06 Maggio 2019, 18:38
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PALERMO – Micciché guarda al Pd. Ma una parte del Pd si volta dall’altra parte. Qualcosa però bolle in pentola, già da un po’. E le uscite, sempre più frequenti, iniziano a disegnare un quadro unitario. Il presidente dell’Ars ha già trovato il terreno sul quale dovrà sorgere una specie di “casa dei moderati”. “Bisogna dialogare con i moderati del Pd” ha detto anche pochi giorni fa all’Ars. Nelle stesse ore, il deputato regionale Luca Sammartino rilanciava, con gli opportuni distinguo, l’idea di Micciché: “Se deve nascere qualcosa di nuovo non deve nascere dalla somma di simboli. Qualcosa nasce e diventa solida se riaccende la fiamma nella gente, se c’è la voglia di trovare idee comuni e una nuova casa comune”. Una “opinione” quella di Sammartino che spera “si apra un dibattito” nel Pd.
E nel Pd, il dibattito è in corso, già da un po’, in effetti. A cominciare dal gruppo parlamentare, dove sono maggioritari al momento i “no” all’idea del leader siciliano di Forza Italia, ma qualche “crepa” c’è. “Il nuovo segretario nazionale Zingaretti – dice ad esempio la deputata Luisa Lantieri – porterà il partito sempre più a sinistra. Io spero nasca una casa dei moderati che si opponga ai partiti che formano questo governo. Un progetto politico senza simboli, né del Pd né di centrodestra”. Eccola, quindi, sullo sfondo la “casa” di cui si parla. Anzi, nel caso di Lantieri, ex candidata con Totò Cuffaro, sarebbe persino una specie di “ritorno a casa”.
“Chi dovrà farne parte? Penso – prosegue Lantieri – tutti quelli che non provengono da sinistra…”. Ma non tutti si dicono pronti a sposare questo progetto. “Una casa dei moderati esiste già: è il Pd” dice Michele Catanzaro: anche per lui un passato tra i moderati del Cantiere popolare, poi la svolta renziana: “Ma io sono un renziano, non un renzino. Ragiono con la mia testa, anche se ho un buon rapporto con Matteo Renzi”. E in realtà, in questa operazione, un ruolo centrale potrebbe essere giocato proprio dall’ex premier. Sono sempre vive le voci che parlano della nascita di una nuova formazione politica guidata dal politico fiorentino, appunto. “Finora mi sembra che Matteo abbia detto sempre di votare per il Pd e del resto non c’è alternativa al Pd, oggi. Io spero che il partito alle Europee faccia un ottimo risultato. Non è però certamente la ‘casa dei moderati’ la pillola che può far risalire il Pd nei consensi”.
E così, se, in qualche modo a sorpresa, il moderato Catanzaro “chiude”, l’ex sindaco di Forza Italia Nello Dipasquale “socchiude”: “Se sono nel Pd – dice – è perché lo ritengo diverso da Forza Italia, Lega e Movimento cinque stelle e perché ne ho sposato i valori e i principi di cui sono sempre più convinto. La questione quindi non è fare qualcosa di diverso dal Pd. Altro tema però – precisa – è quello delle alleanze, che è fondamentale: le elezioni regionali o politiche si vincono con una coalizione che ottiene un voto in più rispetto alle altre. Per questo ritengo – prosegue Dipasquale – che l’alleanza naturale per il centrosinistra sia quella con i moderati. Non certo quella con i partiti che oggi stanno governando il Paese. Poi si figuri – conclude – se l’idea di una casa dei moderati può sconvolgere un democristiano come me”.
Molto più netta invece è la posizione di un altro pezzo del Pd: è la “porzione” Dem che chiude a qualsiasi ipotesi di “partito unico” con Micciché: “Non si capisce nemmeno – dice il capogruppo all’Ars Giuseppe Lupo – di cosa parli Micciché. Il Pd è alternativo sia a Forza Italia che ai partiti del governo gialloverde. Del resto, Forza Italia e Lega non sono poi così lontani: basti pensare alla flat tax che fu lanciata da Berlusconi”. Insomma, secondo Lupo il Pd non dovrebbe “stringere alcuna alleanza con Forza Italia. A maggior ragione oggi, che c’è una campagna elettorale col voto proporzionale: così si rischia anche di confondere i nostri elettori ai quali dobbiamo ribadire che siamo alternativi a quel mondo”. Anche l’altro AreaDem, il catanese Anthony Barbagallo guarda più a sinistra che al centro: “Sono impegnato nel Pd per costruire un’azione politica che abbia a cuore gli ultimi, i più deboli, i salari, il costo del lavoro, il tema dell’ambiente. Già, l’ambiente.. troppo spesso – aggiunge il deputato – dimentichiamo che non siamo proprietari della aria, della terra e dell’acqua ma siamo custodi e come tale dobbiamo comportarci. Ed ancora, i temi della scuola e il diritto all’istruzione, e i servizi pubblici essenziali come acqua e rifiuti. Auspico – ecco l’idea – che si animi sempre di più uno spazio di confronto a sinistra che veda protagonisti le giovani generazioni e nuove idee in grado di definire un comune denominatore riformista”.
Ma intanto, qualcosa si muove e le uscite di Micciché non sono certamente casuali, né estemporanee. “Sì, qualcosa c’è” dice Antonello Cracolici che tra i deputati del Pd oggi è tra quelli che vantano una più lunga storia “di sinistra”: “Il collante è Totò Cardinale che sta interpretando il ruolo di traghettatore verso questa ipotetica casa moderata. Ma è un’operazione a cui non credo. Mi sembra una boutade, un progetto da ‘ceto politico’. Capisco le ragioni di Micciché – prosegue Cracolici – sta facendo il suo lavoro e lo sta facendo con intelligenza. Ma proprio lui non mi sembra abbia le caratteristiche per costruire un contenitore neo-moderato e neo-centrista. Una cosa è certa: l’ipotesi di fare un partito insieme non sta né in cielo, né in terra. Parlo per me, almeno. Per altri…”. Come detto, infatti, la tentazione si fa strada anche nel Pd o in generale nel mondo del centrosinistra: “C’è gente che considera la politica come un ascensore. Qualcuno forse si chiede cosa fare da grande. Io la casa ce l’ho già, non ho bisogno di quella dei moderati: se qualche inquilino non ci sta bene, può sempre andare via”. A mancare, però, finora è una posizione netta del segretario regionale del Pd Davide Faraone: “Non importa: qualunque cosa lui dica – attacca Cracolici – parla solo per se stesso. I problemi, tra l’altro, ce li ha tra i suoi sostenitori: da Picciolo a Cardinale. Il mondo di Faraone e Renzi è in una crisi drammatica. È normale quindi – conclude – che Faraone stia zitto: altrimenti dovrebbe parlare di corda in casa dell’impiccato”.
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