Incontri, “Un caffè con…”| Antonio Calabrò alla Feltrinelli

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01 Marzo 2011, 19:09

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Il giornalista Antonio Calabrò sarà ospite di “Un caffè con…”, l’incontro in programma sabato prossimo alle 17,30 alla libreria Feltrinelli di via Cavour a Palermo. Un’occasione che offrirà al pubblico la possibilità di conversare con uno dei maggiori osservatori dell’economia italiana, ad un anno dalla pubblicazione della sua ultima opera letteraria “Cuore di cactus”.

CUORE DI CACTUS
Un «Diario in pubblico»,
l’autore lo definisce. Sicuramente, la storia di un italiano: un tentativo di fare i conti con il proprio tempo, con l’impegno professionale e culturale, con il ruolo «di uno che se ne va». E Tra ricordi privati e grandi fatti di attualità, scorre il ritratto di un paese in cambiamento.

«Ma allora, si emigra davvero per sempre? Probabilmente, non si emigra mai. Se non altro, non si emigra da se stessi. O forse è proprio sbagliato il termine, emigrare». Non è del tutto esatto che il giornalista affermato che ha scritto questo libro, era soltanto emigrato da Palermo; la sua emigrazione era stata anche la ricerca imperiosa di un altrove, di una diversa misura di mestiere e di vita. Non più giovanissimo, dopo un quindicennio di impegno di punta nel glorioso giornale «L’Ora» negli anni del più intenso lavoro antimafia, l’addio di Antonio Calabrò era maturato nell’agosto del 1985 il giorno dell’uccisione dell’amico commissario Ninni Cassarà, per non dover essere testimone, ancora una volta, dei vuoti rituali in cui la città espugnata inghiottiva il messaggio dei suoi migliori servitori del pubblico interesse. Perciò il ritorno, in queste pagine, con la mente e con il ricordo, non è la nostalgica memoria dei momenti magici nella città com’era, ma è l’analisi documentata, severa, appassionata, delle ragioni che lo avevano spinto alla emigrazione-esilio; ragioni private in cui si riverbera, riflessa nelle tappe di una biografia civile, la grande disgregazione di una metropoli meridionale, il suo destino storico.

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Un’analisi sorretta anche dal confronto e dal contrasto con il giornalismo e le strutture produttive trovate nella grande città del Nord in cui l’autore lavora da allora: una distanza professionale ed esistenziale che gli ha offerto l’opportunità di ripensare a «quella» Sicilia e riflettere sia sulle sue difficili possibilità di sviluppo, sia, perché no?, sulle sue positività. «Diario in pubblico», l’autore lo definisce. Sicuramente, la storia di un italiano: un tentativo di fare i conti con il proprio tempo, con l’impegno professionale e culturale, con il ruolo «di uno che se ne va». Un racconto che può valere, per la riflessione di chi parte e di chi resta, più di un’inchiesta sociologica.

Antonio Calabrò (Patti, 1950) vive a Milano. È direttore degli Affari istituzionali e culturali della Pirelli e della Fondazione Pirelli. È membro del comitato di Presidenza di Assolombarda. Insegna all’università Bocconi e alla Cattolica di Milano. È stato direttore editoriale de «Il Sole-24 Ore» e ha diretto l’agenzia di stampa Apcom e il settimanale «Lettera Finanziaria». Ha lavorato a «La Repubblica», «Il Mondo» e «L’Ora». Ha scritto Da via Stalingrado a piazza Affari (1988), La morte ha fatto cento (1996), Dissensi (2002), Agnelli, una storia italiana (2004), Intervista ai capitalisti (2005) e Orgoglio industriale (2009). Per Sellerio ha curato la raccolta di saggi L’alba della Sicilia (1996).

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01 Marzo 2011, 19:09

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