Quel ragazzone che sapeva sorridere | Il dolore di chi lo ha amato - Live Sicilia

Quel ragazzone che sapeva sorridere | Il dolore di chi lo ha amato

Alla camera mortuaria nel cimitero dei Rotoli piangono i parenti e gli amici di Alessandro Salem. C'è incredulità fra i commercianti del Capo dove si trova la farmacia di famiglia.

IL TRAGICO INCIDENTE
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PALERMO – La camera mortuaria del camposanto dei Rotoli è piena di bare che attendono di essere tumulate. Ognuna di essa custodisce le storia di uomini e donne. Parentesi terrene chiuse per sempre. Alcune troppo in fretta. Come quella di Alessandro Salem.

Donne, uomini e dolore. Il dolore di chi resta e dovrà trovare chissà dove l’appiglio della consolazione. La vita di Alessandro si è fermata dentro una Fiat 600. Sabrina non ha più un compagno. Vivevano assieme. I loro progetti sono rimasti imprigionati, per sempre, in quella macchina. Sabrina ieri sera era a Milano. Nessuno di noi si arroghi il diritto di immaginare i pensieri che l’accompagnano sull’aereo che la sta riportando a Palermo. Troverà una bara chiusa. Una madre a cui spetta il compito di abbracciarla per prima. Di sorreggerla. Si farà aiutare dall’amica del cuore. Sono una accanto all’altra nel deposito di morte e dolore, dove bisogna sforzarsi per trovare pace e consolazione. “E’ una persona eccezionale. Era…”, la logica del tempo non può sfuggire all’illogicità del momento nelle parole di una donna che pensa alla figlia: “Cosa le dirò, cosa farò, adesso ho paura per lei”.

La bara di Alessandro è in fondo allo stanzone. Gli amici, sono tanti, si avvicinano. Si abbracciano. Uno di loro ha gli occhi lucidi. È provato, come gli altri. Eppure gli eventi gli hanno cucito addosso, suo malgrado, il ruolo di chi deve apparire più forte dell’angoscia. Un buffetto ad una ragazza. Una pacca sulle spalle ad un amico e quel “dai, dai dai…” per spronare una reazione.

Ai Rotoli non ci sono i parenti di Alessandro. I genitori sono a casa, con la figlia sedicenne. La mamma sa. Il padre è all’oscuro di tutto. È anziano e malato. Il silenzio, al momento, serve per proteggere la sua fragilità. Lo stesso silenzio che regna nelle viuzze che da Porta Carini giungono fino a piazzetta Beati Paoli. È qui che Alessandro gestiva, assieme alla sorella Roberta, la farmacia di famiglia. “Chiuso per lutto” c’è scritto su un biglietto appeso alla saracinesca. Quella saracinesca che Alessandro Salem alzava ogni giorno dopo avere preso un caffè al bar di fronte. “L’ha fatto anche ieri – dice Rosario Ferdico, titolare del locale – e non riesco a credere ancora che non ci sia più. Non ho parole per descrivere il dolore che provo. Il nostro quartiere è una piccola realtà in cui ci conosciamo tutti e Alessandro era un fratello più che un amico. Ci aiutavamo a vicenda: quando i fornitori portavano la merce per la sua farmacia e la trovavano chiusa la lasciavano da noi, e lui era sempre disponibile per ogni esigenza”. “E’ proprio vero – aggiunge Laura Schillaci, titolare della vicina parruccheria – era un ragazzo d’oro. Io l’ho visto nascere, conosco anche i suoi genitori. E’ una famiglia splendida”.

Le lacrime segnano il viso della signora ad ogni parola pronunciata: “Stamattina Roberta è venuta ad aprire il negozio alle 9. Nessuno sapeva niente, nemmeno lei. All’improvviso li abbiamo visti chiudere. Non capivamo cosa fosse successo. Abbiamo bussato: Roberta stava piangendo, era distrutta, seduta in un angolo. Per fortuna c’erano anche gli impiegati. Sono venuti a prenderla ed è andata coi genitori ai Rotoli”.

Una persona gioiosa, allegra e dal cuore d’oro. “Al massimo beveva un Crodino o un Bitter rosso per aperitivo – dice Roberto Marrone che gestisce il chiosco – . Si sedeva qui su una panchina nel tardo pomeriggio e ne sorseggiava uno facendo quattro chiacchiere”.

Hanno tutti parole di grande affetto per quel “ragazzone che sapeva sorridere” che amava le motociclette: “Aveva un Bmw che utilizzava soprattutto in estate – racconta – ma da qualche mese si spostava una Seicento Fiat che gli era stata prestata. I motivi di uno schianto così violento non riesco a spiegarmeli – conclude – ed è davvero difficile riuscire a capire cosa possa essere accaduto. Spero che la verità su cosa abbia provocato la tragedia non sia morta con lui”.

Di certo è morto lui. La bara di Alessando Salem è in attesa di tumulazione. Chiusa nel deposito del cimitero dei Rotoli. Chiusa come la parentesi, terrena e troppo breve, di una vita.


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