30 Maggio 2017, 19:01
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PALERMO – Lo sbarramento ammazzacespugli scava una crepa profonda tra il Pd di Matteo Renzi e Angelino Alfano. La legge elettorale su cui sembra possibile che i democratici, Forza Italia e i 5 Stelle trovino una convergenza, rischia di tagliare fuori dal Parlamento gli scissionisti, tanto quelli a sinistra del Pd, quanto gli ex forzisti transitati con Alfano in Ncd, che oggi si chiama Alternativa popolare e fa squadra, almeno in teoria, con i casiniani. L’ira di Alfano è stata raccontata oggi dai quotidiani nazionali. “In questo momento così delicato non si vota per la legge elettorale, ma si vota lo scioglimento delle Camere – ha detto il ministro degli Esteri – e io non capisco l’impazienza del Pd di portare l’Italia al voto tre o quattro mesi prima in piena legge di stabilità. Rivolgo un appello al Pd prima della loro Direzione: pensino all’Italia e al danno che questa impazienza di rientrare a Palazzo può fare all’economia”.
Ap e Centristi per l’Italia hanno scommesso tutte le loro fiches su Matteo Renzi e ora rischiano di perdere tutto. Anche se Angelino ostenta fiducia e dice che si faranno alleanze con altri (chi?) che permetteranno di superare lo sbarramento.
La spaccatura romana potrebbe avere ripercussioni anche in Sicilia. Dove gli alfaniani e i Centristi di Gianpiero D’Alia sono alleati del Pd alla Regione e teoricamente dovrebbero essere alleati dei dem alle prossime elezioni. Ma di accordi ancora non ce ne sono e oggi il capogruppo dei Centristi all’Ars, Marco Forzese, lo ha ricordato oggi: “La volontà di tenere le primarie nel Pd è solo un auspicio di quel partito. Per quel che riguarda noi, le primarie possono essere lo strumento per i moderati utile ad indicare il nostro candidato alla Presidenza della Regione. Senza la creazione di coalizione in grado di affrontare le prossime elezioni regionali sulla base di un programma condiviso, non serve parlare di primarie poiché si tratterebbe di un esercizio fine a se stesso. Noi Centristi per la Sicilia più utile formare prima il quadro degli alleati piuttosto che parlare di candidati a Presidente della Sicilia”.
Improbabile che i Centristi ex Udc guardino a destra, dove si trovano anche gli arcinemici cuffariani. Per loro la soluzione potrebbe essere quella di un ingresso nelle liste del Pd, un’operazione in fondo non molto diversa da quella che si sperimenta in questi giorni a Palermo con la lista comune tra dem e centristi. E gli alfaniani? Il rischio di una diaspora c’è e l’apprensione è palpabile. Complicato capire cosa accadrà in Sicilia. Anche qui c’è uno sbarramento del cinque per cento da superare. E la tentazione di entrare in liste più grandi si farà sentire, anche se le dichiarazioni ufficiali di Alfano al momento parlano di una corsa a sostegno di un candidato centrista. In fondo qualcosa di simile si è già visto a Palermo, con gli alfaniani che si sono divisi, dopo lo strappo di Francesco Cascio che sostiene Ferrandelli. Al momento si attende il voto di Palermo e si spera che lo sbarramento del 5 per cento non trovi i numeri in Parlamento.
Intanto, a sinistra del Pd dopo Sinistra Italiana anche Mdp ha detto il suo sì a una candidatura di Piero Grasso come soluzione che farebbe saltare i gazebo. Se davvero il presidente del Senato dovesse essere il nome scelto da Renzi, a quel punto resterebbe solo Davide Faraone a chiedere le primarie.
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30 Maggio 2017, 19:01