20 Marzo 2009, 10:42
2 min di lettura
Sarebbero 10 mila i lavoratori metalmeccanici che, in Sicilia, pagano le conseguenze della crisi. Un dato per tutti: la crescita della cassa integrazione, nel raffronto tra febbraio 2008 e febbraio 2009, di ben il 581%. A fare il bilancio della situazione è la Fiom Cgil siciliana che ha presentato oggi a Termini Imerese i risultati di un’indagine nelle aziende in cui è presente.
Secondo la mappa della Fiom sono 6.000 i metalmeccanici in cassintegrazione ordinaria, 600 quelli in cassa integrazione straordinaria. E ancora, 60 in cassa inderoga, 200 con contratti di solidarietà, 500 i licenziati in mobilità, 300 gli addetti in mobilità lunga, 200 in mobilità in deroga. “A questi – ha detto Giovanna Marano, segretaria generale della Fiom Cgil siciliana, presentando i dati – si aggiungono tutte le situazioni non rilevate nelle aziende di servizio con meno di 15 dipendenti che fanno anche largo ricorso al lavoro precario e nero”.
La città più colpita dalla crisi è Catania, dove la Stm ha annunciato la cassa integrazione per 2.200 persone per 13 settimane, e la Sat (supporti per componentistica) sta liquidando l’attività. Ci sono poi i lavoratori della Fiat di Termini Imerese, 3 mila che da settembre lavorano in media due settimane al mese, e l’indotto del petrolchimico di Siracusa che risente della crisi anche in termini di minore sicurezza sul lavoro come dimostrano i ripetuti incidenti verificatisi.
“Una situazione difficile – ha commentato Giovanna Marano – che si traduce in una crescita del disagio sociale nei territori interessati. A fronte della latitanza della regione e dell’insufficienza di misure e della scarsa attenzione al mezzogiorno del governo centrale non ci resta che intensificare l’iniziativa di lotta”.
C’è un disagio insomma della categoria in Sicilia che “si sta esprimendo – ha detto Marano – nelle assemblee, e nel voto certificato contro l’accordo separato, che stiamo facendo a tappeto in preparazione della grande manifestazione nazionale della Cgil in programma il 4 aprile, appuntamento al quale andremo in massa”.
La Fiom non nasconde l’intenzione di nuove proteste regionali dopo quella data. “Dalla Regione – ha sostenuto Marano – abbiamo finora solo ritardi nell’intervento sui grandi gruppi e silenzio riguardo alle necessarie misure di sostegno al reddito”.
Nell’iniziativa verso la Regione la segretaria della Fiom esprime l’auspicio “della tenuta dei rapporti unitari”. Al governo nazionale il sindacato regionale dei metalmeccanici chiede il blocco dei licenziamenti, l’estensione degli ammortizzatori sociali e lo sblocco dei fondi destinati al Mezzogiorno.
Pubblicato il
20 Marzo 2009, 10:42