione cautelare svela un altro passaggio del meccanismo che violerebbe il principio della meritocrazia. “I professori – scrive il gip – sono pronti a commettere nuovi crimini con un’attenta programmazione che prevede anche la possibilità, in attesa delle future abilitazioni o dei prossimo concorsi, di arricchire i curricula dei candidati facendo scrivere ai medesimi degli articoli o delle monografie”. Sono le pubblicazioni che alla fine incidono sulla carriera. E così, conclude il giudice, “si consumano grandi ingiustizie sacrificando candidati meritevoli e promuovendo altri non meritevoli”. Fino a quando un aspirante prof decide di non subire l’angheria. La denuncia e fa saltare il “banco”.

 

 


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