L'incompatibilità di La Rocca in un decreto Musumeci del 2018

Sanità, l’incompatibilità di La Rocca in un decreto di Musumeci del 2018

La replica in una nota
PALAZZO D'ORLEANS
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4 min di lettura

PALERMO – Fu messo nero su bianco in un decreto del 2018 della Presidenza della Regione, firmato dall’allora governatore Nello Musumeci e dall’ex assessore alla Sanità Ruggero Razza, il conflitto di interessi che interessava l’ingegnere Mario La Rocca, all’epoca dirigente del dipartimento della pianificazione strategica dell’assessorato alla Sanità, è quanto scrive l’Ansa.

“Accertata la sussistenza di conflitto di interessi” occorre procedere alla sostituzione dell’ingegnere La Rocca con la dottoressa Maria Letizia Diliberti, si legge nel documento “per l’adozione degli atti relativi ai procedimenti per cui sussiste il conflitto stesso”.

Il caso La Rocca è tornato d’attualità dopo la decisione del governo Schifani di nominare Salvatore Iacolino a capo del dipartimento più importante dell’assessorato. Una scelta che non è piaciuta a Fratelli d’Italia. Tre dei quattro assessori del partito della Meloni infatti non hanno partecipato alla giunta convocata dal governatore con all’ordine del giorno una serie di delibere, tra cui le nomine alla sanità.

FdI, che ha poi ribadito il proprio no in un documento, aveva manifestato la sua contrarietà alla riconferma di Salvatore Iacolino facendo il nome proprio di Mario La Rocca, attuale direttore del dipartimento ai Beni culturali.

La situazione di conflitto, determinata dal fatto che alcuni congiunti di La Rocca avrebbero attività proprio nel campo sanitario, era stata, poi, nel 2022 alla base di un altro provvedimento, questa volta firmato da Razza, che stabiliva la sostituzione del dirigente nella firma dei provvedimenti sui budget di oltre 100 milioni per i laboratori di analisi. Allora La Rocca fu sostituito dal dirigente Fulvio Bellomo.

Sulla vicenda, che ha provocato forti fibrillazioni in Giunta, è intervenuto nei giorni scorsi lo stesso La Rocca che ha precisato che si tratta di circostanze note da anni che – ha detto – “non mi hanno impedito di svolgere con onore ed apprezzamento dei più sia l’incarico di direttore generale del Policlinico di Palermo sia di dirigente generale del Dps”.

“In tale veste per le medesime circostanze oggetto di addebito sono stato sottoposto ad indagini della autorità giudiziaria che ha ritenuto, – ha spiegato – che non sussisteva un conflitto di interessi potenzialmente rilevante in quanto la giurisprudenza della Cassazione sostiene che l’obbligo di astensione non sussiste in caso di adozione di provvedimenti di carattere generale che sono proprio quelli di competenza del dirigente generale del Dipartimento di pianificazione strategica”.

“Spiace constatare che il deficit istruttorio privo di un dovuto contraddittorio abbia indotto alla adozione di un deliberato privo delle necessarie motivazioni e dall’altro – aveva concluso – mi abbia esposto ad un pubblico discredito che una onorata carriera ultra trentennale sicuramente non meritava”.

La nota di Mario La Rocca

Mario La Rocca ha diffuso una nota nella quale ha spiegato i fatti verificatisi nel 2018, quando fu anche audito dalla commissione antimafia.

Noto, con dispiacere, che continua un tentativo pervicace di delegittimazione della mia figura iniziato, ancora prima dello inizio delle attività della commissione di valutazione delle istanze, attraverso un esposto farlocco del nursind diretto proprio alla commissione e commissionato attraverso una trasferta nel trapanese di un portatore di questo specifico interesse. Si continua oggi con questa lettura fuorviante degli avvenimenti che merita le precisazioni che seguono”.

“La normativa anticorruzione prevede che, laddove sussistano situazioni di potenziale conflitto di interesse, il dirigente lo faccia presente alla amministrazione per essere eventualmente sostituito nella trattazione della pratica. Nel 2018 mio fratello assunse le funzioni di legale rappresentante di una struttura convenzionata ed io lo feci presente attraverso le modalità previste dalla normativa chiedendo di essere sostituito. Della vicenda si occupò anche la commissione regionale antimafia presieduta dall’onorevole Fava, dal quale fui audito senza che alcun addebito particolare fosse avanzato nei miei confronti. Fu un eccesso di zelo come chiarirà qualche anno più tardi il pubblico ministero nella conclusione della richiesta di archiviazione nei miei confronti, laddove sostiene che non si configura in capo al La Rocca un conflitto di interessi, tuttavia siccome la moglie di Cesare non solo deve essere Casta ma tale deve anche apparire, ritenni opportuno richiedere di essere sollevato dalla incombenza di occuparmi dei convenzionati esterni, cosa che il Presidente Musumeci fece con l’emissione di quel decreto che rappresenta un normalissimo strumento tecnico previsto dalla normativa vigente e che, oggi, viene strumentalizzato da soggetti che si allineano perfettamente alle posizioni di quelle associazioni sindacali, che non volendo restituire ai siciliani le prestazioni il cui pagamento era stato loro anticipato dalla regione durante il Covid, avanzarono una calunniosa denuncia nei miei confronti all Ag, salvo poi essere smentite dalle conclusioni della procura che citando una consolidata giurisprudenza penale della cassazione certificò che non c’era alcun conflitto di interessi in capo allo scrivente. A questo punto non escludo la necessità di tutte le consentite azioni giudiziarie a tutela della mia onorabilità. Ps i siciliani stanno ancora aspettando la restituzione della indennità di funzione”.


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