30 Settembre 2015, 06:02
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PALERMO – Tutto passa da Caltanissetta. Una Procura di “provincia” è divenuta centrale nel panorama giudiziario siciliano, “rubando” la scena ad altri uffici più corazzati. Alle inchieste e i processi che stanno squarciando il passato buio delle stragi si sono aggiunte indagini che guardano alla strettissima attualità. E che attualità: il caso di Antonello Montante, presidente della Confindustria siciliana, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa e lo scandalo sulla gestione dei beni confiscati esploso nella vicina Palermo e che per competenza, visto il coinvolgimento di magistrati in servizio nel capoluogo siciliano, è stato affidato alla Procura nissena.
Una Procura attualmente senza capo, dopo che Sergio Lari è diventato procuratore generale sempre a Caltanissetta. Il peso del coordinamento delle indagini oggi è tutto sulle spalle di Lia Sava, unico aggiunto fra una quindicina di sostituti. E se la Sava non avesse ricevuto la guida dell’ufficio, sempre a Caltanissetta sarebbe passato il coordinamento di un altra delicata indagine, quella che ha coinvolto Matteo Tutino, ex chirurgo plastico dell’ospedale Villa Sofia di Palermo e medico personale del presidente della Regione, Rosario Crocetta. Francesco Lo Voi, capo dei pm palermitani, si è astenuto dall’indagine. Tra gli indagati per concorso in abuso d’ufficio c’è il cardiologo Nicola Sanfilippo, amico di Lo Voi che in nome della trasparenza ha comunicato la decisione di farsi da parte al procuratore generale Roberto Scarpinato. Scarpinato, a sua volta, aveva affidato a Lari il coordinamento dell’inchiesta che resta comunque a Palermo. Solo che il 15 settembre Lari è diventato un ex procuratore della Repubblica. Neppure il suo vice, la Sava appunto, ha potuto prendere il caso in mano visto che è testimone dell’inchiesta per via di un intervento eseguito da Tutino e sul quale il magistrato ha reso dichiarazioni ai pubblici ministeri. È quasi certo che il nuovo coordinatore dovrà essere scelto fra i colleghi di Catania. L’incarico andrà ad un aggiunto, visto che anche lì la poltrona di capo della Procura è stata lasciata vacante da Giovanni Salvi. Il puzzle degli uffici giudiziari sarà di difficile composizione. Le correnti del Consiglio superiore della magistratura hanno avviato le trattative. Le toghe torneranno a fare politica. E la politica, si sa, è compromesso. Un compromesso fatto di equilibri che dipendono, a cascata, dallo scacchiere delle nomine. Da qui a fine anno il Csm dovrà riempire parecchie caselle. Al momento le acque appaiono chete. La maggioranza nella rappresentanza la detiene Area, la componete di sinistra che conta su sette rappresentanti in virtù dell’accordo fra Magistratura Democratica e movimento per la Giustizia. Seguono Unicost (la corrente di centro) con sei rappresentanti, Magistratura Indipendente (destra), con 3 ed Autonomia ed Indipendenza (in disaccordo con Mi), con un solo rappresentante.
Lari, dunque, è andato alla Procura generale e potrebbe rinunciare al ricorso contro la nomina di Lo Voi. Non si sa cosa farà l’altro “sconfitto” Guido Lo Forte, oggi procuratore a Messina, superato da Roberto Alfonso (Procuratore di Bologna) alla procura generale di Milano. E così Lo Forte potrebbe puntare sul posto di procuratore di Caltanissetta lasciato da Lari oppure su quello di Catania per il dopo Salvi. Per la verità non sappiamo ancora se Lo Forte abbia presentato la domanda per partecipare al concorso. I termini sono aperti fino al 15 ottobre. I rumor vogliono pronti a contendersi la guida dell’ufficio, tra gli altri, Alfredo Morvillo (oggi procuratore di Termini Imerese), Marcello Viola (oggi procuratore di Trapani) Teresa Principato (aggiunto a Palermo), Maurizio De Lucia (sostituto procuratore antimafia dopo una lunga permanenza a Palermo), Franca Imbergamo (anche lei oggi all’Antimafia), Carmelo Zuccaro e Amedeo Bertone (entrambi aggiunti a Catania). La lista dei candidati, però, è destinata ad arricchirsi di nomi.
Il successore di Lari si troverà ad affrontare le due inchieste più scottanti degli ultimi anni. La prima, in ordine di tempo, è quella su Montante presidente degli industriali siciliani e delegato nazionale per la legalità. Uno dei promotori della svolta etica di Confindustria costretto a difendersi dall’ipotesi di concorso esterno in associazione mafiosa che si basa sulle dichiarazioni di alcuni pentiti. Di recente contro Montante sono arrivate anche le bordate di Marco Venturi, altro storico esponente della Confindustria siciliana, che dalle colonne di Repubblica si è scagliato contro il “grande inganno della rivoluzione” portata avanti dalla sua associazione. Rivoluzione di cui lui stesso fu uno dei protagonisti.
Accuse pesanti quelle di Venturi, che racconta di “episodi inquietanti” intorno all’inchiesta giudiziaria aperta sul Montante. Nell’intervista, l’imprenditore nisseno parla di testi avvicinati, pretese di lettere riservate dove si sarebbe chiesto di certificare il falso, pressioni “per condizionare l’azione di pulizia nelle aree industriali e fermare Alfonso Cicero, un funzionario regionale che è sempre più a rischio di vita”.
E poi c’è lo scandalo amministrazioni giudiziarie. Un’intera sezione del Tribunale di Palermo, quella per le Misure di prevenzione, è finita sotto inchiesta. Indagati l’ex presidente Silvana Saguto e i componenti del collegio, Fabio Licata e Lorenzo Chiaramonte, assieme al presidente della quarta sezione del Tribunale di Palermo, Tommaso Virga, e agli amministratori giudiziari Walter Virga, che di Tommaso è figlio, e Gaetano Cappellano Seminara. L’inchiesta avrebbe fatto emergere una gestione “clientelare” della sezione del Tribunale con incarichi assegnati a parenti e amici in cambio di favori e forse anche di soldi (visto che si indaga per corruzione e autoriciclaggio). Nel frattempo questa e le altre indagini restano in mano al procuratore aggiunto Lia Sava che a Caltanissetta c’è arrivata un paio di anni fa dopo una lunga stagione a Palermo. Fece in tempo, da aggiunto, a vivere le polemiche e le spaccature nella Procura allora diretta da Francesco Messineo. Polemiche che riguardavano la gestione, processuale e mediatica, del processo sulla presunta trattativa Stato-mafia a cui ha lavorato anche la Sava. Oggi è lei a reggere le sorti, in attesa del nuovo capo, di una Procura “di provincia” impegnata in delicate inchieste. Accanto a lei lavorano i sostituti Onelio Dodero, Stefano Luciani, Gabriele Paci (sono tutti e tre in Dda e si stanno occupando delle indagini e dei processi sulle stragi), Elena Caruso, Santi Roberto Condorelli, Maria Carolina De Pasquale, Giovanni Di Leo, Santo Di Stefano, Luigi Leghissa, Cristina Lucchini, Sofia Scapellato, Davide Spina.
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